“Non un dramma ma IL dramma” | EDIPO RE di Sofocle al Teatro Greco di Siracusa per la regia di CARSEN

di Marta Cutugno 

“Io sono nato da chi non dovevo, mi sono unito a chi non dovevo, ho ucciso chi non dovevo”

Siracusa. Una gioia per gli occhi e per lo spirito osservare il Teatro Greco di Siracusa colmo di spettatori fino all’orlo per l’EDIPO RE di Sofocle con la regia di Robert Carsen. Una messinscena estremamente elegante e curata nel minimo dettaglio. Il regista canadese, al suo debutto siracusano, si avvale delle scene essenziali e imponenti di Radu Boruzescu e del cromatismo a due del bianco e del nero nei costumi di Luis F. Carvalho. Tutti elementi di straordinaria ed efficace sobrietà che, uniti all’ottimo cast, hanno reso la tragedia delle tragedie uno spettacolo eccellente in questa 57esima edizione delle rappresentazioni classiche organizzata dalla Fondazione Inda di Siracusa.

Edipo non è un dramma, è IL dramma”

È un tempo sospeso e scandito da suoni insistenti, da sordi tonfi al cuore che accompagnano l’entrata dei Tebani. La stirpe nuova dell’antico Cadmo entra in scena mesta, portando in braccio abiti neri e sgualciti, la forma vuota delle anime andate, colpite dalla peste. Si tratta degli 80 elementi del Coro, compagine sì numerosa ma organica e compatta, di grande impatto scenico. Impegnato nelle coreografie di Marco Berriel come fosse un solo potentissimo personaggio, il Coro si spinge anche oltre lo spazio scenico in prossimità degli spettatori e consta di uno dei pezzi forti di questa produzione con la drammaturgia di Ian Burton e la traduzione contemporanea e cristallina di Francesco Morosi.


Ed ecco che dall’alto della grigia scalinata – lunga 27 metri e larga 8 – affiora Edipo, per la sua gente il primo fra tutti gli uomini. Il re di Tebe, che l’ottimo Giuseppe Sartori porta in scena con un notevole carico di talento e fascino, è accorato per le condizioni in cui versa il suo popolo a causa del malanno corrente. Se si suppone infatti che l’Edipo fu composto tra il 428 e il 425 a.C, il morbo che affligge i tebani potrebbe riferirsi alla peste che colpì Atene nel 429. Non è un caso se il coro avanza indossando – anche se per poco – una mascherina, oggetto del nostro oggi.
Di ritorno da Delfi, Creonte, che è uomo di questo tempo, elegante nel suo completo giacca e cravatta con al seguito una ventiquattrore da professionista, sembra avere la risposta. Interpretato da Paolo Mazzarelli che ci restituisce un Creonte credibile e rigoroso, l’uomo riferisce che, per superare la pestilenza, bisognerà trovare e punire gli assassini di Laio.

“Mi batterò per lui come fosse mio padre”

