InVersi Fotografici: Due di uno: tenera è la coppia (la mente, il letto e lo scrittoio) – Martine Franck Vs Francis Scott Fitzgerald

L’InVerso fotografico di oggi prende spunto dall’arte di coppia ossia dalla sinergia tra due artisti che condividono la mente, il letto e lo scrittoio o la macchina fotografica che dir si voglia. Solitamente uno dei due conquista la fama e la notorietà a discapito dell’altro. Non è dato sapere se ciò sia frutto del caso, del genio dell’uno o dell’abnegazione o della follia dell’altro. Genio e follia, dedizione e sregolatezza, sono estremi opposti di quel terreno fertile che spinge l’uno alla creazione e l’altro al ruolo di spalla o di angelo distruttore. Tutto tranne la quiete.

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Oggi vi presento quattro personaggi che formano, a due a due, realtà molto differenti ma in ugual misura fondamentali alla realizzazione dell’arte. Martine e Zelda, entrambe femministe e combattive, Henri e Scott, malinconici e cantori delle occasioni mancate.

 “You can’t repeat the past” S.

Martine Franck  fu una documentarista molto stimata, nonché  seconda moglie di Henri Cartier – Bresson. Per oltre 32 anni fu un membro della Magnum Photos nonché cofondatrice  e presidente della Fondazione Henri Cartier- Bresson. Nata ad Anversa nel 1938, studiò storia dell’arte presso l’Università di Madrid e presso l’Ecole du Louvre di Parigi. Nel 1963, iniziò la sua carriera fotografica al  Time-Life quale assistente dei fotografi Eliot Elisofan e Gjon Mili. Dopo aver girato il mondo – Stati Uniti, Gran Bretagna, Madrid – nel 1964 si stabilì a Parigi e fu uno dei membri fondatori del celebre Theatre du Soleil. Nel 1970 si sposa con Cartier-Bresson e nel 1980 è tra le prime donne ad entrare nell’agenzia Magnum Photos, diventandone membro effettivo dopo tre anni.

Martine Franck spazia tra differenti generi di fotografia, passando dal  reportage documentario in Nepal e Tibet fino ai ritratti delicati e suggestivi degli artisti Parigini. Il suo portfolio fotografico comprende parecchi personaggi dell’élite culturale del suo periodo, tra i quali i fotografi Bill Brandt e Sarah Moon, l’artista Diego Giacometti, Miquel Barcelo, Marc Chagall, Leonor Fini, Zao Wou Ki, Fernando Botero ed il filosofo Michel Foucault. Non mancano collaborazioni con riviste famose quali Vogue, Life e Sports Illustraded. Martine Franck. Durante la sua lunga carriera, pubblicò un totale di nove libri tra cui Des Femmes et la Création. Morì a Parigi nel 2012, a causa della leucemia.

Dagli studi geometrici dei paesaggi, ai ritratti espressivi e vibranti, la fotografia Martine Franck si serve del bianco e nero per liberarci dalla distrazione del colore e spogliare il superfluo.

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Martine ottiene il successo molto giovane e fa della sua arte l’imprescindibile sostegno al lavoro del marito, senza restarne schiacciata ma anzi raccogliendone i frutti nel lavoro condotto alla sua morte dalla fondazione; Zelda incasina tutto, prima e dopo la malattia. Crea e distrugge, è ninfa e demone al tempo stesso.   Una bambolina di trent’anni che non vuole arrendersi al tempo che passa. Così, da sacerdotessa del culto di Scott, Zelda diviene la rivale di quel culto: anche lei è intelligente, anche lei ha talento, non ci sta a «sedere sul sedile posteriore della vita».

«Chi ha detto che è sbalorditivo come i dolori più profondi possano mutarsi nel tempo in una specie di gioia? Certo, la coppa d’oro è spezzata, ma era d’oro». S.

