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dalla prefazione di Anna Maria Curci

Viaggi dai confini dilatati fino al limite del sopportabile, sogni e incubi in alternanza e, talvolta, perfino in alterco, cozzare di visioni in una contesa che zampilla da fonti-passioni copiose, esterne e interne: alla composizione, al gioco reciproco e alla contaminazione di questi elementi la scrittura di Sonia Caporossi non è nuova, e i racconti Opus metachronicum, volume uscito nel 2014, ne sono un esempio illuminante.

Con il romanzo onirico Hypnerotomachia Ulixis – il cui titolo richiama esplicitamente il romanzo rinascimentale Hypnerotomachia Poliphili – i confini della scrittura di Sonia Caporossi si spostano ulteriormente in avanti e, contemporaneamente, conducono “oltre” le colonne d’Ercole del conte philosophique. […]

Nella Hypnerotomachia Ulixis Caporossi indica già un itinerario esplicito – e con esso l’esistenza di un chiaro progetto tematico e argomentativo – , la scelta di Ulisse come io narrante un monologo che in sette tappe (sette capitoli) attraversa le tre macroaree letterarie, drammatica, epica e lirica e che perviene a una “Aletheia” […] inseguita e per lungo tempo equivocata […]

Scelgo intenzionalmente il termine Aletheia lasciando da parte quello di “verità“, giacché in quest’opera Sonia Caporossi dà ampia espressione sia al percorso di conoscenza della filosofia, sia al “disvelamento” proprio della poesia, alla sottrazione alla non-conoscenza per rivelazione, per epifania, per manifestazione della “presenza”.

Ulisse, ovvero l’uomo moderno o, per essere più precisi, l’umano contemporaneo tendere, nell’incessante irrequietezza, […] al mito che schiaffeggia, rielabora e capovolge con un’epica eroica (Omero, Odissea), sete di conoscenza irruente …, (Dante , Inferno, Canto XXVI) e, soprattutto, il “cuore affamato”

“For always roaming with a hungry heart/ Much have I seen and known“

di Ulysses nel monologo di Alfred Tennyson.

[…] la splendida prefazione analitica di A. M. Curci continua nel libro.