Proponiamo alcuni testi da “Eveline” di Valeria Argiolas, in uscita per Erga Edizioni.
VALERIA ARGIOLAS
“Parce que l’air d’ici nos esprits serfs.” Karl Marx, Lettera a Arnould Ruge, settembre 1843
“She sat at the window watching the evening inside the avenue. Her head was leaned against window curtains and in her nostrils was the odour of dusty cretonne. She was tired.” James Joyce, Dubliners – Eveline.
Cos’è l’infelicità d’un tratto
nel rossetto. Il phon desolato
in pianto eppure
la messa in piega. Mentre
sono tristi
le unghie
da buttare crescono.
***
La tovaglia in tinta
Tutta di macchia lavata a secco
Mi distoglie faccia
E l’oscuro ho come il guanto perso
nel rovescio di nuovo
Almeno il male ci guarda
***
tra le forze. Tendo
Ineguale
verso la frontiera in mente
il verso si perde
è
Da una parte del filo, dipende.
***
Le strade tacciono il tempo
d’allacciarsi
scarpe ingombra
La mente tanto vaga, sorda, ferma
inciampi
***
La casa batte
il vento
di pietre. Di una pietra eretta
contro una
che distrugge. Le voci ma
non c’è solo un silenzio –
S’infrangono, in mille i cristalli.
***
dal vetro. Mi commuove
la casa
che piove, non si allaga
con me dentro
***
La porta chiedo dietro
L’altra inaspettata assenza d’inverno.
Non pagavate più prezzi all’Esposta
***
Poveri noi topi
ladri sono
Entrati in casa. Come m’è, non ho più l’anello
L’oro, hanno scoperto un tetto
Ora i corvi sulla testa non mangiano
che [hai pidocchi]
Delle bambine nella minestra. Poi
Posano loro becchi
Curiosi come coltello e forchetta
***