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Nota è la passione di Scott per la poesia e per i versi di Keats tanto da intitolare uno dei suoi romanzi – Tenera è la notte – con un verso tratto dall’ Ode a un usignolo del poeta inglese. Fitzgerald è l’autore dei rimpianti e delle occasioni mancate. Trascinato a fondo dalla malattia della moglie, corroso dalla società della quale brama di far parte, travolto dall’insaziabile fame di vita e di emozioni di Zelda. Scrive Fëdor Dostoevskij che a volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza.

«Perché abbiamo praticamente gettato via gli anni migliori della nostra vita? Perché così alla fine non ci rimarrà più tempo da sprecare» Z.

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LA PIOGGIA PRIMA DELL’ALBA

L’ottuso, debole picchiettio nelle ore cadenti
Scivola sul mio sonno, riempie i miei capelli
Di umidità: il peso dell’aria greve
Si sparge su di me, là dove la mia anima stanca si nasconde
Sfuggente come una regina solitaria fra torri vuote
Morente. Cieco e inquieto prendo conoscenza:
un battito di ampie ali scende giù per le scale
e mi sazia come un forte profumo di fiori

Mi sdraio sul mio cuore. I miei occhi come mani
Afferrano il cuscino fradicio. Ora l’alba
Con le lacrime dal suo seno bagnato la camicetta fa umida
Della notte, dagli occhi di piombo e umida lei vaga per il prato,
Tra le tendine lanciando sguardi meditabondi e sta
Come un nuotatore inzuppato – La morte è all’interno della casa!

(NASSAU LITERARY MAGAZINE – FEBBRAIO 1917)

*

PARTIAMO QUESTA NOTTE

Noi partiamo questa notte
Silenziosi riempiamo la strada immobile, deserta
Una colonna grigia, confusa
E gli spiriti trasalgono per questo battere smorzato
Lungo la strada senza luna;
gli ombrosi cantieri dove i nostri passi echeggiano
passando dalla notte al giorno

e così attardiamoci sui ponti senza vento
vedere sulla riva spettrale
ombre di mille giorni, poveri relitti striati di grigio
oh allora deploreremo
quegli anni inutili!

Guarda come è bianco il mare!
Le nuvole si sono fatte pioggia, il cielo fiamme
Su autostrade vuote, dove il pavimento di ghiaia riluce
Il ribollire delle onde a poppa
Diviene un voluminoso notturno
…Partiamo questa notte.

(NEW YORK, 1920)

*

TRAMONTO DI CITTÀ

Vieni fuori. . . . fuori
Per questa mia notte inevitabile
Oh, bevitore di vino nuovo,
Qui è sfarzo… qui è carnevale,
Ricco tramonto, strade nebbiose e tutto
Il sussurro della notte della città…
Ho chiuso il mio libro di armonie evanescenti,
(Le ombre su di me cadevano nel parco)
E la mia anima era triste di violini e alberi,
E sono stato male per il buio,
Quando improvvisamente si affrettò da me, portando
Migliaia di luci, una brezza ossessionante,
E una notte di strade e canti…
Io ti riconoscerò dai tuoi piedi ansiosi
E dai tuoi chiari, chiari capelli;
Ti sussurrerò cose felici e incoerenti
Mentre ti aspetterò lì…
Tutti i volti indimenticabili nel crepuscolo
Unirò al tuo,
E le orme come mille ouverture
Unirò alle tue,
 E ci sarà più ubriachezza del vino
Nella morbidezza dei tuoi occhi nei miei…
Violini leggeri dove belle donne cenano,
Frusciare di gonne, le voci della notte
E tutto il fascino di occhi amichevoli…
Ah lì
Andremo alla deriva come suoni d’estate nell’aria d’estate…

(NASSAU LITERARY MAGAZINE – APRILE 1918)

(Traduzione di Nicola Manuppelli)

Martine Franck, Club Méditerranée, Agadir, Morocco, 1976

 

 

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