“Un codice per la fantasia” di Angelo Campolo – insegnare ed apprendere nei laboratori teatrali per ragazzi

di Marta Cutugno

Il teatro diventa così un medium straordinario per mettere in luce il paradosso tra il ruolo che recitiamo in società ( dottore, studente, ingegnere, criminale, migrante) e la funzione che siamo chiamati a giocare nella verità del processo drammatico“. – A. Campolo

Appiattimento socio-culturale – piccole e grandi realtà – teatro che resiste. Princìpi veritieri talmente diffusi e consumati da costituire ormai luoghi comuni. Ma a cosa serve persistere e resistere se uno, o forse il primo, dei problemi che affligge il mondo dell’Arte in genere, è lo scarso, quasi del tutto assente, spirito di iniziativa a sostegno della formazione di un nuovo pubblico? Come intervenire e da dove partire? Ed è possibile agire conciliando formazione, creazione di interessi nuovi e riflessione?

Angelo Campolo è, indubbiamente, artista del fare. Regista e attore dal conosciuto valore, ha il merito di trasferire sensibilità, sapere e saper fare nell’impegno e nella partecipazione attiva. Lontano dalle sterili rese che, talvolta, pur nelle migliori intenzioni, caratterizzano adempimenti scenici su temi forti e solidali, Campolo scende in prima linea, ormai da molti anni e con energia e motivazioni sempre nuove, sempre accese. 

Un codice per la fantasia” nasce non soltanto dal desiderio di condividere quanto appreso dai maestri alla scuola del “Piccolo Teatro” di Milano ma vuole porre basi ed indicare semplici e significative linee guida per l’insegnamento e l’apprendimento nei laboratori teatrali per ragazzi. Pubblicato dalla Carocci editore, il testo parte dall’esperienza diretta dell’autore, attore, regista ed anche docente, che ha portato il teatro là dove nessuno ci si aspetta effettivamente che il teatro possa essere compreso e praticato, nelle comunità di recupero per adolescenti, nei centri di accoglienza per giovani migranti ma non solo. L’apatia e la distanza tra curiosa sensibilità e nuova conoscenza, spesso riscontrabili nelle realtà scolastiche, possono trovare nel laboratorio teatrale uno strumento per recuperare passioni, interessi ed ottenere nuovi stimoli. 

Nella prefazione al testo, Giuseppe Ministeri, Presidente della Commissione Autori Drammatici, sottolinea l’urgenza improcrastinabile di investire nuove energie nel recupero di quest’arte antica ed esprime tutta la sua stima nei riguardi di Angelo Campolo e del suo lavoro: “Mai come oggi, infatti, credo sia necessario da parte delle istituzioni conferire al teatro nuova linfa, creando le necessarie condizioni per quel processo di avvicinamento alla pratica teatrale delle giovanissime generazioni ormai non più rinviabile. Solo così, insistendo nel lavoro didattico in ambito scolastico, possiamo far risorgere il teatro, facendolo ritornare al centro dell’immaginario collettivo dal quale oggi pare del tutto scomparso. […] E allora mi permetto di ritenere questa pubblicazione una risposta, la mossa giusta, il contrattacco da sfoderare – assieme a tantissime altre azioni, anche più incisive – rispetto alla deriva di cui sopra. Angelo Campolo ha le carte in regola per contribuire decisamente a questa inversione di marcia. Può farlo perché è un professionista, formatosi ai massimi livelli, che lavora da sempre per e con i giovani, con risultati eccellenti”.

Campolo ha una visione del teatro totalmente interattiva, che riesce a penetrare nei ricordi, nella parte più intima di ciascuno e che obbliga a mettersi in gioco e ad abbattere ogni tipo di barriera nella comunicazione tra individui. Partendo da una città difficile come Messina in cui “la sfida di far sentire la propria voce, di ricostruire, assume un senso ed un valore diverso” ed in seno alla compagnia Daf Teatro dell’Esatta Fantasia, sottolinea quel passaggio fondamentale che è stato l’incontro con Annibale Pavone, attore messinese con importanti collaborazioni nel teatro di ricerca italiano. Uno scambio, quello tra Campolo e Pavone, che ha avviato una sinergia significativa per contrastare lo strappo culturale nella loro terra d’origine. 

