di Giovanni Graziano Manca
Mi chiedono spesso quali siano i motivi del mio speciale interesse verso la musica degli anni Settanta e i suoi protagonisti. Il motivo vero non risiede, come si potrebbe forse immaginare, in un atteggiamento di mero sentimentalismo nostalgico ma piuttosto nella constatazione del fatto che in quegli anni di grande entusiasmo, di idealismo esuberante, di vivace creatività artistica, di fermenti politico culturali straordinari oggi quasi del tutto sopiti e di generoso impegno da parte di movimenti studenteschi e sociali, il mondo delle sette note aveva per protagonisti molti straordinari e irripetibili personaggi. Uno di questi era certamente Demetrio Stratos. Definire Stratos un cantante rock tout court oppure semplicemente un musicista è del tutto riduttivo se non colpevolmente superficiale. Stratos, un ex studente di Architettura presso il Politecnico di Milano nato nel 1945 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia di origine greca, matura fin da giovanissimo le sue prime esperienze nel campo della musica pop. In Italia inizia a farsi conoscere verso la fine degli anni Sessanta come cantante e tastierista dei Ribelli. Nei primissimi anni Settanta, con un gruppo di eccellenti musicisti che ancora oggi, tranne Giulio Capiozzo, batterista scomparso prematuramente, perseguono interessanti progetti musicali nel campo del Jazz, del Rock e della sperimentazione musicale, fonda il gruppo rock jazz progressivo (definizione di comodo che non rende giustizia alla poliedricità delle tendenze musicali abbracciate da questo straordinario ensemble) degli Area. Negli Area Demetrio trova compagni di viaggio che si riveleranno musicisti eccellenti: Patrizio Fariselli alle tastiere, Patrick Djivas (che presto, passato alla PFM, avrebbe lasciato il posto nel gruppo ad Ares Tavolazzi) al basso, il già citato Capiozzo, Paolo Tofani alla chitarra e Victor Busnello, presente, quest’ultimo, solo nella prima formazione del gruppo, ai fiati. Gli Area non sono solo uno dei gruppi progressive più originali e musicalmente dotati dell’intero panorama nostrano, ma costituiscono un sodalizio che si fa portatore in musica di un messaggio politico volto a un ‘impegno militante’ orientato piuttosto decisamente a sinistra. Il gruppo sviluppa un discorso musicale che oltre al Rock include il Jazz elettrico, la musica etnica, l’elettronica e la sperimentazione. Una musica ‘difficile’ anche nei contenuti lirici e non troppo incline a farsi influenzare musicalmente dalle tendenze più recenti in quel periodo assolutamente dominanti (vedi, ad esempio, il progressive rock di derivazione anglosassone) ma assolutamente aperta alla sperimentazione musicale nelle più svariate direzioni. Demetrio non si limitò a mettere a disposizione degli Area la straordinaria ricchezza di toni e suoni che caratterizzava lo ‘strumento vocale’ di cui era dotato. Egli, profondamente influenzato dalla musica mediterranea e mediorientale che ascolta fin da bambino e ama in tutte le sue forme ed espressioni, contribuì certamente in modo determinante alla creazione del sound dello storico gruppo. Con gli Area Stratos incise pochi dischi, ma tutti di livello artistico molto elevato. Difficile obliare capolavori come ‘Arbeit macht frei’,
‘Caution Radiation Area’, ‘Crac’ e ‘Maledetti’, tutti pubblicati dalla mitica etichetta milanese CRAMPS, che aveva in catalogo il fior fiore dell’avanguardia pop italiana. Brani storici come ‘Luglio, Agosto, settembre nero’, ‘Cometa rossa’, ‘La mela di Odessa’, ‘Gioia e rivoluzione’ e ‘Gerontocrazia’, dominati dalla potente voce di Stratos, diventarono, può suonare strano, forse, se lo si afferma in tempi come quelli in cui viviamo dove qualsiasi ideologia sembra essere diventata blanda quando non irrimediabilmente priva di significato, la colonna sonora delle varie feste del proletariato giovanile, di Lotta Continua e, più in generale, di quegli anni turbolenti ma per altro verso anche densi di emozioni e impegno politico sincero, anche se non sempre pacifico. Parallelamente alla sua attività con gli Area, Demetrio Stratos incise alcuni lavori solistici (tra gli altri ‘Metrodora’ e ‘Cantare la voce’) che vanno ascritti alla sua più generale attività di ricercatore in campo etnomusicologico. Nella sua veste di ricercatore, collaborando tra l’altro con il CNR, il cantante di origine greca si occupò delle modalità di utilizzo della voce e del canto da parte delle popolazioni asiatiche, in particolare di quelle del vicino oriente. Demetrio Stratos muore nel 1979 in un ospedale di New York. A provocarne il decesso ad appena trentaquattro anni una forma grave di leucemia. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto che a oltre trent’anni di distanza nessuno nel campo specifico della ricerca musicale vocale e degli studi da lui coltivati, è ancora riuscito a colmare.
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L’ha ribloggato su natalia castaldi [esilio e desnacimiento].