FLASHES E DEDICHE – 114 – LA SAGGEZZA UBRIACANTE DI VITALE

In attesa del nuovo lavoro di Stefano Vitale, di prossima uscita, che si annuncia interessante, diamo una rilettura a “La saggezza degli ubriachi” (Ed.La vita felice 2017). Come molti altri che hanno scritto note critiche al bel libro, non si può non cominciare ad analizzare il titolo, un apparente ossimoro. In realtà è la chiave per aprire un mondo poetico fatto di chiarezza, di verità, senza mezze misure, con l’abbatimento del SuperIo; come avviene appunto quando l’ebbrezza abbatte barriere e censure. Non è però soltanto un mondo diretto, perciò talvolta crudo e crudele, ma anche una preparazione musicale per affrontare domande, osservazioni, una didattica delle emozioni con una struttura ritmica indispensabile alla quotidianità. Un lavoro coeso, senza sbavature che arriva diritto al lettore senza tanti fronzoli o false architetture costruite per strappare un consenso. Di particolare attenzione anche la nota introduttiva di Alfredo Rienzi.

 

Così giriamo in tondo
ritti sulla nostra rotta
di un viaggio storto in cerchi di giostra.
Nuvole basse e grigie
ci accompagnano da lontano
ventre d’acqua che ci ha generato
e dove torneremo svaporando
rapidi e silenziosi
come questo sangue scuro
che intanto macina nelle nostre vene
e agita le nostre sere.

 

 

Camminano sul marciapiede
uomini con il mitra sottobraccio
come un ombrello da passeggio
sonnambuli in pieno giorno
a vegliare sulla nostra amata sicurezza.
Restiamo qui ad aspettare
un segnale dal futuro.

 

 

Nella mattinata calma e distesa
respira l’aria se stessa
senza stupori né malinconie
solo la meraviglia e la nostalgia
del necessario passare
di ogni nota rotonda
spada di luce che affonda
nella nostra mente.
Tutto è al suo posto.
D’improvviso siamo smarriti
sull’orlo dell’orizzonte vacilliamo
le mani sudate, nel buio che azzanna
la nostra misera carne.
Brivido e vertigine senza una ragione.
L’inquietudine nasce dalla leggerezza
non serve battere i pugni, strapparsi i capelli
basta l’incanto d’una carezza
per rendere terribile lo sguardo.

 

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