Consonanze e dissonanze è la rubrica con cui Lorenzo Mari inaugura la sua collaborazione a Carteggi letterari. In questo piccolo spazio l’autore si occuperà di libri italiani, stranieri, e traduzioni. Noi siamo felici che lo faccia con l’acume e la pertinenza che ne contraddistinguono la scrittura.
Gianluca D’Andrea
In tema di esilio. Luigi Cannillo, Galleria del vento (La Vita Felice, 2014)
Nasce come esperienza dell’esilio la rielaborazione del lutto per la madre (o, barthesianamente, per la “parola madre”) nell’ultimo libro di Luigi Cannillo. L’itinerario intende poi svilupparsi nella forma di un viaggio epico: anticipa questa intenzione il primo testo, dove si risponde alla domanda dei primi tre versi del primo testo: “Chi scuote questa galleria del vento / dove oscillano fiori e fondamenta / e palpitanti ci animiamo?” con la figura di un capitano che “naviga il destino”.
Destino che, però, non è solo mortale e materiale, ma anche traguardo di un percorso apertamente, compiutamente metafisico: come scrive Sebastiano Aglieco nella prefazione, “l’esperienza del distacco dalle cose è la necessità della maturazione, del passaggio in un secondo tempo della vita quando una voce ci parla più sommessa, senza urlare e ci chiede uno sguardo più aperto, capace di abbracciare anche la morte, di darle una forma e un nome meno terribile”.
La tonalità, nel corso della lettura del libro, lascia l’afflato epico e acquisisce carattere gnomico, inserendo frequenti note sapienziali (“L’origine, lo spazio si dispongono / nelle valigie, così l’universo / viaggia con noi, stabilito / nei nostri gesti e nel sonno”) in un panorama che è altresì cupo e desolato, uno scenario dove infine scorgiamo anche noi stessi, minuti e quasi indistinti, “noi che torniamo indifesi”.
Il passaggio attraverso i dodici testi della sezione zodiacale del libro, “12 segni”, suggella questo viaggio, rendendone limpida la lingua, affatto impigliata nel pericolo tematico-didascalico della sezione, nonché capace di sostenere il passo tematico-ideologico che è proprio della scrittura.
Ed è in questa lingua in cui mi posso ritrovare anch’io, lettore che misura parole come, ad esempio, noi, o anche madre, lutto e esilio in modo molto diverso. Il salto generazionale – anche se parzialmente mascherato dalla tensione metafisica della scrittura di Cannillo e, su un altro livello della lettura, sminuito dalla tradizione critica che non sa o non vuole leggere discrepanze testuali e contestuali nel segno di un parametro gnoseologico peraltro in sé, certamente fragile, come il “criterio generazionale” – c’è tutto.
L’esito finale, di finale riconciliazione anche nella mia esperienza di lettura, è in una passeggiata berlinese, nel Banhof Zoo dove si legge una chiusa lapidaria: “Anche da qui si scrive / con il coraggio della separazione / Diversi sono il viaggio, e l’attesa / il passo sospeso sulla nuova soglia / ma l’esilio è seminato ovunque”.
Lorenzo Mari
*
Estranei al mondo, ma affiancati
con l’origine radice dentro il passo
La stessa sapienza cresciuta nei capelli
lo stesso pettine a scioglierli
Ora l’acqua si apre in un solco
tu osservi la goccia nelle fiale
mentre intorno tutto stringe assedio
Al bivio prosegue un abito vuoto,
ancora una danza nell’aria
mentre io assisto al taglio
regolo le luci, ingoiando il nome
*
Il temporale scioglie i dubbi, tuono
che scuote e mozza il fiato
Siamo nella fortuna del riparo
nel momento che già irripetibile
si scarica come sulle bestie
Sa perdonare il corpo e ringhia
la preghiera, il lampo che ti stana
e frusta le giunture sono io
la grandine dei denti sulla schiena
Trattieni l’uragano ora e per sempre
stringi: soltanto adesso si frantuma
l’orologio sotto pelle, natura e grido
uniti almeno finché fuori spiove
*
CHAUSSEESTRASSE
(tre arcobaleni)
Il cielo a nord non è verticale
è un orizzonte che si spinge
paesaggio veloce sopra le teste
a facciate ferme. Abbandona
appena ci raccoglie, mentre un lampo
si trattiene ancora in alto
Nella battaglia delle luci
la strada resta in ombra, aspetta
che il cielo si capovolga sull’asfalto
e l’arco si distenda fino ai laghi
Il cielo siamo noi, i nostri sguardi
prima volanti tra le strisce dei colori
poi rasoterra a raccontare
Tutti guardano in alto, cercano
la presenza, mentre qui sulla pianura
pulsa riflessa la stessa luce
la moltitudine si raduna e disperde
come stormo in volo, aria
Luigi Cannillo è nato e vive a Milano. Lavora come insegnante di lingua e letteratura tedesca nella Scuola Media superiore. Ha insegnato in corsi per universitari ed è autore di testi scolastici. Singole poesie sono state pubblicate su numerose riviste, fra cui Millepiani, Manocomete, Il segnale, La mosca di Milano. È presente come poeta e con interventi critici in antologie e raccolte di saggi. Galleria del vento è stato pubblicato nel 2014 per le Edizioni La vita felice.
Lorenzo Mari (Mantova, 1984). Ha pubblicato le raccolte di poesia Libere sequele (Gazebo, 2004), Pellegrinaggio senza Endimione (Inventario Senese, 2007), Minuta di silenzio (L’Arcolaio, 2009) e Nel debito di affiliazione (L’Arcolaio, 2013). Traduce dall’inglese (Bless Me Father, Compagnia delle Lettere, 2011, in collaborazione con Raphael d’Abdon) e dallo spagnolo (Canto e demolizione. Otto poeti spagnoli contemporanei, Thauma, 2013, con Alessandro Drenaggi e Luca Salvi). Insieme a Luigi Bosco, Davide Castiglione e Michele Ortore coordina il sito letterario “In Realtà, La Poesia” (www.inrealtalapoesia.com).
L’ha ribloggato su Gianluca D'Andrea.