Impreziosito dalle illustrazioni di Carola Perfigli, “Un codice per la fantasia” è un testo pratico, suddiviso in diverse sezioni a partire dalle “Visioni“. Individuare una dimensione ideale, il giusto posto nel mondo: il laboratorio, l’occasione per creare quello spazio intimo e familiare in cui potersi esprimere senza filtri e con fiducia, un luogo sicuro, per Campolo “l’ossigeno di cui avevo bisogno”. L’allestimento di uno spettacolo porta in sé la polvere e la fatica di un cantiere, un’esperienza totalizzante che non punta al risultato finale ma si gode il viaggio, instaurando l’equilibrio tra tutte le parti, umane, materiali, immaginarie. E dunque, prepararsi e conoscere il più possibile di uno spettacolo prima della sua fruizione è passaggio fondamentale, una svolta, in tempi disorientati come questi, per non sentirsi costretti a “capire” ma per sentirsi liberi di “immaginare“. Nella seconda parte, l’autore si sofferma sul training fisico, con la presentazione e la descrizione pratica di tutta una serie di esercizi preparatori e funzionali al potenziamento del movimento, della relazione, della concentrazione e della memoria, dell’improvvisazione e del corretto uso della voce e della dizione. E prima di presentare al lettore una selezione di testi tratti da alcuni suoi laboratori svolti negli ultimi anni – le cui fonti di ispirazione sono “Pinocchio” di Collodi, “Romeo e Giulietta“, “La tempesta” e “Molto rumore per nulla” di Shakespeare – Angelo Campolo suggerisce alcuni possibili modi di trasporre in scena un testo teatrale, saggistico o narrativo, tramite un’opportuna “indagine sul testo“.

Abbiamo incontrato Campolo per una breve intervista: “Questo testo è un’azione, in mezzo a tante che ho fatto fino ad oggi nell’ambito della formazione teatrale, ed è partito proprio dalle esperienze vissute insieme ad insegnanti, educatori e ragazzi. Da lì è venuta l’idea di raccogliere diversi materiali utili a fini didattici. Ho cercato di costruire un percorso alla mia maniera, per far capire chi sono, non in forma autobiografica ma per frammenti che contenessero alcune storie tratte dai miei laboratori per poi passare agli esercizi con i quali di solito strutturo una lezione laboratoriale. Sono molto orgoglioso e legato alla terza parte dedicata alla costruzione di un testo. Sembra banale ma, spesso, si pensa che a scuola il teatro debba necessariamente partire da un impolverato copione riesumato dall’insegnante. Non sempre credo che sia la strada giusta, per questo ho voluto dare spunti, volutamente incompleti, di testi da sviluppare, da riscrivere con l’aiuto degli allievi stessi.

Perché codice?  – continua Campolo – Il linguaggio teatrale è come una partita a scacchi, se la osservi e non conosci le regole ti annoi. Il teatro ha un suo linguaggio proprio, uno studio, un codice che ha a che fare con in valore dell’evocazione e della presenza umana, lontano dalla necessità della trama che invece riguarda il cinema e la tv. Mi piacerebbe che i ragazzi pensassero al teatro come uno strumento di conoscenza per allenare la propria fantasia, ma occorre prepararli prima di trascinarli a vedere spettacoli senza fornirgli una chiave di interpretazione di ciò che accade sulla scena. L’unico modo per salvare il teatro in Italia? Farlo diventare materia scolastica e dargli possibilità di futuro. Inutile trincerarci dietro l’annuncio di finti “sold-out” e proclami di successi strepitosi. Il teatro è sparito dal dibattito comune e mi chiedo perché sia diventato una forma d’arte così respingente per tante persone. Forse lo abbiamo intellettualizzato troppo. I più grandi, da Eduardo De Filippo a Strehler, non prescindevano dal rapporto umano, pensavano e conoscevano bene le persone che poi sarebbero andate a vedere lo spettacolo e con loro alimentavano un rapporto sincero. Un tipo di visione del teatro che credo andrebbe recuperata cominciando proprio dai ragazzi”. 

Angelo Campolo, attore e regista, si è formato alla scuola del “Piccolo Teatro” di Milano. È stato finalista al premio Ubu come “miglior attore under 35” e vincitore di numerosi riconoscimenti nazionali, tra i quali : il premio “Scintille” al Festival Teatrale di Asti, il premio “Giovani realtà del teatro italiano” del CSS di Udine e il premio “Sillumina – Nuove opere” indetto da SIAE e MIBACT. Fondatore e direttore artistico della compagnia DAF, negli ultimi anni ha ideato e diretto numerosi progetti teatrali, distinguendosi per una ricerca improntata su tematiche sociali e l’impegno nel settore della formazione. 

Un codice per la fantasia – Angelo Campolo – Insegnare e apprendere nei laboratori teatrali per ragazziCarocci editore 

 

Angelo Campolo – Paolo Galletta Photographer

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