Ma chi è l’uomo? Ignaro, Edipo si dice pronto ad assecondare l’indagine di Apollo per raggiungere e sostenere la verità ed è per questo che viene convocato l’indovino Tiresia. “Io non rivelerò mai i miei mali per non parlare dei tuoi”: con la sua interpretazione potente, uno straordinario Graziano Piazza strappa più di un applauso a scena aperta. I suoi occhi sono bianchi così da renderlo realmente un non vedente che si muove in cerchio su un cumulo di stracci neri, fino a cedere alle insistenze e fare le sue scomode rivelazioni. L’empio è lì presente tra loro ed ha assassinato il padre col quale ha condiviso la semina. Il sospetto che si stia muovendo una congiura a suo danno inizia a camminare nella mente di Edipo. Egli non sa di essere quel bimbo figlio di Re, allontanato per essere ucciso e per scampare così ad una crudele profezia. È ignaro del fatto che qualcuno abbia avuto pietà di lui bimbo e di essere stato poi affidato a Polibo, re di Corinto e alla sua sposa. Ma irrimediabilmente il destino non fa fatica a trovare la sua strada, riportandolo là dove tutto sta per compiersi. E paradossalmente, mentre cerca di sfuggirgli. Dopo aver risolto gli enigmi della Sfinge e salvato Tebe, Edipo, proclamato Re, ha ottenuto in sposa la regina vedova e per quattro volte ha nutrito quell’utero con il suo seme, generando quattro figli/fratelli, due maschi, Polinice e Eteocle e due femmine, Antigone e Ismene. La mole di interrogativi che adesso attanaglia Edipo incontra le rassicurazioni di Giocasta, lei che ha partorito un marito da un marito e figli da un figlio. La regina tenta di distoglierlo dai suoi cattivi pensieri, mentre con un cucchiaino da cocktail miscela un Gin Tonic che serve al suo sposo. Il naturale carisma di Maddalena Crippa incanta la platea. In abito bianco, la Crippa, attrice di grazia, è splendida nel modulare la sua interpretazione di moglie devota, appassionata amante e madre afflitta dal rimorso.

 

Suggestivo il Coro in ogni suo intervento, uno tra tutti quando con il capo velato, si schiera in una lunga fila a due e si lascia andare a movimenti coreografici sulle belle musiche dal sapore orientale di Cosmin Nicolae. Ed ecco che si mostra al pubblico una sofisticata sincronia che sembra imitare la Danza del Bodhisattva dalle mille braccia di origine buddhista (basata sulla storia popolare di una principessa dell’antica Cina che si sacrificò per salvare il padre, trasformandosi nella Dea della Misericordia). Non convince il Capo Coro Rosario Tedesco, duole far presente non poche forzature a scapito della parola. Sicura e appassionata è la Corifea Elena Polic Greco.

Il dramma prosegue la sua corsa. L’atroce verità raggiunge la superficie grazie alle confessioni di due personaggi coinvolti nell’allontanamento di Edipo da Tebe, il primo messaggero ed il servo di Laio, molto bene interpretati rispettivamente da Massimo Cimaglia e Antonello Cossia.

L’uomo incriminato è, dunque, Edipo, assassino del suo stesso padre, marito di sua madre.
Giocasta, in preda al rimorso e alla vergogna, si lascia andare ad un gesto estremo. L’uscita di scena di Maddalena Crippa che la vede risalire le scale quando ormai tutto le è nitido, è momento di rara intensità ed energia e si propaga a partire dalla curva delle sue spalle rivolte al pubblico per finire alla carica emotiva della parola.
Dario Battaglia, eccellente e puntualissimo nei panni del secondo messaggero, fa sapere che la Regina è stata trovata appesa ed esanime. Ed è a questo punto che Edipo/Giuseppe Sartori squarcia la scena: la sua interpretazione totalizzante e spesa da ogni fibra, con assoluta padronanza di corpo e parola,  giunge al termine. Adesso il completo nero, la camicia bianca e la cravatta hanno lasciato il posto alla sua nuda figura che, smarrita e con gli occhi grondanti di sangue, scende malamente quelle stesse scale che fino a poco tempo prima aveva dominato con la passione dei giusti. Il finale emoziona grandemente: Edipo, ormai cieco, sanguinante e con le nudità coperte dall’abito bianco di Giocasta, si avvia verso la platea e risale lentamente le scale tra gli spettatori, un metaforico monte Citerone che il protagonista affronta portando avanti rumorosamente un bastone, per misurare gli ostacoli. Un dolore tangibile ma dignitoso, pubblico e concreto come l’intera impronta che Carsen ha voluto dare al dramma sofocleo della 57esima stagione Inda. E così come era principiata, la partitura sonora della tragedia si chiude con quei colpi legnosi, scanditi e sordi che anticipano un lunghissima e meritata ovazione. Un doveroso plauso anche a tutto il comparto tecnico della Fondazione Inda.

