Pillole di poesia – Chiara Piscitelli

di Ilaria Grasso

Quando ci sentiamo abbandonati la prima sensazione che abbiamo è quella del cedimento, della perdita di equilibrio. In questi versi Chiara Piscitelli ci fa immaginare l’abbandono come un piano sul quale i nostri piedi si poggiano e inevitabilmente si palesano le varie possibilità che ne assecondano l’inclinazione. Il disagio che proviamo inizialmente non è però una condizione irreversibile o del tutto svincolata da altri fattori. Dipende tutto dalla nostra forza di volontà che ci consente di cercare un contrappeso e riprendere equilibrio, dalla capacità di comprendere che nella vita può capitare a tutti di sentirsi abbandonati pur riconoscendo la nostra sofferenza come un fatto totalmente soggettivo. Possiamo anche scegliere di osservare con oggettività i nostri vuoti e le nostre lacune e comprendere che dall’altra parte non è presente alcuna volontà di colmarle ma anche la possibilità di lavorare su se stessi per una maggiore solidità personale che ci renderà in futuro più stabili e persino meno soli perché abbiamo acquisito la capacità di amare noi stessi più di ogni altra cosa al mondo e di saperci accompagnare nel mondo. E soprattutto che solitudine e abbandono non sono così collegati come sembra.

Il pendio dell’abbandono, una vertigine eterna.

Chi scala sale in punta di piedi,

risale le stesse vie, chi guarda sotto

si specchia nel dolore ma non conosce riflesso.

Il pendio dell’abbandono è un pendolo sicuro

tra un vuoto e un’aria che non vuole riempirlo

Sono io che mi prendo per mano –

“Non sono sola”.

 

Da UN BENE PALINDROMO – LietoColle

 

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