Dunkirk: lo sguardo di Nolan sulla guerra

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Una visione che coinvolge i sensi, che scuote lo spettatore e lo costringe a vivere in chiave emozionale l’esperienza della guerra. “Dunkirk”, scritto e diretto dal londinese Christopher Nolan, anche produttore con la moglie Emma Thomas e già regista di titoli come “Il cavaliere oscuro”, “Inception” e “Interstellar”, fa percepire fino in fondo sensazioni, paure ed emozioni che investono i personaggi sullo schermo.

La fotografia di Hoyte Van Hoytema e il tocco registico di Nolan catturano lo sguardo nel segno dell’ampiezza della visione. Non a caso il film è stato girato in pellicola (in formato 15/70mm IMAX e Super Panavision 65mm) e il rifiuto del digitale coincide con un’idea personale di cinema, tra comparse, scene corali e suggestioni che coinvolgono in parallelo cielo mare e terra, secondo le tre linee narrative della storia. Il tutto nel nome di un linguaggio visivo antico e contemporaneo al tempo stesso.

Frutto di una coproduzione internazionale, “Dunkirk” rievoca la celebre evacuazione dei soldati alleati dalle coste della Francia (a Dunkerque) nel 1940. L’intima simbiosi fra le immagini e le musiche del compositore tedesco Hans Zimmer, punto di riferimento del cinema statunitense, caratterizza un racconto per immagini spoglio di dialoghi e approfondimenti psicologici. Un racconto legato, invece, a un’azione realistica, ma non esente da rielaborazioni visionarie, e a un movimento di corpi e a una successione di scenari d’effetto, scanditi da aerei militari e battaglie per la sopravvivenza in nave e nelle profondità marine.

Prevalgono sonorità e ritmi angoscianti che evocano inquietudini correlate al tempo che scorre e all’approssimarsi degli eventi. Si “rischia” la vita anche da spettatori, perché si comprende quanto quelle scene ci appartengano, anche se “Dunkirk” non sfiora le vette visive e la profondità filosofica su guerre e umanità, ferocia e dolore di Coppola e Kubrick.

Non manca un po’ di retorica alla fine, nel quadro di una narrazione complessivamente asciutta, e sullo schermo sfilano, come marionette di un mondo che non governano, gli attori Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Harry Styles, Barry Keoghan, Cillian Murphy, mentre solo i personaggi interpretati da Mark Rylance (il signor Dawson) e da Kenneth Branagh (il comandante Bolton) sembrano cogliere fino in fondo la complessità della posta in palio, con motivazioni differenti.

Grazie all’anti-eroica evacuazione di Dunkerque, suggerisce Nolan, si scoprì che persino una ritirata poteva equivalere a una vittoria, nel corso del conflitto con il nazismo. Scenografia in esterni di Nathan Crowley e montaggio (funzionale alla scansione narrativa) di Lee Smith, mentre la sceneggiatura è sacrificata alla composizione e all’estro delle inquadrature.

Marco Olivieri

Dal settimanale 100novepress, rubrica “Visioni”, del 7 settembre 2017.

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook in italiano del film.

 

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