Siria: Mamma mia arriva la guerra!

Soltanto ora, con i bombardamenti americani (e inglesi e francesi) molta gente sta urlando Aiuto c’è la guerra in Siria! In Siria c’è la guerra da 7 anni. E Assad, con i suoi alleati, Russia, Libano, Iran, sta facendo un genocidio con il pretesto della guerra al terrorismo. Trump che dice Bombardiamo i magazzini con le armi chimiche rievoca Colin Powell all’Onu che mostrava foto di presunti stabilimenti di armi chimiche iraqene del regime di Saddam Hussein. E allora ecco tornare gli slogan Giù le mani dalla Siria! Che rievoca Giù le mani dall’Iraq. Antimperialisti e comunisti e pseudopacifisti tornano in azione. Ma la storia non si ripete mai uguale. In questo caso, poi, è diversissima. Saddam Hussein non stava sterminando il suo popolo, con armi chimiche o convenzionali che fossero. L’attacco americano era un totale pretesto per rovesciare il regime. Assad sì, sta compiendo uno sterminio, un crimine contro l’umanità usando soprattutto armi convenzionali come le barrel bombs e in alcuni casi anche le armi chimiche. Che le armi chimiche siano una linea rossa invalicabile è ridicolo, dal momento che lo sterminio è di proporzioni tali che poco conta il tipo di armi usate. Di fatto l’attacco della Nato, in pratica concordato con i russi, che hanno smobilitato il loro personale nei siti di attacco, non è altro che una operazione di immagine. Tanto per dire Facciamo qualcosa. Ma Assad è saldo al potere più che mai. Forse dopo questo attacco è ancora più stabile ma i suoi alleati, il fronte antimperialista (antiamericano) ha ricevuto il segnale che possono fare quel che vogliono ma… non del tutto. Ecco alcuni articoli di esperti di Medio Oriente che analizzano la situazione. LG

Di Lorenzo Trombetta, Internazionale, prima dell’attacco della Nato, 12 aprile

https://www.internazionale.it/opinione/lorenzo-trombetta/2018/04/12/siria-armi-chimiche

  1. La diplomazia è di nuovo in fermento per via di un probabile intervento militare degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei in Siria. L’obiettivo dell’azione, però, non sarebbe quello di proteggere i civili nella Ghuta orientale – la regione ribelle alla periferia di Damasco sotto assedio da anni, dove dall’inizio del 2018 sono morte un migliaio di persone per i bombardamenti del regime di Bashar al Assad e da dove sono arrivate in queste ultime settimane immagini terrificanti, diffuse dai principali mezzi di comunicazione.

    Al contrario, l’intervento sarebbe una risposta alle ripetute accuse di uso di armi chimiche nella Ghuta, l’ultima delle quali proprio il 7 aprile nella città di Duma, che ha provocato varie decine di vittime civili. Questa distinzione solleva diversi interrogativi sull’uso strumentale fatto da politici e diplomatici della questione delle armi chimiche in Siria.

    Anche se il loro impatto non è determinante in termini militari e strategici né nell’equilibrio tra le diverse forze in campo, l’uso di questo tipo di armi fa scalpore in tutto il mondo e crea una frattura profonda tra gli Stati Uniti, la Russia e il resto della comunità internazionale.

    Strumentalizzazioni
    Tutti i governi stranieri coinvolti nella guerra siriana cercano di strumentalizzare la vicenda delle armi chimiche per difendere i propri interessi. Diverse volte all’anno, la commissione d’inchiesta indipendente internazionale sulla Repubblica araba siriana, creata nell’agosto del 2011 dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, presenta ai rappresentanti della comunità internazionale numerosi rapporti sulle gravi violazioni commesse in Siria.

    In questi rapporti, la Commissione ha documentato l’uso di armi chimiche, formalmente vietato dalla legge internazionale, riprendendo decine di accuse rivolte non solo contro il governo siriano ma anche contro i gruppi jihadisti, i gruppi dell’opposizione armata e il gruppo Stato islamico (Is).Nell’agosto 2013 l’attacco chimico nella Ghuta, che ha causato la morte di più di 1.300 persone, ha segnato un punto di svolta. In quel momento la Russia aveva cominciato a fare una serie di manovre – ben prima dell’intervento militare vero e proprio di Mosca di due anni dopo – che hanno modificato i rapporti di forza a favore del governo siriano, e questo nonostante Assad avesse chiaramente varcato la “linea rossa” indicata l’anno prima dal presidente statunitense Barack Obama.

