“Il Ladro di Libri”: recensione e intervista con Alessandro Tota

 

LUCCA E DINTORNI

Recensione e intervista di Giancarlo Lupo

Se ti dessi un cazzotto in faccia ti piacerebbe? Ecco. È così che deve essere l’arte. Bisogna aver paura che faccia male”

Bisogna far di tutto per non lavorare, perché è la vita stessa il terreno di gioco dell’arte: preparare un furto vale quanto scrivere un libro. Fare una scelta anziché un’altra, vivere in un certo modo… sono già delle azioni artistiche.”

Recensione de Il Ladro di Libri (volume brossurato di 176 pagine in bianco e nero) di Alessandro Tota, Pierre Van Hove, Coconino Press, 17,50 Euro.

Daniel Brodin vive nella Parigi degli anni ’50, incrocia la sua vita con quelle di Sartre, Gallimard, Genet, spacciandosi per poeta, ma in realtà è un ladro, di emozioni, di passioni, di poesie altrui e di libri. A un certo punto Daniel è diviso tra due mondi, il mondo letterario dei salotti e quello dei bassifondi, altrettanto letterario. Il suo amico-sodale Jean-Michel, un misto fra Zanardi e Gerard Depardieu lo spingerà a seguire le passioni fino in fondo, infischiandosene delle conseguenze.

Il fumetto racconta benissimo la Parigi pre contestazione sessantottina, il vitalismo dei protagonisti, la furia iconoclasta, la felicità di vivere e di cambiare vita. I disegni underground tratteggiano nel bianco e nero la vita dei bistrot, del Quartiere Latino, della rive gauche frequentata dai bohemien. I personaggi sono splendidamente rappresentati e caratterizzati sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista grafico.

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Intervista allo sceneggiatore Alessandro Tota 

Italiano trapiantato in Francia, insegna alla scuola d’arte del fumetto a Parigi.

– Qual è stato il primo incontro coi fumetti?
Il primo incontro con i fumetti è stato con i fumetti della Disney da bambino. In seguito sono arrivati i supereroi, moltissimi supereroi per diversi anni, soprattutto Marvel. Poi il grande cambiamento è stato con le pagine di Frigidaire, ho scoperto artisti come Scozzari, Pazienza, Mattioli. Ho quindi scoperto un altro fumetto americano, non quello dei super eroi. Il fumetto underground di Daniel Clowes e Robert Crumb. Non tanto il lavoro di Crumb su Fritz the Cat, ma soprattutto il suo lavoro autobiografico. La passione per i supereroi è un po’ continuata. Ovviamente la fase in cui da bambino compravo tutto oramai è finita, però mi piacciono ancora molto artisti come John Romita jr, John Buscema, Frank Miller, Bill Sienkiewicz, Kevin Nolan, Arthur Adams e molti altri.

– Adesso che fumetti leggi?
Ora mi interesso soprattutto al manga degli anni ‘50 e ’60, il gekiga, per esempio i lavori di Osamu Tezuka e Yoshihiro Tatsumi. C’è un libro, appena pubblicato da Canicola, su quel mondo. È Viaggio a Tokio di Vincenzo Filosa. Poi ultimamente mi hanno appassionato altri libri, I quaderni giapponesi di Igort sul mondo dei manga, La Fenice e il Budda di Osamu Tezuka.

– Se dovessi incarnarti in un personaggio dei fumetti, quale personaggio vorresti essere?
Mi piace molto Geppo, il diavolo buono. Non lo leggevo da bambino, ma mi diverte la definizione, è quasi un ossimoro, il fatto che il diavolo sia buono.

– Qual è il prossimo progetto? 
Io e Pierre (Van Hove, n.d.r.) abbiamo un obiettivo, riuscire a produrre un libro ogni due anni. Ci tengo a precisare che il Ladro di libri è nato da una collaborazione fra me e Pierre, nel senso che Pierre non è stato il mero esecutore delle mie sceneggiature. La nostra nuova collaborazione uscirà, secondo i nostri progetti, fra un anno, nel 2017. Per il prossimo Lucca Comics invece dovrebbero uscire i nostri progetti personali. Il mio progetto personale sarà il seguito di Fratelli. Ho pensato a un romanzo di formazione molto lungo, forse sarà il libro più lungo che ho mai scritto, è un progetto molto ambizioso. Il fatto è che per questo libro ho cambiato completamente il modo di disegnare. Vado un po’ più a rilento del solito. In genere riesco a produrre una pagina al giorno. Invece in questo caso devo ancora ingranare e ci vorrà ancora qualche mese. Posso anticipare che lo stile cambierà, il modo di disegnare cambia sempre perché i riferimenti culturali e le passioni cambiano. Soprattutto l’impaginazione sarà diversa. Infatti il respiro della narrazione determina l’impaginazione. Guardando la tavola, guardando la pagina, ricevi già l’emozione della storia. Una struttura a sei vignette, una struttura a due vignette, una splash page ti raccontano la storia in qualche modo.
Gattuso sarà proprio romanzo, nel senso tradizionale del termine, avrà le strutture del romanzo tradizionale, come quello di Balzac. Anche il Ladro di libri era strutturato come un romanzo, ma Gattuso assomiglia di più a certi romanzi di formazione. C’è un gruppo di persone in cui un personaggio emerge perché più forte. Ricorda nell’approccio il film di Scorsese, Quei bravi ragazzi: il protagonista racconta e presenta i personaggi che però non hanno voce in sé, noi li conosciamo solo dalle parole del protagonista. Gattuso sarà un libro che prende inizio dagli anni ’90. La storia finisce nel 2000. E con questo libro idealmente chiuderò un ciclo. Vorrei chiudere il lavoro che ho iniziato con Fratelli su Bari e poi iniziare altri progetti paralleli. Ho già iniziato un romanzo storico ambientato negli Stati Uniti, ma per ora l’ho accantonato, perché non si può fare tutto assieme.

– Qual è la colonna sonora dei tuoi fumetti?
Direi la musica americana degli anni ‘60 e ’70, garage band dell’epoca come per esempio i Seeds o i Music Machine. Talk talk, come album, potrebbe essere una buona colonna sonora per i miei fumetti.

Durante la serata del 30 ottobre 2015, al Teatro del Giglio, il festival Lucca Comics & Games ha premiato gli artisti e le loro opere.

Miglior Graphic Novel (ex aequo): Il ladro di libri.
Motivazione: Per un’opera misurata, intelligente e ricca di trovate, che ci proietta, insieme a una compagnia di personaggi dalla rara espressività, all’inseguimento di una gloria effimera tra i fumosi locali bohemien di una Parigi anni ’50.

Nota Gekiga (in italiano immagini drammatiche), sono anime e manga che raccontano storie drammatiche. Sottogenere usato nei Seinen e negli Josei, in contrapposizione con i Manga, i Gekiga nacquero per proporre storie più complesse e spesso liberamente ispirate a fatti realmente accaduti.

Giancarlo Lupo

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