Pdi Cinzia Accetta
L’InVerso Fotografico di oggi parla dell’ossessione dell’amore che amore non è. Le parole e le immagini degli artisti presentati ritraggono donne rese feticci, osservate con distanza e il distacco che si addice alle cose. Non c’è scambio, non c’è confronto ma desiderio univoco, voglia di possesso che rasenta l’ossessione. L’oggetto del desiderio diventa un cruccio in entrambi i casi: possedere o desiderare sfiorano il tormento in egual misura. Il collezionista è sopraffatto dalla cura dei suoi feticci alla pari di chi si strugge dal turbamento di non poter avere ciò che desidera.
Michele Mari, s’addentra in uno dei temi più usati e abusati della letteratura, ma riesce a farlo con intelligenza e grazia, ironia e struggimento, usando un numero spropositato di citazioni messe tutte al servizio della propria autobiografia.
“Tu non ricordi / ma in un tempo / così lontano che non sembra stato / ci siamo dondolati / su un’altalena sola // Che non finisse mai quel dondolio / fu l’unica preghiera in senso stretto / che in tutta la mia vita / io abbia levato al cielo”. Ecco i ricordi del passato che annegano la memoria del poeta. Ricordi dai quali non riesce a liberarsi. Ricordi che hanno ricadute inevitabili sul suo presente: “Come un serial killer / faccio pagare alle altre donne / la colpa / di non essere te”.
Restano solo i condizionali ad alimentare artificiose costruzioni di una vita non vissuta. E l’inevitabile addio: “Avendomi chiesto che fossi io a sparire / mi resta la memoria della mano / che ho lungamente lambito con la lingua / prima di rinselvarmi / nella foresta dove è sempre notte”. La separazione è avvenuta, ma con quali danni: “Fedeli al duro accordo / non ci cerchiamo più // Così i bambini giocano / a non ridere per primi / guardandosi negli occhi / e alcuni sono così bravi / che diventano tristi per la vita intera”.
Lagrange rappresenta la donna in modo conturbante e ultraterreno. La donna è un oggetto da contemplare senza capire fino in fondo. Donne/divinità imperscrutabili, Donne/animali selvagge e sfuggenti. Oggetti del desiderio temuti e mercificati sull’altare del transitorio consumo delle immagini. Una seduzione effimera che si ferma alla mera contemplazione.
Entrambi bloccano il flusso comunicativo, non cercano il confronto ma restano parecchi passi indietro lasciando percepire il gelo di svariati metri di vuoto tra il soggetto e l’oggetto. Il poeta si strugge per un amore perso tra le pieghe del tempo e del destino, il fotografo si compiace del proprio sguardo su un altrove immaginifico. Ancora una volta donne/bestie rare esposte nel circo della contemporaneità.
Arrivati a questo punto
dicesti
o si va oltre
o non ci si vede mai più
Non capivi che il bello era proprio quel punto
era rimanere
nel limbo delle cose sospese
nella tensione di un permanente principio
nel nascondiglio di una vita nell’altra
Così il mio contrappasso di pokerista
è stato perdere tutto
appena hai forzato la mano
da Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007)
La fiaba degli amanti
cui un maleficio tolse
d’incontrarsi
(donna di notte lei
e con la luce falco
lui con la luce uomo
e nottetempo lupo)
ci piacque tanto che per un bel pezzo
ci siamo firmati Knightwolf e Ladyhawke
finché capimmo
l’inutilità della speranza di ritrovarci insieme
nell’umano
il nostro più ambizioso traguardo
essendo di confondere
il pelo con le piume
da Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007)
Nel cuore sì
nella vita no
Presumo che per dirlo
ti sei già procurata
un bisturi
un barattolo
e due litri di formalina
da Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007)
Coincidere con chi si è diventati
credendo sia saggezza
è il più facile dei tradimenti
perché il suo castigo è nella pace.
da Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007)
Biografie
Il fotografo belga Marc Lagrange è considerato uno dei più grandi talenti della fashion photography. Nato in Congo, a Kinshasa nel 1957, dopo aver studiato ingegneria e aver intrapreso la professione, decide di dedicarsi alla fotografia a tempo pieno. È ispirato nel suo lavoro da Helmut Newton e, soprattutto, da Peter Lindbergh.
Marc Lagrange: il sito ufficiale
Per saperne di più: http://d.repubblica.it/lifestyle/2015/06/10/foto/vincent_lagrange_fotografie_animali_ritratti-2644912/1/
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Michele Mari
Michele Mari è nato a Milano nel 1955. Figlio del designer Enzo Mari e della disegnatrice Iela Mari, insegna Letteratura italiana all’Università Statale di Milano. Collabora alle pagine letterarie di Repubblica, dopo aver scritto per anni sul Corriere della Sera e sul Manifesto. Ha tradotto L’isola del tesoro di Stevenson e Ritorno all’Isola del tesoro diAndrew Motion. Ai primi anni ’80 risale invece la versione in endecasillabi sciolti del libro XXIV dell’Iliade.
I suoi libri sono Di bestia in bestia (Longanesi 1989), Io venía pien d’angoscia a rimirarti (Longanesi 1990; Marsilio 1998), La stiva e l’abisso (Bompiani 1992; Einaudi 2002), Euridice aveva un cane (Bompiani 1993; Einaudi 2004), Filologia dell’anfibio (Bompiani 1995; Laterza 2009), Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori 1997; Einaudi 2009), Rondini sul filo (Mondadori 1999), I sepolcri illustrati(Portofranco 2000), Tutto il ferro della torre Eiffel (Einaudi 2002), I demoni e la pasta sfoglia (Quiritta 2004; Cavallo di Ferro 2010),Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi 2007),Verderame (Einaudi 2007), Milano fantasma (edt 2008, in collaborazione con Velasco Vitali), Rosso Floyd (Einaudi 2010),Fantasmagonia (Einaudi 2012), Roderick Duddle (2014).