SPAZI METRICI / “Temporali” di Cristiano Poletti

Se la poesia è immedesimazione, ma passante dal distacco del lettore, che entra dalla porta aperta dalla parola, è anche vero che sentire immaginandosi il sentire del poeta è cosa rara. Cristiano Poletti, con il suo “Temporali” (Marcos y Marcos), sembra aprirci questo varco di interpretazione e lettura, in alcuni suoi tratti “vocali”. Il poeta ci invita ad entrare davvero in una casa, dove termine e significato aderiscono. Un luogo familiare, una casa, dove

«una volta entrato, ho trovato / una perdita. Ora / cerco il suo luogo nascosto».

Le parole tra noi leggere cadono”, scriveva Montale. E così si poggiano i versi di Poletti, leggeri, a dispetto di temporali pure “narrati”

«Venne su ogni figura un temporale,

così, improvvisamente,

mentre tutto era in polvere».

Si potrebbe ardire nel sostenere che si scorge nei “Viaggi” (seconda sezione della raccolta) di Poletti una poetica che, in alcuni suoi tratti, abbandona il monologo del poeta tra se stesso e ciò che muove il suo verso, per dare spazio alla forma del dialogo con ciò che è altro da sé, altro dalla sua profonda materia e musa poetica. Ed è la parola l’architrave di questa architettura poetica («nella cosa degli occhi una parola ti tiene»), composto solido, che inizia la «sua frase / imparata e scordata / quante volte, / e mai dimenticata».

È un lavoro di precisione quello operato dal poeta con questo testo, che non lascia nulla al caso, abbandona la tentazione didascalica per procedere a passo di aderenza. Capace anche di cambiare il tratto, il volto di questa umanità poetica, per diventare – nel divenire dei testi – un tu a tu, un sé verso l’estensione del sé, dove affermare («è amore, che di un amore ripete / la parola respingimento») e interrogare («Dimmi, / sei mai entrato in questo corridoio / di uomini e cose / attese e scomparse?») non è contrapposizione.

La voce di Poletti nel suo “Temporali” è ordinata, verrebbe da dire, ma non attribuendo al termine un certo metodismo che non sempre si rivela di successo. È posizionata, un equilibrio di intenzioni e aspettative reciproche.

(Felicia Buonomo)

 

Cristiano Poletti

Semplice

Tu sarai all’ombra di un suicidio
e io forse avrò amato, alla fine.

Terra, sventura.
Spiraglio.

Risaliremo il destino
tra la tomba degli angeli
e quella degli uomini.

Sono uguali inchiostri i nostri
debiti d’amore.

Da “Temporali”Marcos y Marcos

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