I tardi giorni di Novembre spargono una luce preinvernale sopra Münster, l’anno che s’avvia a conclusione raduna pensieri come figure che incrociano il mio passo lungo il Prinzipalmarkt. Zenone è il primo a farmisi incontro, l’alchimista figlio di città tutte guglie e finestroni gotici, il filosofo in fuga perpetua dalla violenza e dall’intolleranza. Le tre gabbie appese altissime alla torre campanaria di Sankt Lamberti ricordano i giorni esaltati e sanguinosi della resistenza anabattista, troppe volte l’odio ha dilagato su queste pianure dolci e intrise d’acqua.
O è l’ombra che mi si fa incontro e subito si dissolve Gian Maria Volontè, uno Zenone vagabondo tra le viscere tragiche del Novecento? E quell’altro film ricordo, un Giordano Bruno anche lui inquieto e incompreso, in perpetua fuga. L’eleganza architettonica della città, i tantissimi studenti universitari che si muovono volentieri in bicicletta, le belle librerie invitano a sostare qui, due, tre giorni, o anche mesi: nella Biblioteca dell’Università rintracciare manoscritti sfuggiti ai periodici incendi e ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, continuare a studiarli se lo studio sa essere argine alla desertificazione delle intelligenze, ai morsi predatori della finanza internazionale, alla violenza fisica e psicologica.
E indimenticabile resta infatti il lungo capitolo in cui, nell‘Opera al nero, Marguerite Yourcenar racconta i giorni della resistenza anabattista a Münster, città prima e dopo di quella vicenda cattolicissima. Amo questo libro più delle Memorie d’Adriano, le peregrinazioni e le battaglie intellettuali di Zenone sono le medesime di Giordano Bruno e di Giulio Cesare Vanini Taurisanese, mio conterraneo, e a cotanta distanza dal Mediterraneo ritrovo, nella sobria eleganza di Münster, il medesimo amore per il pensiero che, congiungendo il Sud e il Nord, s’incamminava (ancora s’incammina) lungo le distanze che uniscono Münster a Weimar, a Wittenberg, a Lipsia, a Dresda, fino a Praga e a Vienna e poi sempre andando, oltre e ancora oltre, perché pensare è andare e andando dialogare.
Passo davanti alla facciata gotica del Rathaus (il Municipio), cammino sotto i bei portici (le Arkaden) di Münster, un’antica legatoria testimonia l’amore di questa città per i libri e le scienze: in vetrina, appoggiata su di un tavolo di scuro legno, un’edizione stampata a mano e a mano rilegata di Andenken (Ricordo) di Hölderlin. Genio incomparabile, sei tu la rapidissima scintillazione di luce sul vetro? E forse, dopo aver composto versi tanto mirabili, non c’è spazio che per la follia, quieto ritrarsi in una torre in riva al fiume.
Nel Duomo l’Orologio Astronomico dà spettacolo e piccole folle di turisti ne seguono l’esibita bellezza, ma eccoli i sapienti artigiani, baluginano dal loro Cinquecento, mi sorridono felici di mostrarmi l’opus mirabile per il quale hanno accumulato lunghi e complessi calcoli, approntato centinaia di disegni, fabbricato migliaia d’ingranaggi: Dietrich Tzwyvel, stampatore di libri, matematico e astronomo e Johann da Aquisgrana, frate francescano e anche lui matematico, Nikolaus Windemacher, fabbro, e Ludger tom Ring, pittore. Solo apparentemente misura il tempo l’Orologio di Sankt Pauli – in realtà esso è riflesso (tutto umano ed esaltante) della geometria del cosmo e il muoversi delle figure, l’avvicendarsi dei suoni che scandiscono le ore canoniche, il ruotare delle lancette avviene in accordo con i moti geometrici della terra, ci suggerisce che quei medesimi moti sono nel nostro corpo e nella nostra mente (per questo riconosciamo la bellezza fuori e dentro di noi e ne restiamo commossi).
Il Münsterer Dom si articola, complesso edificio, accolto da una piazza vastissima e alberata. Fu terra di monasteri e abbazie la Vestfalia, scriptoria e horti conclusi varcavano i limiti temporali delle singole generazioni, saldavano una generazione alla successiva e Münster, pur lontana dal mare, fu tra le più vivaci città della Lega Anseatica: vi giungeva (vi giunge tuttora) la Salzstraße, la Via del sale, giustezza dell’arrivare nella città e giustezza del ripartirne, perché il sale prezioso che, oggi, dovremmo portare con noi lungo le strade che uniscono le città ha il nome di curiosità e di dialogo.
E le città, penso dovendomi congedare da Münster di Vestfalia, sarebbero il nostro spazio di bellezza se soltanto non ci costringessimo ad abitare questa sterminata Città di Dite globale di cemento e rumore.
Merci pour ce magnifique éloge de Münster et de son esprit. Éloge spirituel, léger, aérien ; et qui nous est tellement indispensable alors que le vacarme de la violence et de l’arrogance retentit presque partout. Magnifique éloge par le moyen même de cette prose musicale et cristalline.
YB