L’importante non sono i numerini ma i cittadini

Di Maio, dopo la manina, parla dei numerini, che non sono importanti quanto i cittadini. Eh già, tutt’a un tratto il rapporto del 2,4% deficit/Pil può essere abbassato, mentre fino a poco tempo fa il governo era sulle barricate per tenerlo fermo, per una questione di principio (sovranista): siamo noi italiani a decidere i numerini.

Ora sono sempre loro, gli italiani al governo, a decidere, a concedere qualche decimale all’Europa, qualche numerino, perché tanto l’importante sono i cittadini. Ma stare dalla parte dei cittadini e dell’Italia non significava appunto che decidiamo noi i numerini della manovra?

Basta un gioco di parole, e la gente non si accorge che ritoccare i numerini è un cedimento, perché ora i numerini vengono messi in competizione con i cittadini, e ovviamente tra numerini e cittadini, prima i cittadini, prima l’Italia.

Un linguaggio a furia di slogan e di diminutivi che piace agli italiani. Come ha detto Romano Prodi, dopo gli insulti pare che il governo inizi a ragionare con l’Europa. Di fatto è un cedimento alla realtà, è una ritirata dalla linea del Piave del 2,4%. Nessuno crede ai numerini sulla crescita che ha dato il governo italiano: nemmeno Di Maio e Salvini. Quindi la manovra, se non ritoccata ora, dovrà essere ritoccata nel futuro prossimo, con conseguenze più o meno gravi (tagli alla spesa, come minimo). Meglio allora ritoccarla subito cercando di evitare il procedimento di infrazione.

Questo atteggiamento realista è anche la smentita di tutti quei giornalisti (da Sallusti a Giannini) e politici (da Forza Italia al Pd) che accusavano il governo di cercare volutamente lo scontro frontale con l’Europa per avere un pretesto per uscirne.

Come sarà vista questa probabile pace tra Italia e Europa? Come una ritirata del governo o come un suo successo?

Sarà un successo. Il governo che ha tenuto duro, che è andato avanti a dispetto di ogni minaccia, che ha tenuto testa all’Europa e che alla fine, dimostrando di non aver paura nemmeno della procedura di infrazione, ha costretto l’Europa a venirgli incontro, a fargli una piccola offerta di trattativa pur di non mettere in atto l’infrazione. E il governo, allora, concede questa modifica, perché l’Europa dopo aver tanto alzato la voce e minacciato la procedura di infrazione, tutto sommato non la vuole, non ha il coraggio di farla, e quindi eccoci qui, governo ed Europa a darsi la manina.

Questa narrazione non è del tutto fantasiosa, perché se è vero che il 2,4% sarà ritoccato ovvero che la linea del Piave sarà abbandonata per ritirarsi su una linea meno coraggiosa, è altrettanto vero che l’Italia ha mostrato (per la prima volta) verso l’Europa un atteggiamento spavaldo, e conservare la maggior parte della manovra, per cedere solo su qualche decimale, è oggettivamente un successo.

Quel che dovrebbe essere chiaro, è che poco importa agli italiani dei numerini. Che la questione in sé del deficit e dello spread resta astratta per il grande pubblico, e non perché i risparmi degli italiani non sono ancora stati toccati, ma perché la questione è più ampia, e riguarda la libertà di autodeterminarsi come nazione dentro un meccanismo che sembra strangolare e impedire la politica.

A tal riguardo, è emblematico lo scambio (ormai virale in rete) tra Padoan e Castelli.

La faccia di Padoan alle parole “Questo lo dice lei”

In effetti questo scambio è simbolico: da una parte ci sono gli argomenti concreti di Padoan, dall’altra gli slogan di Castelli, che non risponde nel merito ma alimenta il dubbio sull’autorevolezza della persona. Da una parte gli esperti, dall’altra l’ignoranza dei meccanismi finanziari che si nasconde dietro risposte degne dei social forum. Però, la domanda è: perché stanno vincendo le risposte da ignoranti, in stile Castelli (oltre al fatto che Padoan è del Pd quindi screditato agli occhi della gente)? Perché con l’Europa ci si sente in trappola. Spread, mercati, Europa, debito, deficit… Sembra che manchi la libertà di fare politica. Sembra di essere dentro un meccanismo che stritola, senza possibilità di uscirne. E c’è molto di vero in questa sensazione. E allora la gente, di fronte agli automatismi di questi mercati, dell’Europa, delle banche ecc. reagisce urlando: Questo lo dice lei! Come a dire: non è vero che siamo stritolati, noi troveremo un modo per uscire da questa trappola infernale. E questo è, direi, l’inconscio sociale degli italiani, che li porta a sostenere il governo. Perché questo governo dimostra (sembra dimostrare), ora che l’Europa verrà a patti con l’Italia sulla manovra, che è possibile liberarsi (almeno in parte) dall’abbraccio mortale dei mercati e della banche ovvero dell’Unione europea. E’ possibile (così sembra) essere liberi di autodeterminarsi. Questo bisogno di libertà non può essere sacrificato, e i politici di Lega e M5S lo fanno venire a galla, e cercano di assecondarlo, di legittimarlo, di dargli una risposta. Gli altri partiti non ci fanno i conti sul serio. E la politica è questa: dare delle risposte ai bisogni e ai sentimenti di una nazione. La gente (il popolo, o quel che è) seguirà chi dà questa risposta, fosse anche Mussolini o Hitler, se non trova alternativa (e Mussolini e Hitler davano risposte chiare ai bisogni della loro nazione). La sinistra non dà una risposta a questo bisogno degli italiani, anzi tende ad eludere, negare questo bisogno, così come ha eluso, per molti anni, la questione sicurezza di fronte ai fenomeni migratori. Rispondere al bisogno di sicurezza dicendo che gli immigrati portano arricchimento, fanno lavori che gli italiani non vogliono fare, oppure che la società multiculturale e multietnica è un valore, significa (per quanto siano validi o condivisibili questi argomenti) eludere la questione. E perciò, non essendosi presa carico, non avendo dato risposte chiare (di sinistra) alla questione immigrazione, la sinistra ha drammaticamente perso. Ora sta… sprofondando sulla questione Europa, sul bisogno di libertà e autodeterminazione degli italiani (ossia in sostanza sul sovranismo) perché elude di nuovo la questione, vede nel sovranismo solo una parolaccia da evitare, non riesce a capire che c’è sotto un profondo bisogno di libertà, di poter tornare a fare politica, e che fa? Si impunta sui numerini, per spiegare alla gente che non quadrano, che la manovra promette ciò che non può mantenere. Nel merito, è vero che i numeri sulla crescita previsti dalla manovra sono illusioni, ma per fare politica, per fare la storia, non bisogna fare i ragionieri, bensì gli interpreti dei sentimenti di una nazione, e un bravo interprete che sia anche un bravo politico è colui che riesce a plasmare un largo consenso sulla risposta (di destra o sinistra, perché esistono eccome risposte efficaci di sinistra, diverse da quelle di destra) che lui è in grado di dare al sentimento della nazione.   

Rispondi