Pillole di poesia: Alberto Toni

di Ilaria Grasso

Questa bella poesia di Alberto Toni principia la sua riflessione poetica dall’osservazione di un malato di Alzheimer per espandersi a una riflessione più ampia cioè quella di un popolo che non ha memoria.
Così come un individuo smemorato ripete sempre le stesse cose convinto di non averle mai fatte così un popolo ricade sempre negli stessi errori. Così come ai familiari e agli amici capita di perdere la pazienza o di arrabbiarsi senza comprendere la natura di quella ripetizione solo apparentemente ossessiva, così tanto spesso anche a noi che siamo parte di una comunità succede di arrabbiarci e incrudelirci senza scavare, senza andare mai veramente a fondo convinti come siamo che l’importante per l’individuo sia solo ed esclusivamente il fatto di non cadere. Invece ciò che ci dice veramente uomini è proprio quella umanissima e grandiosa capacità di rialzarsi, a schiena dritta senza mai spezzarci ma muoversi fluidi e consistenti in direzione del bene e della vita. Nei versi finali di Toni, infatti, con una sintesi brillante come una stella nella notte e un suono forte troviamo ciò che spesso ahimè accade, la rottura definitiva e implacabile dovuta all’assenza di memorie e non dall’assenza di vita. Vi invito a leggere e rileggere soprattutto il verso finale a “memoria” appunto…

“Mémoire” diceva l’uomo delle stelle,
l’ingegnere tra, lusco e brusco,
invisibile al cielo del Centauro.
Pare che un grido ancora sveli di notte
un ricordo degli ultimi decenni, l’australe
che non vediamo, non udiamo, dai greci in poi,
sembra. Ma il mondo è ancora pronto a scivolargli
addosso. “Mémoire”, ripete e ripete per forgiarsi,
una pratica oramai consolidata, spezza, si spezza
nel suo tempo che sfugge e più non basta a dirlo.
Così cade la notte, cade e si spezza fino a giorno.

Da “Nodi quasi di stelle” – Ed. Il Bulino (in occasione della mostra “Dialoghi” di Giulia Napoleone)

In immagine di copertina e di seguito: Alberto Toni fotografato da Dino Ignani

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