Macron e Le Pen, centrismo e destra oltranzista antieuropea e razzista al ballottaggio in Francia. Renzi sostiene Macron, Salvini Le Pen.
Allo sbando i repubblicani gollisti e i socialisti, cioè la destra e la sinistra tradizionali. In realtà, la destra francese, nelle sue diverse formazioni tiene benissimo, è la sinistra socialista che, dopo la “cura” Hollande”, è scomparsa, a beneficio della sinistra radicale di Melenchon.
Non è poi tanto diversa la scena in Italia.
La destra fascistoide antieuropea è raccolta nella Lega al centro nord e nel M5S al centro sud. Il centrismo è raccolto nel Pd, a parte qualche frammento in Forza Italia e nel Nuovo centro destra.
E la sinistra?
Il socialismo in pratica non esiste più, e nemmeno la sinistra radicale. In Italia, a differenza della Francia, tutta la sinistra è scomparsa (in parte è stata assorbita dal M5S, insieme all’estrema destra). Tutte le nuove formazioni sinistroidi: da Sinistra Italiana, ormai apparentata a Possibile di Civati, al Campo progressista di Pisapia; dal Movimento dei democratici e progressisti di Rossi e Speranza, patrocinato da Bersani, alla galassia di partitini extraparlamentari (Rifondazione comunista esiste ancora!), insieme non raccoglierebbero il 5%.
Lo dico perché quel che conta non è lo spazio che si è aperto a sinistra del Pd, che sarebbe del 15%, quanto la visibilità e l’essere uniti in un partito o in una coalizione riconoscibile e con un leader indiscusso e ben presente in tivù.
Si illudono Rossi e Speranza di poter arrivare al 4%. Non raggiungerebbero il 2% se si votasse ora. Perché sono due non-leader, conosciuti solo alle persone impegnate in politica, impegnati in un progetto non riconoscibile: sono alternativi al Pd o futuri suoi alleati? Sono usciti dal Pd per sostenere Gentiloni a tutti i costi fino a fine legislatura? La risposta pare essere sì a tutte e due le domande, e questo fa del Mdp un progetto insensato, non riconoscibile, incomprensibile, senza un leader: raccoglieranno i voti solo dei loro sostenitori, nessuno di più. Le persone del Pd che non sopportano più Renzi perché troppo di destra si rivolgeranno altrove.
Stesso discorso per Sinistra Italiana, che alleata con Possibile non arriverebbe al 2%: che coalizione è? Che progetto ha? Chi è il leader? In SI ci sono degli emeriti sconosciuti e Civati, da due anni desaparecido, non è più quello che sfidava Renzi. Il discorso cambierebbe se Civati, l’unico con la stoffa da leader, l’unico fotogenico, in grado di bucare lo schermo e comunicare in modo semplice e diretto, fosse leader indiscusso di un partito o di una coalizione di due o tre partiti di sinistra (non la solita lista elettorale fatta dai 7 nani, ognuno capo del suo piccolo orticello): in quel caso potrebbe formarsi un polo che arriva al 10%, se Civati presenziasse spesso in tivù.
La politica oggi è questo: poche idee chiare incarnate in un leader comunicativo, carismatico, presente spesso nei media, specie la tivù. È su questa base che si forma la mappa politica di un paese. Le Pen e Macron non sono solo portatori di idee forti, sono persone che sanno comunicare e si presentano bene, sono dei leader.
Questo spiega anche perché il M5S ha scelto due leader chiari, Di Maio e Di Battista, sotto la supervisione di Grillo, che continua a zittire o espellere ogni opposizione senza perdere significativamente nei sondaggi, anzi aumentando costantemente nell’ultimo medio periodo, nonostante i casi Pizzarotti, il caos a Roma con la Raggi sempre più impresentabile e inetta, il caso Genova, e le dichiarazioni deliranti dei due leader sulla Siria e la Russia. L’era dei partiti con le correnti, con le lotte interne, con le infinite discussioni tra maggioranza e minoranza interna è definitivamente finita: la gente non sa che farsene di un partito che per mesi discute la linea da tenere. Lo ha capito Renzi, che ha voluto anticipare il più possibile le primarie, non lo hanno ancora capito i dinosauri ex PdS che avrebbero voluto tenere il Pd bloccato per quasi un anno prima di fare un congresso, dilaniandolo nelle discussioni interne: alcuni se ne sono andati, Rossi e Speranza e Bersani, altri continuano a fare questa autolesionista lotta dall’interno: Orlando e Emiliano, e perderanno miseramente contro Renzi.
E il centrodestra?
La mancanza di un leader e di una linea spiega anche perché il centro destra, che sulla carta avrebbe la maggioranza dei voti in Italia, rischia di non riuscire a concretizzare il suo potenziale. Berlusconi al di là dell’età non è più eleggibile, e non ha trovato un erede. Dovrebbe riuscire ad unire Alfano, ossia un Gollista proeuropeo, con Salvini, ossia un Lepenista antieuropeo, impresa pressoché impossibile. Salvini, dal canto suo, non può essere leader perché il suo partito non arriva nemmeno a Roma come diffusione nazionale. Manca un leader, manca una linea politica interna ed estera comprensibile, manca l’uomo tutto fare, che con le sue azioni del tutto improvvisate e bene mascherate dalla propaganda riesca a far coesistere tutte le contraddizioni interne.
Di fatto manca un nuovo Berlusconi. Solo lui, al momento potrebbe decretare, a distanza di oltre 20 anni dalla prima volta, la vittoria del centro destra italiano. Un centro destra in parte antieuropeo e razzista, in parte moderato e liberale, in parte eversivo e guidato da un pregiudicato.
Le prospettive al momento sono del tutto imprevedibili. In questa Italia senza una legge elettorale e in attesa che finisca la legislatura, l’unica certezza, a tutt’oggi, è l’ingovernabilità. Non abbiamo il ballottaggio come in Francia. E non potremo averlo nemmeno in futuro. Da noi è stato decretato anticostituzionale. E pensare di istituire il premio di maggioranza per il Senato pare del tutto inverosimile. Restiamo in attesa dell’ingovernabilità.