Lucca Comics, incontro con Robert Kirkman

Di Giancarlo Lupo

Uno degli appuntamenti più importanti della  51ma edizione di Lucca Comics & Games è l’incontro con Robert Kirkman, che ha risposto alle domande della stampa al Press Café lo scorso 2 novembre. Robert Kirkman è il creatore della saga a fumetti “The Walking Dead”  da cui è tratta la popolare serie televisiva Fox, divenuta ormai un autentico fenomeno di costume.

Kirkman, quest’anno è morto George Romero, a detta di molti il vero ispiratore di TWD. Che differenze ci sono tra i suoi fumetti e i film di Romero?
“Alcuni critici dicono che nella serie mia e di Charlie (ndr: Adlard, il disegnatore di TWD), a differenza dei film di Romero, c’è speranza, o almeno la sensazione che ci sia speranza. In realtà i film di Romero danno l’idea apocalittica anche per la breve durata, nell’arco di due ore si deve chiudere la storia. Con una serie a fumetti (ndr: giunta al numero 173) e una serie tv posso lasciare la speranza di continuare all’infinito. In realtà, potrei argomentare che c’è speranza anche in George Romero, basti pensare alla seconda trilogia; c’è una sorta di evoluzione degli zombi, che non sono più i morti viventi mossi solo dalla brama di mangiare il cervello degli esseri umani, ma morti che cominciano addirittura a pensare. C’è quasi l’idea che a un certo punto si possa arrivare a una convivenza tra zombi e viventi. Peccato che la morte del maestro abbia interrotto tutto.”
Quali sono a suo parere le ragioni del successo di “The Walking Dead”?
“Ce ne sono tante. Una è l’indagine sui rapporti familiari. Per me è interessante esplorare questo universo perché gli autori dei fumetti spesso evitano questo tema. Io scrivo di ciò che conosco, quindi, avendo moglie e due figli, scrivo delle cose terribili che avvengono nella mia famiglia (ride, ndr.). Mi spiego: le famiglie ci complicano la vita in maniera interessante; la stessa cosa avviene nelle storie. Se per esempio sto correndo per prendere l’autobus e lo perdo potrebbe essere una storia noiosa; se ci sono con me i miei due figli di sicuro no. Nasce l’urgenza di prendere l’autobus, si alza la posta, diventa una questione di vita o di morte.”
Nelle sue storie c’è sempre un momento di rottura, un momento in cui il protagonista deve attraversare la linea che separa il bene dal male…
“Questo è un momento che tutti hanno, ma è il momento che definisce un eroe. Un personaggio eroico è qualcuno disposto a uscire dalle “comodità”, dalla “comfort zone”, per fare la cosa giusta. La cosa più importante è il sacrificio. Sacrificarsi rende eroico ogni gesto.”
Gli eventi della cronaca, della vita reale, entrano nelle sue storie?
“Cercate sempre di farmi parlare di Trump (ride e indugia nell’ironia, ndr.). In alcuni casi, quando la vita reale ti preoccupa, il miglior modo di affrontare la situazione è evitare di pensarci. In questi tempi bisognerebbe trovare fughe dalla realtà. Quando la situazione reale presenta pochi elementi di speranza, deve essere la fantasia a dare speranza; quindi da adesso in poi aspettatevi musica e danza in TWD…”.
L’Image Comics pubblicherà Oblivion Song, testata  disegnata dall’italiano Lorenzo De Felici e colorata da Annalisa Leoni. Quanta “italianità” c’è in questo progetto?
“Lorenzo e Annalisa forse hanno messo “italianità”, ma ancora non ci ho fatto caso… C’è sicuramente una particolare unicità e sensibilità nella visione di Lorenzo. Creare il mondo di Oblivion, un’altra dimensione con un ecosistema nuovo, verosimile dal punto di vista scientifico, non era facile. Credo che Lorenzo abbia creato qualcosa di unico.”
Ha dichiarato che vuol chiudere la serie di un altro suo personaggio, Invincible (ndr: dovrebbe chiudersi con il numero 144). Vorrebbe che qualcuno dopo di lei la riprendesse in mano e la continuasse?
“Mi sono da sempre immaginato vecchio, davanti a un camino, con in mano un nuovo numero di Invincible scritto da altri. Nella mia fantasia parlo sempre male del nuovo numero e dei nuovi autori, come i vecchi che non si adattano ai cambiamenti voluti dai giovani. In realtà, Invincible è una serie di super eroi che per loro natura dovrebbero essere eterni, sopravvivere ai loro creatori. Superman, Batman, Spiderman, i super eroi classici, sono personaggi del mito che muoiono e risorgono. Però mi sono accorto in corso d’opera che invece Invincible è diverso. Invincible cerca sempre di vedere le cose da un’altra prospettiva, va contro le idee dei super eroi classici e per questa ragione deve avere un inizio e una fine.”
Ha iniziato la sua carriera con Battle Pope (ndr: fumetto satirico e dissacrante su un Papa super eroe). C’è speranza di riprendere in mano il personaggio?
“In questi periodi di Trumpismo è molto difficile ridere, ancora più difficile è fare ridere. Certo, mi piace l’idea di avere iniziato con Battle Pope, così come mi piacerebbe l’idea di chiudere la mia carriera con lui.”

Giancarlo Lupo

 

Immagine tratta dal sito www.luccacomicsandgames.com

 

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