    Evitando di mettere in atto la minaccia di un’azione militare contro Assad, Obama ha ceduto a Mosca la responsabilità diplomatica di trovare una soluzione alla crisi.
    Dopo gli attacchi chimici dell’agosto 2013, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha presentato un’offerta al suo collega statunitense, il segretario di stato John Kerry: il governo siriano avrebbe smantellato il proprio arsenale chimico sotto la supervisione dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), a condizione di potersi presentare come interlocutore legittimo nel negoziato di pace.

    Il ruolo della Russia
    L’accordo ha dato il via a una serie di discussioni all’interno delle Nazioni Unite sulle armi chimiche. Dopo la firma e la conseguente ratifica della Convenzione sulle armi chimiche da parte di Damasco, il Consiglio di sicurezza ha adottato il meccanismo investigativo congiunto di Onu e Opac sulla Siria (Jim) nell’agosto 2015.

    Il rapporto finale di questo organismo internazionale – che conteneva la condanna del regime, respinta dalla Siria – è stato pubblicato nell’estate del 2017, e ha messo fine a una serie di manovre che sono servite solo a diluire il tema della protezione dei civili siriani in un cinico dibattito tecnocratico.

    2. Enrico De Angelis, Facebook 14 aprile:

    Trovo ai limiti del razzismo i post di Potere al Popolo sulla Siria. Soprattutto “Vostre le guerre, nostri i morti”. No, belli miei, è molto diverso: nostre le guerre, e i morti sono solo i loro. Mai come oggi è più chiaro di così, che di quei morti non ve ne frega niente. E infatti i pochi siriani che seguono il movimento si sono incazzati, e sono stati ricoperti di insulti. A questo siamo. Nessuna voce di quelle parti è ammessa, se descrive una realtà un po’ diversa. Un movimento veramente rivoluzionario, soprattutto in Italia, potrebbe cominciare ad ascoltare quelle voci, da qualunque contesto provengano, e forse anche creare una rete di persone la cui storia dice che ne sanno un po’ di più. E invece il livello e i linguaggio dei commenti, ma direi degli stessi post, è lo stesso che si sente da CasaPound al Giornale, dal M5S alla Lega Nord. Stessa, identica, posizione, a meno che non si parli poi di immigrazione ovviamente.
    Vi siete svegliati adesso, davanti a un ridicolo e ipocrita attacco contro qualche centro in cui si fabbricano armi chimiche e qualche postazione militare. Naturalmente informando i russi, che hanno informato il regime, che ha evacuato rapidamente uomini e mezzi. C’è chi scrive “è guerra”. Come se la guerra non fosse cominciata 7 anni fa. Come se i loro morti non fossero già centinaia di migliaia ma, dato che a uccidere erano russi, iraniani, esercito siriano, Hezbollah, milizie afghane, allora va bene così. E americani, che vi ricordo hanno già bombardato abbondantemente (e in quel caso seriamente) per aiutare gli amici curdi contro ISIS. Ma in quel caso a morire erano i “terroristi”. Manco vi accorgete che parlate come i peggiori sionisti. Intanto May e Trump dichiarano che non vogliono un cambio di regime, e che si tratta di una serie di attacchi isolati. Appunto: teatro. Macron parlucchia con Putin. Eppure c’è gente che paventa guerre mondiali, invasioni stile Iraq e Libia, e altre cazzate simili. Certo, potrebbero fare un errore e colpire qualche russo. Non sia mai, che poi davvero comincerebbero i nostri di morti, e forse è questo che più vi fa paura. Forse un movimento rivoluzionario dovrebbe anche cercare di uscire da questa logica di notizie false, superficiali, eurocentriche, direi razziste, che oggi spuntano ovunque. Articoli di Contropiano che sostengono che a Douma c’è l’ISIS. Esponenti del M5S che sostengono che attacchi chimici sono falsi e che il regime e la Russia hanno accettano investigazioni indipendenti. E gente che li legge e pensa che così si informa al contrario dell’informazione di regime.

