Marina I. Cvetaeva – “Poesie” a cura di Pietro A. Zveteremich #poetiepoesie

Con questa edizione delle Poesie, ultima opera curata da Pietro A. Zveteremich, la casa editrice Feltrinelli vuole ricordare l’impegno intellettuale del grande traduttore del Dottor Živago”.

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Poche e significative parole aprono “Poesie” di Marina Cvetaeva, Universale Economica Feltrinelli. La dedica è rivolta a chi ne ha curato le pagine, Pietro A. Zveteremich (1922-1992) docente di Lingua e letteratura russa all’Università di Messina. Autore di numerosi studi di letteratura e cultura russa, ha curato la prima edizione mondiale de “Il dottor Živago” di Pasternak (Feltrinelli, 1957) e tradotto Gogol’, Dostoevskij, Sologub, Babel’, Platoniv, Solzenicyn, Erofeev. Ha scritto il romanzo “Le notti di Mosca. Riposa in pace caro compagno” (Olympia Press, 1971) e la biografia “Il grande Parvus” (Garzanti, 1988).

Marina Ivanovna Cvetaeva, considerata oggi poeta al pari di Majakovskij, di Pasternak e Achmatova, nacque a Mosca l’8 ottobre del 1892, figlia di un docente universitario di Filosofia. Nel 1922 emigrò all’estero per avversione al nuovo regime e per raggiungere il marito, Sergej Efron, che aveva combattuto nelle fila delle armate bianche di Denikin e di Vrangel’ e, successivamente, aveva trovato riparo a Praga. Qui Marina proseguì la sua attività letteraria. Gli anni tra il 1916 ed il 1920 furono prolifici nonostante la sofferenza estrema per il distacco dalla patria e per il crollo degli ideali della “Vandea russa”. Tornò in Russia e nel 1939 assunse la cittadinanza sovietica. Prima di tornare a dedicarsi alla scrittura, lo stalinismo colpì a morte il marito e la figlia. Restò, dunque, perdutamente sola e morì suicida il 31 agosto del 1941.

Nella vita e nell’arte la Cvetaeva aspirò sempre, impetuosamente, avidamente, quasi rapacemente, alla finezza e alla perfezione: e, nell’inseguirle, si spinse molto in avanti, sorpassò tutti … Oltre al poco che ci è noto, essa ha scritto una quantità di cose che da noi sono ancora sconosciute: opere immense, tempestose … La loro pubblicazione segnerà un grande trionfo e una rivoluzione per la nostra poesia che, inaspettatamente, si arricchirà di un dono tardivo e straordinario . Penso che la massima rivalutazione e il massimo dei riconoscimenti attendano la Cvetaeva”. Pasternak, 1956

Una selezione da “Poesie” – Marina I. Cvetaeva

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Dal ciclo “Insonnia”

Questa notte io sono sola nella notte –
insonne monaca senza un tetto!
Questa notte io ho le chiavi
di tutte le porte dell’unica capitale!

L’insonnia mi ha spinto in cammino
Oh come sei bello, mio fioco Cremlino!
Questa notte io bacio sul seno
tutta la tonda guerreggiante terra!

I capelli non si rizzano, ma la pelliccia,
e il vento afoso dritto nell’anima soffia.
Questa notte io ho compassione di tutti
quelli che si compassionano e si baciano.

1 agosto 1916

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Dal ciclo “Don Juan”

Io sono una pagina per la tua penna.
Tutto ricevo. Sono una pagina bianca.
Io sono la custode del tuo bene:
lo crescerò e lo ridarò centuplicato.

Io sono la campagna, la terra nera.
Tu per me sei il raggio e l’umida pioggia.
Tu sei il mio Dio e Signore, e io
sono terra nera e carta bianca.

10 luglio 1918

*
Con me non bisogna parlare,
ecco le labbra: date da bere.
Ecco i miei capelli: carezzali.
Ecco le mani: si possono baciare.
Meglio, però, fatemi dormire.

1920

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Dal ciclo “Versi per la figlia”

Un giorno, meravigliosa creatura,
io per te diventerò un ricordo,

là, nella tua memoria occhi-turchina
sperduto – così lontano-lontano.

Tu dimenticherai il mio profilo col naso a gobba,
e la fronte nell’apoteosi della sigaretta,

e il mio eterno riso, che tutti intriga,
e il centinaio – sulla mia mano operaia-

di anelli d’argento – la soffitta-cabina,
la divina sedizione delle mie carte …

E come, in un anno tremendo, innalzate dalla sventura,
tu piccola eri e io – giovane.

Novembre 1919

  • Sotto ed in copertina: Ritratto di Marina Ivanovna Cvetaeva, di Salvatore Fiume

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