Bataclan, Bonifacio Vincenzi. Note di lettura

di Daniela Pericone

copertina Bataclan

Bonifacio Vincenzi, Bataclan, LietoColle, 2016

Tutt’altro che semplice e priva di insidie la scelta di scrivere una poesia legata a un fatto di cronaca, ancor più se recente e di tale dirompente portata emotiva come l’attentato terroristico che ha bruciato le vite di tanti giovani riuniti per un concerto nel teatro parigino Bataclan il 13 novembre 2015. Bonifacio Vincenzi vi ha dedicato un’intera raccolta, ha avvertito l’insopprimibile urgenza di tramutare lo schianto emotivo e la torsione dinanzi all’orrore in parola poetica, riuscendo a schivare appieno retorica e derive sentimentali, toni enfatici e pietismi di facile presa. Dai versi di Bataclan (LietoColle, 2016) scaturisce la verità della compassione dell’uomo verso l’uomo, la riflessione sui nessi causali e casuali di ogni destino, sul labile confine tra morte e sopravvivenza, la ribellione nei confronti di una violenza tanto più inaccettabile quanto più si considera la giovinezza delle vittime, il senso oscuro e latente delle nostre colpe. Quello che il libro sa restituire è la lucidità del linguaggio contro il caos dell’assenza di pensiero, il recupero di un senso affidato al ricordo contro l’azzeramento dell’oblio: “Per loro e per tutti gli anni / che chiederanno conto al tempo / sarà primavera in novembre.”

La visione poetica cattura la luce della vita perduta e ne impedisce l’estinzione.

 

*
Un attimo prima degli spari
prima che irrompesse la Storia
ancor prima del panico e dell’orrore
cadde l’istante calpestando il senso

cadde la vita innocente per le colpe del mondo
non più nomi, storie e vissuto
ma un lampeggiare discontinuo
dalle caverne dell’odio.

 

*
C’è un muoversi di corpi e canti
nel procedere invariato dell’istante.

Un tratto larvale si espande, deforma
la festa, rende la folla un bersaglio.

 

*
Ah Prévert! Ah Prévert!
i tempi cambiano.

Ora i ragazzi che si amano
muoiono
nell’abbagliante splendore
della loro libertà.

 

*
In qualche punto del silenzio
lontano da qui
qualcosa di te si muove.

Sei nell’ombra della pioggia
che non bagna.

 

*
Gli altri sono noi stessi, lo dicono
le paure e il pianto e il fiore che si spezza
nel giardino ha nel grido lo stesso nostro
rimpianto. Non serve affannarsi, correre,
siamo dentro al destino e se non si invecchia
è solo perché la morte ha giocato sporco.

 

*
Un dominio di morte disperde
il coraggio e la gioia:
rimaniamo fermi a guardare il mondo
che vorremmo, a risvegliare sogni
che appartennero ad altri, un groviglio
di inganni ci controlla la vita, oscura
la colpa per questo male senza fine.

 


Bonifacio Vincenzi è nato a Cerchiara di Calabria e attualmente vive a Francavilla Marittima (CS). In più di trent’anni di attività letteraria ha scritto romanzi, saggi, raccolte di poesie, ha curato antologie poetiche e ha collaborato a quotidiani e riviste specializzate. Ha diretto la rivista “La colpa di scrivere” e il quadrimestrale di letteratura “Il Fiacre n. 9”. Tra i libri di poesia ricordiamo La tempesta perfetta, Aljon Editrice, 2009, Le bambine di Carroll, LietoColle, 2015 e Bataclan, LietoColle, 2016.

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