    Se non si riparte da quello, allora meglio stare zitti. O forse sarebbe bastato anche fare un timido riferimento alle altre responsabilità e dire semplicemente, dire che questo attacco non risolve nulla, che si è contro, ma che certo non è il problema principale per i siriani. Che ci disprezzano con tutto il cuore, e hanno ragione.

     

3. Proponiamo una versione ridotta dell’articolo di Riccardo Cristiano, che verrà pubblicato per intero sul prossimo numero di Popoli e Missione.

Per gli Assad la Siria non ha i confini che noi conosciamo, ma quelli della Grande Siria, quindi comprende il Libano, Israele, Palestina, Giordania, tutti Paesi che per gli Assad non esistono in quanto tali.

Dunque da tempo sappiamo che in Siria sarebbe andata a finire così, visto anche che negli Anni 80 il ministro della difesa siriano, Tlass, scrisse che il piano deifratelli Assad comprendeva bombardamenti indiscriminati di Damasco se la rivolta fosse arrivata nella capitale, con una forza di fuoco di 700 cannonate mb21 ogni minuto.

Le propagande non tengono conto di tanti orrori, di cui gli opposti imperialismi sono responsabili, e dimenticano che oggi c’è un altro imperialismo che emerge, anch’esso figlio di un’eresia, quellakhomeinista.

Il golpe con cui i khomeinisti si sono presi la rivoluzione iraniana è famoso, la cattura degli ostaggi all’ambasciata americana, ma quella rivoluzione non era teocratica, come il khomeinismo.

Ora si vuole esportare la teocrazia khomeinismta fino alle sponde del Mediterraneo, inglobando in questo impero teocratico Iraq, Siria, Libano. Strano che regimi laici siano alleati di un progetto imperiale teocratico, no?

Non c’è traccia di laicità nel regime militare e nazisteggiante di Assad, non c’è traccia di islam in quello saudita, che ha già rovinato l’Islam riempiendo il mondo di imam wahhabiti, tutti sostenuti dai petrodollari di Riad.

Le Chiese d’oriente, per tradizione cesaropapiste, non possono che difendere tutti i governi con i quali hanno a che fare, proprio per il loro cesaropapismo e per la loro consapevolezza che Putin, come gli zar, ambisce a presentarsi come il protettori dei cristiani in quelle terre.

Non a caso tutti questi patriarchi non hanno speso una parola per i martiri cristiani uccisi da Assad e Hezbollah per le strade di Beirut dopo l’assassinio di Hariri. Quei cristiani erano autorevoli intellettuali, grandi editori, leader dal passato comunista e così via, ma non erano di cultura cesaropapista. Per questo il loro martirio è caduto nel silenzio.

Solo Papa Francesco ha spezzato queste propagande, tutte.

Sostenendo le ragioni di chi è andato a picco, sotto la violenza di tutti i satrapi mediorientali, di qualsiasi religione o etnia sia, a me sembra che oggi sia la sola speranza per gli arabi, insorti contro i wahhabiti e i generali che hanno derubato i loro paesi di ogni ricchezza e di ogni diritto. Ma chi rimane all’ombra delle propagande difficilmente può vederlo.

In Siria i massacri chimici dipendono dalla mancanza di soldati per l’esercito di Assad. Non ha soldati perché i siriani si rifiutano di servirlo, solo i miliziani se sconfitti possono andare a rinforzare le sue milizie. Se guardassimo anche alla tragedia dello Yemen potremmo vedere un racconto simile, ma a parti capovolte.

Ma le propagande lo nascondono, solo Papa Francesco può portarci oltre, visto che parlano a tutti le parole che ha pronunciato sulla Siria a Pasqua: «E noi oggi domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall’amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine.

In questa Pasqua, la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l’accesso agli aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono stati sfollati».

Da qui: https://www.missioitalia.it/siria-il-gioco-delle-propagande-la-verita-del-papa/

 

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