Edipo Re non è un dramma, è IL dramma: i suoi temi e il modo in cui sono sviluppati ne fanno la tragedia a cui tutte le altre vengono paragonate. L’opera può essere letta come un’istruzione fatalistica all’uomo sulla necessità di accettare un destino ingiusto, ma può anche essere vista come una celebrazione dell’indipendenza dello spirito dell’uomo, che lo induce a resistere a quel destino e a combatterlo, per quanto insensato o inutile ciò possa essere”Robert Carsen

La foto di copertina e foto articolo: Tommaso Le Pera 


EDIPO RE di SOFOCLE
Traduzione Francesco Morosi
Regia Robert Carsen
Drammaturgia Ian Burton
Scene Radu Boruzescu
Costumi Luis F. Carvalho
Luci Robert Carsen, Giuseppe Di Iorio
Coreografie Marco Berriel
Musiche di scena Cosmin Nicolae
Regista assistente Stefano Simone Pintor
con (in ordine di apparizione)
Edipo Re Giuseppe Sartori
Capo Coro Rosario Tedesco
Corifea Elena Polic Greco
Creonte Paolo Mazzarelli
Tiresia Graziano Piazza
Giocasta Maddalena Crippa
Primo messaggero Massimo Cimaglia
Servo di Laio Antonello Cossia
Secondo messaggero Dario Battaglia
Coro di Tebani Giulia Acquasana, Caterina Alinari,Livia Allegri, Salvatore Amenta, Davide Arena, Maria Baio, Antonio Bandiera, Andrea Bassoli, Guido Bison,VictoriaBlondeau,Cettina Bongiovanni, Flavia Bordone Giuseppe Bordone,Vanda Bovo, Valentina Brancale,Alberto Carbone, Irasema Carpinteri, William Caruso, Michele Carvello, Giacomo Casali, Valentina Corrao, Gaia Cozzolino, Gabriele Crisafulli, Simone D’Acuti, Rosario D’Aniello, Sara De Lauretis, Carlo Alberto Denoyè, Matteo Di Girolamo, Irene Di Maria Di Alleri, Corrado Drago, Carolina Eusebietti, Lorenzo Ficara, Manuel Fichera, Caterina Fontana, Enrico Gabriele, Fabio Gambina, Enrica Graziano, Giorgia Greco Carlo Guglielminetti, Marco Guidotti, Lorenzo Iacuzio, Ferdinando Iebba, Lucia Imprescia, Vincenzo Invernale, Althea Maria Luana Iorio, Elvio La Pira, Domenico Lamparelli Federica Giovanna Leuci, Rosamaria Liistro, Giusi Lisi, Edoardo Lombardo, Emilio Lumastro, Matteo Magatti, Roberto Marra, Carlotta Maria Messina, Moreno Pio Mondì Matteo Nigi, Giuseppe Orto, Salvatore Pappalardo, Marta Parpinel, Alice Pennino, Edoardo Pipitone, Gianvincenzo Piro, Bruno Prestigio, Maria Putignano, Riccardo Rizzo, Francesco Ruggiero, Rosaria Salvatico, Jacopo Sarotti, Mariachiara Signorello, Flavia Testa, Sebastiano Tinè, Francesco Torre, Francesca Trianni, Gloria Trinci, Damiano Venuto, Maria Verdi, Federico Zini, Elisa Zucchetti
Responsabile del coro Elena Polic Greco
Direttori di scena Angelo Gullotta, Carlotta Toninelli
Coordinatore degli allestimenti Marco Branciamore
Responsabile sartoria Marcella Salvo
Progetto audio Vincenzo Quadarella
Responsabile trucco e parrucco Aldo Caldarella
Costumi realizzati da Laboratorio di sartoria Fondazione INDA
Scenografie realizzate da Laboratorio di scenografia Fondazione INDA

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