Orfeo (I), Trattativa con l’ombra, Ennio Cavalli

di Daniela Pericone

“Orfeo è l’uomo. L’uomo superiore. L’uomo completo: il poeta.
Indovinate? Orphèe c’est moi. E Orfeo non può fingere,
non può velarsi. La sua parola, formulata come parola,
ampliata e prolungata nel canto, è direttamente collegata alla radice.
Troppo “pesante di profondità” da tollerare veli.”
Alberto Savinio, Parlo di Orfeo Vedovo
 

Non c’è poeta che non abbia dedicato versi a Orfeo, che non abbia tratto ispirazione dalla figura del mitico cantore e fondatore di misteri. La radice di una fascinazione che ha coinvolto i poeti (ma anche romanzieri, drammaturghi, musicisti, pittori e artisti in senso lato) di ogni luogo e di ogni tempo non sta tanto nel ruolo di iniziatore della poesia che il mito gli attribuisce, quanto nella vicenda di Eros e Thanatos che lo vede protagonista, l’amore per la sposa Euridice uccisa dal morso di un serpente e la discesa agli Inferi per ricondurla a sé e alla vita.

Impresa folle e destinata in partenza a fallire, perseguita contro ogni buon senso, tuttavia naufragata a causa di un gesto altrettanto sconsiderato, se il poeta, pur sapendo di mancare l’unica occasione concessagli, trasgredisce il divieto imposto dalle divinità ctonie e si volta a guardare l’amata prima di aver concluso il percorso. Quale forza induce Orfeo a voltarsi, qual è il motivo di un gesto in apparenza così avventato?

La storia, dunque, non riguarda solo l’amore e i suoi risvolti, ma più ancora il rapporto di ogni uomo con l’idea della fine, l’altrui o la propria che sia, l’atteggiamento di fronte alla morte, intesa nella sua fisicità, concretezza, brutalità, o solo immaginata o presagita. È la questione fondamentale, lo snodo intorno al quale, in modo palese a volte, più sovente nascosto e sotterraneo, ruota la nostra esistenza, il lato che più di altri caratterizza e rende umani, accomuna o distingue dagli altri compagni di viaggio.

Con tale intendimento, a partire da queste note, vengono proposti i testi che nel tempo poeti e letterati hanno composto sul mito e sulla figura di Orfeo, andando a creare una sorta di canto universale con le voci dei tanti che hanno intonato una propria versione. Ognuna è un frammento di sguardo sul potere di incanto e di conoscenza della poesia, ma anche sulla realtà irreversibile della morte e un tentativo di rispondere agli interrogativi che riguardano la nostra finitudine.

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Foto Ennio Cavalli

Copertina Cavalli Trattiva con l'ombra

Il poeta Ennio Cavalli ha composto un intero canzoniere sul motivo della perdita della persona amata (la poetessa Paola Malavasi scomparsa all’improvviso nel 2005), racchiudendo nel libro Trattativa con l’ombra (Aragno, 2013) i suoi versi di amore e ribellione all’assenza. Ne ha ottenuto un’opera composita nei toni, nel continuo dialogo e alternarsi di sentimenti anche contrastanti, che rivelano la lotta quotidiana del poeta con sé stesso e con l’altro-assente, la ricerca di un improbabile equilibrio tra conquista e sconfitta, la costruzione di un lucido e almeno in parte lenitivo baluardo di parole contro l’assurdo di una morte troppo presto sopraggiunta. La maschera di Orfeo serve forse a svuotare l’eccesso di fuoco, là dove l’indicibile lavora dentro e forgia un nuovo sembiante, la solitudine di chi resta.

Orfeo

Non voltarti, Orfeo, guarda avanti.
Respira lentamente quest’aria di potassio.
Euridice ha rimesso i tacchi,
fatica a trascinare la sua ombra,
ubriaca di Ade.
Ha dimenticato come si cammina,
è pallida, infagottata di gioielli funerari.
Non voltarti Orfeo, guarda avanti.
Suona la cetra, canta l’aurora al buio.
Sì, sarà lei a cercarti,
l’ombra tra le ombre con più luce.

Orfeo e Euridice

Tra i due non si sapeva più chi fosse morto.
Se lui che non parlava,
lo sguardo altrove
o lei partita per un viaggio,
assente immemore.
Credeva d’esser morto lui,
morto di dolore
e che Euridice,
per vezzo o insofferenza,
semplicemente non si facesse viva.
Per questo si voltò, tese la mano
urlò il suo nome.
Pensò che il più era fatto,
lei lo spingeva fuori dagli abissi,
guardandogli le spalle.

Trattativa con l’ombra

Non so tu, io non so
senza noi se sapremo
ritrovarci, farci un segno
semmai sgrammaticati, io e te
noi no, non noi
però ricominciare, da dove poi
lo scotch sul pavimento
come in un telefilm
fin lì ti spingerai.
Entrerò prima del freddo,
ma un velo di nevischio
porgerà l’altra guancia
e ti farà voltare.
Sarò uno che era,
capovolto, dovrò dirlo
che ci tolsero un pezzo
e non fummo più noi,
non lo fummo mai più.
Magari non ti importa,
ma credo non sia facile
ricombaciare, ricaricare
fiati e mosse
e poi di che colore avrai i capelli?
Se indosserò una maglia
tutta buchi e insanguinata,
mi vendicherai?
Ti gioverà la mia bocca chiusa?
Sarai di gesso o scambierai carezze?
Guarderai indietro o mi farai le carte?
Se tu fossi di porcellana, una tazza celeste,
ti berrei le labbra, fino a rompere
questo strano equilibrio.

Ennio Cavalli, romagnolo, vive a Roma. È poeta e giornalista. Come inviato del Giornale Radio Rai, si è occupato di cultura e spettacoli. Con il romanzo Quattro errori di Dio (Aragno, 2005) ha vinto il Premio Campiello–Giuria dei Letterati, con Libro grosso (Aragno, 2009) il Viareggio Poesia, con I gemelli giornalisti sono io! (Piemme 2011) il Premio Elsa Morante Ragazzi. Altre opere in prosa sono: Il romanzo del Nobel (Rai-Eri, 2000, con una nota di Dario Fo), Se nascevo gabbiano… era peggio (Feltrinelli, 2001), Il poeta è un camionista (Archinto, 2003), Fiabe storte (Donzelli, 2003), Il divano del Nord (Feltrinelli, 2005). Tra le ultime raccolte di poesia: Bambini e clandestini (Donzelli, 2002), e per Aragno L’imperfetto del lutto (2008), Poesie incivili (2010), Poesie con qualcuno dentro (2012), Trattativa con l’ombra (2013). L’ultimo libro pubblicato è La cosa poetica. Le avventure di un detective dell’imprevisto (Archinto, 2014). Da un poemetto di prossima uscita per i tipi di Aragno sono tratti i testi del reading teatrale Sogno di Orfeo, realizzato insieme all’attrice Vincenza Fava.

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