Il cacciatore di mosche e altre poesie

Ad agosto Carteggi Letterari si prende una pausa e sospende la programmazione ordinaria. Riproporremo post apparsi nel secondo anno di attività. Natalia Castaldi propone poesie di Adriano Spatola (pubblicato il 12 marzo 2015).


Similitudine è il suo viaggio inaspettato
provocato da irruente debolezza
per la teoria della valvola di sfogo
dentro vagoni luridi e impestati
da viaggiatori colpiti da incertezza
un modo come un altro di lasciarsi andare
di cadere e cadere senza precipitare

Adriano Spatola

Antiche e moderne forme di vergogna
- The Position of Things:
Collected Poems 1961-1992 (Paperback)

adriano-spatola-collage

Cacciatore di mosche

Immonde sarebbero le concezioni del mondo
le macchie arrugginite sulla pelle maculata
le stasi della mano posata sul vecchio pacco
abbandonato da tempo sull’angolo del quadrato
in prospettiva aristotelica non molto distante
dal concetto perfetto di geometria o impertinenza
dell’occhio delle mosche in volo nella stanza
fosforescente intorno alla pista d’atterraggio
immondo è ucciderle senza averne il coraggio

*

Meditazioni, alba

Quanto di sopportabile un po’ quasi tutto
pozzi ginestre inferriate soli lumache
gomme per cancellare bottiglie matite
macchina da scrivere leggermente avariata
disegni di una mente vagamente incantata
sogni balbuzie linguaggio da osteria
altro materiale che abbiamo accatastato
per evitare di non essere salvato

*

Senza finestra

L’odore dell’odore è denso e sopportabile
vivace con tono alto e isterico dolce
negli angoli spesso acuto e penetrante
però difficile da riconoscere intatto
imbarazzante nervoso pronto per l’olfatto
per la possibile sua visualizzazione
chiuso l’inferno gli rimane la visione
il disinfettante il fermaglio per le stampe
limoni gialli cipolle carta consumata
la pioggia inesistente e affogata
compressa per ora in questi fogli piagati

*

Tecniche di creazione

Similmente si comincia anche dall’alto
nel punto in cui la sedia si curva oltre
dove si nota bene la morbidezza infantile
della brezza e dei vecchi venti di mare
il loro solito modo è un modo di gridare
urlare piangere piuttosto perseguitare
altri strumenti tutti sono da suonare
come la goccia l’acqua la placida coscienza
la spalliera intagliata con le flaccide vele
l’etichetta da birra con le solite tre mele
birra rabbia anche un po’ di esaltazione
cose venute dal miele con qualcosa di fiele

*

Notturno in versi sulla poesia

La nuit est de plus en plus noire et de
plus en plus froide, ce qui est le droit
absolu d’une nuit d’hiver.

Per ogni parola la divisione è unica
ma dissimile da sé e quasi frazionata
scivola via perché unta di grasso
perché immemore e solitaria o deserta
accanto alle unghie curate del sommelier

O nei pressi della piegatura del foglio
che esercita la funzione del tovagliolo
del bavaglio incastonato fra le mandibole

E il silenzioso incertamente silenzioso
nelle sue componenti mal distribuite
incerchiate a lenti colpi di tronchese
benché la media sia aritmetica e d’oro
nelle forme di sogno incontemplabili

Sotto penetrazioni acute sibilanti
insopportabili per la saliva e per i quanti
o per le altrepresenze rivelate dal testo
nell’homo sapiens e nel suo equipaggiamento
non sempre funzionale o equidistante

In mezzo alla rotazione all’altra sessualità
dimostrata dal corpo chiuso del libro
nella sua leggenda afferrata dal raffio
in un primo piano inquieto e semovente
Ah ma la poesia non ha bisogno di niente

*

Majakovskiiiiiiij

(esordium)
questa estrema dissoluzione sistematicamente portata
ai limiti della violenza e fino alle terre del fuoco
fino all’eccitazione stagnante nel rendimento del ritmo
alle catastrofi degli organismi in circolazione casuali
nelle città fagocitate nei corpi incrostati di sale
sotto la luna ecchimotica che rotola sopra il biliardo

(narratio)
con un po’ di fervore ma ancora variabile per confermare
il tutto per confermare lei che ama con insistenza
che vegeta ramificata nel vuoto pneumatico del suo racconto
la prognosi tattile l’eccezionale stupefacente chiarezza
la domestica peste la febbre in espansione nell’universo
con un po’ di fervore ma sempre variabile per confermare
il tutto per confermare lei che ama con insistenza

(partitio)
ogni singola parola è adesso una tempesta di gesti
un riflesso delle sue ribellioni o la piacevole ombra
dell’albero che messo in moto si libera dai coleotteri
il palmipede ossuto lo stimolo ligneo che s’agita negli strumenti
per l’apertura per l’enfasi in certi momenti della giornata
alle spalle degli animali braccati nello spettacolo esploso
degli animali braccati che scivolano nella materia

(probatio)
un riflesso delle sue ribellioni la piacevole ombra
che vegeta ramificata nel vuoto pneumatico del suo racconto
l’eccitazione stagnante nel rendimento del ritmo
che vegeta ramificato nel vuoto pneumatico del suo racconto
con un po’ di fervore ma sempre variabile per confermare
al palmipede ossuto lo stimolo ligneo che l’agita negli strumenti

(repetitio)
mancano ancora nella composizione le digitali memorie
i presupposti marini i parziali giardini i liquidi impulsi
le catastrofi degli organismi in sospensione nell’universo
i cavalli castrati che perdono tempo nelle profonde caverne
sotto la luna ecchimotica che rotola sopra il biliardo
alle spalle degli animali braccati nello spettacolo esploso
degli animali braccati che scivolano cauti nella materia

(peroratio)
ogni singola parola è stata una tempesta di gesti
l’albero che messo in moto si è strappato di dosso le foglie
la foglia che messa in moto si è strappata di dosso le dita
il dito che messo in moto si è strappato di dosso i cavalli
il cavallo che messo in moto si è strappato di dosso le unghie
ah la prognosi tattile ah la domestica peste
con un po’ di fervore ma il tutto invariabile per confermare
il tutto per confermare lei che ama con insistenza
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Di seguito due pdf dall’archivio Maurizio Spatola:

Adriano Spatola L’EBREO NEGRO Scheiwiller, Milano 1966
Adriano Spatola, Majakovskiiiiiiij 
e su PuntoCritico – QUI – una recensione a “the position of things” a cura di Marco Giovenale

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