Per fare l’albero ci vuole il desiderio.

Cantami, o Diva, come andrà a finire. Dimmelo. E ti prometterò obbedienza. Voglio sapere il giorno, l’ora e la mano. Voglio imparare come si muore per mano di un uomo. E bere quell’ultimo incontro con la stessa avidità con cui mi sono deliziato di tutto ciò che ho ritenuto bello ed appetibile. Ho promesso. E non torno indietro. Il Capitano Nelson si fece legare all’albero maestro per affrontare l’ultima Tempesta. Alfieri si fece legare ad una sedia per evitare di star sempre alla finestra a controllare se passava una che gli piaceva per la strada. Io invece, per scuola bolognese, preferisco lo slego, ovvero nessun padrone, nessun padre, nessuna madre, tanto silenzio e pochissime e rare persone con cui parlare. Arrivato a questo punto, Vostro Onore, credo che andrò avanti. Perché voltarsi un secondo indietro. Pensare a quel fino ad allora felice e sereno e pieno, pieno di persone, sogni e parole che poi, pluff, è scomparso nel volo di una catapulta dove sull’altro piatto qualcuno decise di dare un volume, un prezzo e un fortissimo peso alle indecisioni del mio cuore. Bella lezione. Ma, per reiterare il vostro dispiacere, Vi comunico, che mi sento bene.

    Sebastiano Adernò

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