ArnesiDaSuono – Launeddas: aerofono policalamo sardo ad ancia battente

di Marta Cutugno

Per ArnesiDaSuono su Carteggi Letterari, al centro della nostra ricerca di oggi ci sono le Launeddas, aerofono policalamo ad ancia battente, strumento caratteristico di terra sarda che è uno degli elementi fondanti del folklore della grande isola alla sinistra dello stivale e che, per sua struttura, esige e comporta una tecnica esecutiva molto complessa, basata sulla respirazione circolare. Di versatile impiego, le launeddas sono impiegate nella rosa dei riti di carattere religioso come anche nelle manifestazioni profane di feste, di danze e per l’intrattenimento.

Le origini delle Launeddas risalgono addirittura alla Preistoria ed affondano radici nella musica tradizionale dei popoli antichi. Di provenienza sarda, le launeddas sono uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli aerofoni policalami ad ancia semplice e battente – suoi antenati diretti sono i clarinetti bicalami egizi e sumeri – in grado di regalare sonorità polifoniche. Lo strumento è infatti costituito da tre canne, ciascuna delle quali ha una dimensione diversa. Nella parte superiore possiamo individuare sa cabitzina, un cannellino posto all’estremità delle tre canne da cui, per incisione, si ricavano le ance. La canna più lunga è detta basso (basciu o su tumbu): il basso è privo di fori ed è intonato sulla tonica con funzione di pedale o bordone. Le note dell’accompagnamento sono affidate ad una seconda canna detta su mancosa manna, legata alla corda basso da uno spago: le due corde sono, entrambe, sorrette dalla mano sinistra. La terza canna è libera e chiamata mancosedda: la mancodedda viene sorretta dalla mano destra ed a lei è affidata l’esecuzione della melodia. La seconda canna (dedita all’accompagnamento) e la terza canna (dedita alla melodia) sono caratterizzate dalla presenza di quattro fori quadrangolari ciascuna che, occlusi all’occorenza, servono a determinare i suoni tramite diteggiatura. Sistemato in posizione diametralmente opposto all’ancia, troviamo, inoltre, un quinto foto detto arreffinu accordato attraverso l’impiego della c’era d’api, fino al raggiungimento del tono desiderato. Il materiale utilizzato per la costruzione è la canna di fiume arundo donax o canna comune insieme alla arundo pliniana turra, una tipologia che cresce in alcuni particolari zone della Sardegna.

Le launeddas si suonano impiegando la tecnica della respirazione circolare o continua, una tecnica particolare che permette, nella fase di inspirazione, di accumulare una riserva di aria sufficiente ad assolvere all’esecuzione strumentale per poi espellerla gradualmente mentre lo strumentista inspira con il naso in modalità appunto circolare. Esistono diversi tipi di launeddas, catalogati in “cuntzertu” in relazione alle intonazioni ed ai rapporti tra i suoni ed i tasti delle tre canne. Le Launeddas sono uno strumento che è stato sempre impiegato tanto per accompagnare la musica sacra delle Messe o delle feste patronali quanto per allietare le feste, le danze e le occasioni di intrattenimento profano: oggi, al fine del mantenimento della tradizione perché non venga perduta e perché, in qualche modo, sul territorio si avverte questa urgenza, lo strumento resiste e affascina sempre più i giovani attratti dal patrimonio storico popolare e dal fascino dei suoi repertori.

Immagine di copertina: museoschmidl.it

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