di Daniela Pericone
Caravaggio, Marta e Maddalena, 1597-1598 (Detroit, Detroit Institute of Arts)
Nell’opera a due soggetti Marta e Maddalena, eseguita da Caravaggio per Donna Olimpia Aldobrandini, è ritratta nelle vesti di Maddalena ancora la modella Fillide Melandroni. Vi è rappresentato l’episodio evangelico del monito di Marta e della conversione di Maddalena. Le donne, pur accomunate nelle tonalità brune, rosse e verdi degli abiti, esprimono due atteggiamenti ben distinti: la Maddalena dalle vesti preziose e curate appare pensosa e statica, mentre Marta, dimessa e scomposta, è colta nella concitazione del rimprovero.
Appare tuttavia quasi marginale la figura di Marta, avvolta per buona parte nell’ombra, se non che la luce è orientata sul movimento delle sue mani, preludio alla luminosità del volto di Maddalena, a simbolizzarne il mutamento interiore, il passaggio a una nuova condizione spirituale. Gli oggetti e i cosmetici sparsi sul piano prolungano il richiamo alla vanitas incarnato dal personaggio della Maddalena, allusione che culmina nella presenza sulla destra di uno specchio brunito e convesso (abitualmente usato dal pittore per i suoi lavori).
Sulla superficie oscura spicca l’immagine riflessa della finestra, ossia la fonte di luce che Caravaggio utilizza per dare rilievo e carattere alle figure. La mano candida di Maddalena, poggiata sullo specchio, sembra indicare nella scaturigine della luce il vero fulcro di senso della scena.