Pillole di poesia – Rocco Scotellaro

di Ilaria Grasso 

Se la poesia è anche strumento di conoscenza oggi voglio servirmi dai versi di Scotellaro per parlare dell’Anniversario della Liberazione d’Italia. Il 25 aprile del 1945 Milano venne liberata dai nazisti e dai fascisti e noi italiani lo festeggiamo perché rappresenta per la nostra nazione un nuovo inizio finalmente sotto i valori della democrazia, della libertà e della repubblica. Prima di quella data ci furono numerose battaglie, massacri, le stragi naziste, la guerra di Liberazione, la Resistenza e la lotta partigiana. Queste circostanze hanno ispirato la letteratura, la pittura, il cinema, la scultura, la musica, l’incisione, il disegno e non ultima la poesia. Rocco Scotellaro era scrittore, poeta e politico italiano. Scotellaro era figlio della scrivana del paese e di un calzolaio di Tricarico. Studiò
giurisprudenza a Roma non riuscendo però a conseguirne la laurea. Gli viene assegnato un posto di istitutore presso Tivoli ma, conseguentemente alla guerra e alla morte del padre, avvenuta lo stesso anno, decide di tornare nel suo paese natale. Con la sua formazione e con la sua enorme sensibilità abbraccia la causa dei contadini meridionali iniziando una intensa attività sindacale che lo portò all’iscrizione al Comitato di Liberazione Nazionale e al Partito Socialista. Noto per la sua volontà di coinvolgere la popolazione per la soluzione dei problemi, Scotellaro divenne sindaco di Tricarico e finisce in carcere per una cospirazione politica dalla quale accusa fu poi assolto. Abbandona dunque la politica per dedicarsi all’attività letteraria interessandosi ai temi e alle problematiche della società contadina alla quale sentiva di appartenere orgogliosamente. Ho scelto questi versi per ricordare quanto fu importante anche l’impegno del Mezzogiorno per la Liberazione d’Italia. Si verificarono infatti numerosi episodi spontanei di resistenza militare e civile in quel breve periodo di occupazione tedesca in Campania, in Puglia, negli Abruzzi e in Lucania, terra d’origine di Scotellaro. Pochi sono infatti a conoscenza della battaglia di Barletta o delle insurrezioni di Scafati, di Teramo, di Lanciano e di Matera. Le rivolte dei contadini meridionali furono molto importanti non soltanto per mettere in crisi il regime fascista ma anche tutto il sistema latifondista che all’epoca regnava sovrano in quelle zone. In questi versi di Scotellaro troviamo la storia di un uomo che ha saputo farsi una cultura e assieme al suo impegno, al suo coraggio metterla a disposizione della sua terra e dell’Italia tutta. Mi piace ricordarlo in questa sede per superare il pregiudizio culturale di un Mezzogiorno conservatore e filofascista. Recuperare la memoria di questi episodi di resistenza del Sud Italia credo sia fondamentale per collocare il Meridione nel contesto nazionale e fare della guerra di Liberazione un evento davvero tutto “italiano” nel senso pieno del termine, grazie anche alla testimonianza data da questi versi di Scotellaro.

L’UOMO

L’uomo che vide suo padre calzare
gli uomini e farli camminare
imparò da quell’arte umile e felice
la meraviglia di servire l’uomo.
L’uomo che crebbe nell’esule villaggio
imparò il coraggio di farsi riconoscere
e di crescere non lontano dai potenti della terra.
L’uomo che seppe la guerra e le lotte degli uomini
imparò dal fascino della notte
il chiarore del giorno.
Quell’uomo muore. Attorno attorno
alla ceppaia gigantesca che è
agili frullano i vivai che piantò nel mondo.
Ogni uomo che dà agli uomini amore profondo
e il pane e le scarpe e le case e le macchine
può dire chi era Stalin e la ragione del mondo.

 

Lucania 61, Telero di Carlo Levi, Matera, Palazzo Lanfranchi, Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna della Basilicata.

 

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