Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi

Nella collana “Presenti passati” dell’Einaudi Ragazzi è uscito quest’anno il libro “Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi”, di Daniele Aristarco.

Si tratta di un libro con funzione pedagogica, che, in un modo “antiquato” (“Cara Giulia, lo ammetto subito: ho avuto un’idea antiquata. Ho deciso di scriverti una lettera, anzi peggio, una serie di lettere!”) discorre del fascismo.

L’obiettivo dell’autore, specificato nell ‘Antefatto, è quello di “condividere questo alto compito: tenere, saldo e teso, il filo che lega il passato al presente.”

Il testo è suddiviso in XI lettere dell’autore a Giulia, ragazza dodicenne. Ciascuna lettera è godibile e intelligente.

In particolare, nella Lettera Sul Potere, l’autore scrive che: “misurare il consenso a una dittatura non è cosa semplice. Talvolta risulta davvero complicato distinguere tra il consenso passivo e il dissenso silenzioso. Che differenza c’è tra chi non si oppone alle ingiustizie, pur non commettendone in prima persona, e chi non si oppone, pur dissentendo in cuor suo?” Poi, più avanti: “Ci fu chi stette a guardare o volse altrove gli occhi. Ignorando volutamente quel che stava avvenendo, molti continuarono a vivere sicuri nelle ‘loro tiepide case’ come scrisse Primo Levi.”

Mi sembra che Aristarco si ponga le domande giuste, quelle legittime,  che evidenziano i problemi reali, la cui risposta non può essere scontata.

Nella Lettera sul Consenso, l’autore scrive: “Già nel 1920, in un discorso tenuto a Pola, una cittadina istriana, Mussolini aveva dichiarato: ‘Di fronte a una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone.'” Già questa citazione apre uno squarcio sul ricordo dei crimini delle Foibe compiuti dall’esercito di Tito, che in effetti in Italia è stato oscurato per molti anni, ma che non può essere disgiunto dal suo contesto storico, ossia dal fatto che Trieste, Istria, e terre limitrofe avevano subito una italianizzazione forzata da parte del regime fascista.

Potrei fare molti altri esempi di citazioni che giungono a proposito per ricordare questioni storiche oggi ineludibili, ma mi fermo a questa, presente nella Lettera sul dissenso. Parlando del processo a Gramsci, Aristarco scrive: “Gramsci sosteneva che Mussolini fosse un concentrato del ‘piccolo-borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da venti secoli di dominazione degli stranieri e dei papi.’ C’è chi sostiene che il giudice Michele Isgrò, smanioso di assecondare la volontà del duce, si sia lasciato sfuggire questa frase: ‘Bisogna impedire a questo cervello di funzionare per vent’anni.'”

Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi, Daniele Aristarco, Einaudi ragazzi. Un libro da leggere.

 

 

 

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