TAT – WE ARE BUT ONE a cura di Laura Liberale – 7) Modalità della devozione

TAT (WE ARE BUT ONE)

 

—–Messaggio originale—–
Da: Claudia Boscolo
A: Laura Liberale

Oggetto: Modalità della devozione

 

“Così lo spirito si sbarazza dei vecchi corpi per unirsi ad altri nuovi”, Bhagavad- gītā, canto secondo.

Così lo spirito si libera dall’aggravio di stratificazioni calcinose, di sedimenti di bile e sebo, di tessuti porosi cristallizzati in bocche di geyser senza più fiato. E tuttavia anche il corpo si sbarazza di se stesso, e lo fa in modo doloroso, spettacolare, e quanto più questa trasfigurazione è plateale, tanto più si è autorizzati a credere che essa sia lancinante. Siamo autorizzati a chiederci quale parte ha il dolore nella trasfigurazione del corpo, quando il corpo è l’origine del dolore?

Nileen Namita iniziò vent’anni fa, dopo aver “scoperto” di essere la reincarnazione di Nefertiti. A partire dal culto per la riproduzione del viso della regina egizia, Nileen, madre di tre figli, si incamminò in un percorso che sarebbe terminato solo dopo cinquantuno sedute chirurgiche, nel tentativo di ricreare il volto di Nefertiti plasmando il proprio. Dopo aver ricevuto una rivelazione sulla sua vita precedente, Nileen iniziò ad avere visioni di se stessa come Nefertiti, e per permettere alla parte di sé coinvolta nella reminiscenza della sua vita precedente di emergere, si impegnò senza tregua in questa trasfigurazione. Un percorso di lunga e dolorosa liberazione del corpo e dal corpo, di assunzione dell’identità precedente, che ha come risultato oggettivo un viso molto giovanile, somigliante in tutto e per tutto al busto della regina Nefertiti. Ora Nileen vaga per la sua città, cinquantenne, ha l’aspetto di una ragazza, si impegna nella sua dieta salutista, è lieta di farsi intervistare, si compiace del fatto che uomini molto più giovani di lei la scambiano per una coetanea.

Nel frattempo in Cina, la signora Chen, una sessantenne dall’aspetto molto più giovane dopo una serie di interventi estetici, è tornata improvvisamente all’ospedale di Hankou nell’Hubei, per chiedere ai dottori che ripristinassero il suo aspetto originale. La donna ha spiegato che il marito era contrario alla chirurgia plastica fin dall’inizio e si rifiutava di parlarle. Dopo l’ultima operazione non l’ha lasciata neppure ritornare a casa. Il marito era preoccupato che Chen si sarebbe innamorata di qualcun altro, qualcuno più giovane, visto che molti uomini della zona avevano iniziato a invitarla a ballare dopo le numerose operazioni. Per salvare il suo matrimonio, la signora Chen ha dovuto fare questa concessione al marito, e ritornare al proprio aspetto naturale, accettando di invecchiare.

Il signor Zhao Gang della città di Chongqing, a trentadue anni perse l’amatissima moglie in un incidente automobilistico. La famiglia lo costrinse a risposarsi nonostante egli non avesse ancora superato il lutto per la dolorosa perdita. Al rientro dall’ospedale, dove era rimasto ricoverato per sei mesi, riuscì solo a dire che avrebbe preferito morire con lei. Ma messo alle strette dall’insistente famiglia che non voleva vederlo solo, si risposò dopo tre anni, soltanto perché la nuova moglie assomigliava vagamente alla defunta. Dopo qualche tempo dalle nozze, iniziò a tormentare la nuova moglie perché si sottoponesse a interventi di chirurgia plastica per arrivare ad assomigliare maggiormente alla perduta. Il direttore del reparto di chirurgia plastica dell’ospedale popolare di Chongqing, il dottor Zhang Lianfeng, non permise però alla donna di sottoporsi alla chirurgia, ma le consigliò di iniziare piuttosto una serie di sedute psicologiche. Il medico ha dichiarato in un’intervista che la chirurgia plastica non è il modo migliore per risolvere le problematiche di una relazione, e comunque non è in grado di rendere due persone assolutamente identiche.

Se applicata all’opera d’arte, la riproducibilità ne ha garantito nel tempo una fruizione democratica; applicata al corpo essa esercita un annullamento di autenticità e con esso dell’individuo. Annullamento di sé per divenire altro da sé, nel tentativo di imitare ciò che più si avvicina alla propria idea di perfezione, oppure all’oggetto del desiderio. La donna cinese che si opera per assumere i connotati corporali della moglie defunta del marito forse desidera riportare in vita l’altra più di quanto lo desideri l’uomo. Forse desidera l’amore dell’uomo più di qualsiasi cosa al mondo, forse arriva a pensare di dovere meritare questo amore. E quindi percependo il rifiuto lei sa che esso sarà massimo quando la chirurgia non avrà potuto restituire il corpo svanito dell’altra donna, e che in quel momento, in quel preciso momento, anche lei dovrà svanire. Forse svanire è quello che lei desidera.

Quanto a Orridge, oggi non assomiglia né a Lady Jaye né al vecchio se stesso. È una creatura che si colloca a metà fra un trans e il freak. Non era la bellezza l’obiettivo del suo percorso. Il progetto di Genesis e Lady Jaye. Però la bellezza era implicita: nel voler assomigliare sempre più a Lady Jaye, “così fottutamente bella”, nella bellezza che persino un benpensante non potrebbe fare a meno di cogliere, di un love affair totale, che in sé non ha nulla di trasgressivo (“Abbiamo la vita intima di una qualsiasi coppia”) centrato sulla devozione. Questo: la devozione.

Claudia Boscolo

 

queennefertiti

 

In copertina: busto di Nefertiti − Neues Museum, Berlino.

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