InVersi Fotografici XX- Della forza triste ovvero la cattiva coscienza – Letizia Battaglia Vs Pasolini

Ad Agosto Carteggi va in vacanza ma vi riproponiamo gli articoli che vi sono piaciuti di più!

di Cinzia Accetta

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L’inVerso Fotografico di oggi racconta dell’incontro tra Letizia Battaglia e Pier Paolo Pasolini, avvenuto al Circolo Turati di Milano  nel novembre del 1972.

Letizia in quegli anni vive a Milano. Non è ancora la fotografa che conosciamo impegnata nella lotta alla mafia, condotta con dolore e passione attraverso le sue crude rappresentazioni dei “morti ammazzati” di Palermo. E’ alla ricerca di se stessa, si ascolta e si imbatte nella figura carismatica di Pasolini. Il suo dolore la conquista e istintivamente scatta delle foto a monito della battaglia di quell’uomo solo contro tutti, invitato in occasione dell’uscita del suo ultimo film – I racconti di Canterbury – a discutere della “libertà d’espressione tra repressione e pornografia”, vilipeso e accusato di fare pornografia, proprio dalla sinistra che lo taccia di disimpegno e deviazionismo decadente.

Letizia descrive il suo viso addolorato, i lineamenti tesi, lo sconforto.

Pasolini al Circolo Turati di Milano (novembre 1972). Foto di Letizia Battaglia, 1972
Pasolini al Circolo Turati di Milano (novembre 1972). Foto di Letizia Battaglia, 1972

C: Letizia raccontaci del tuo incontro con Pasolini

L: A quel tempo Pasolini non era Pasolini “il mito”. Era un poeta, un regista, uno scrittore molto solo e molto contestato. Oggi dappertutto si parla di Pasolini, si scrivono saggi su di lui. Pensa che addirittura sono state tradotte in russo le sue poesie friulane. Io avendo questo amore per lui quando seppi della riunione al Circolo Turati volli incontrarlo. Entrai in questa sala affollatissima di gente scalmanata che lo attaccava moltissimo e io ero li con la mia macchina fotografica, non ancora fotografa ma con qualcosa dentro che mi diceva che dovevo fare fotografie; puntai l’obbiettivo su di lui mentre lo incalzavano. Il suo volto era bellissimo, mi sentivo indegna di fotografare una persona cosi meravigliosa.

Fotografai lui con quel suo sgrardo triste e nello stesso tempo forte.

Rimasi molto colpita dall’accanimento della folla. Conservai queste fotografie per molto tempo, senza sapere cosa farne, senza sentirne il giusto utilizzo. Solo dopo trent’anni, dopo aver visitato la tomba di Pasolini, posizionata accanto a quella della madre, ebbi un’idea. Venni a conscenza dell’esistenza di un centro dedicato a Pasolini a Casarza allestito proprio nella casa materna. Fu cosi che decisi di donare queste foto in quel luogo che aveva visto crescere il giovane Pasolini, come gesto simbolico di restituzione del figlio alla madre.

Pasolini al Circolo Turati di Milano (novembre 1972). Foto di Letizia Battaglia, 1972
Pasolini al Circolo Turati di Milano (novembre 1972). Foto di Letizia Battaglia, 1972

Ho regalato le foto, è stata allestita una bella mostra e da allora queste immagini sono state richieste in tutta Italia e all’estero, in occasione di convegni, conferenze e giornate di studio, segno che l’interesse per l’opera di Pasolini è sembre altissimo.

C: In occasione di questa giornata in cui ricorre l’anniversario della sua morte molto si è scritto sulla carta stampata e sul web. Pare che parlare di Pasolini sia una moda, ci si interroga sull’effettivo valore e influenza di Pasolini come uomo e delle sue opere, sulla società contemporanea. Qual’è secondo te la lezione di Pasolini?

L : Ma chi può considerare una moda recuparare Pasolini? Sarebbe come considerare una moda parlare di Leopardi. E’ come parlare di Caravaggio e sottolineare che era un attaccabrighe. E’ ancora oggi un problema di cattiva coscienza. L’isolamento prima e poi la tragica morte di un uomo considerato scomodo. Pasolini fu ammazzato non per una squallida storia di sesso, ma perchè ogni volta che andava in televisione o scriveva attacava il sistema. E il sistema non perdona. L’importanza di Pasolini è chiara, è somma.

Uno degli scatti di quel pomeriggio al Circolo Turati è entrato a far parte del progetto testamento “Gli Invincibili” realizzato da Letizia Battaglia che raccoglie le immagini delle figure di riferimento nella vita di Letizia da Pasolini a James Joyce, da Che Guevara a Gesù, da Rosa Parks a Freud, da Falcone e Borsellino alla Venere di Tiziano.

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Supplica a mia madre

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile

Pier Paolo Pasolini

Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre,

di ricordare qualcosa di lei, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.

Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 o del 1931, rata mamma

e io camminiamo per il sentiero di un prato abbastanza fuori

dal paese; siamo soli, completamente soli.

Intorno a noi ci sono i cespugli appena ingemmati, ma con l’aspetto

ancora invernale; anche gli alberi sono nudi, e, attraverso

le distese dei tronchi neri, si intravedono in fondo le montagne

azzurre. Ma le primule sono già nate. Le prode dei fossi ne sono

piene. Ciò mi dà una gioia infinita che anche adesso, mentre ne parlo,

mi soffoca. Stringo forte il braccio di mia madre (cammino infatti

a braccetto con lei) e affondo la guancia nella povera pelliccia

che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della

primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di

fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita”

(da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Oscar Mondadori, 2005 p.41).

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