Ossessione l’occidente – Vladimir D’Amora

chi soffre l’ossessioni, ripete sempre – ciò da cui vorrebbe uscire: è (un) occidentale.

questo è il nocciolo sia nosografico sia filosofico – dell’ossessione.

il primo ossessivo, Odisseo.

che ripete i suoi viaggi, da cui vorrebbe pur salvarsi, approdando fino a Itaca.

ossessivo, Dante, come personaggio della sua stessa scrittura: vorrebbe spegnersi in Dio, nella contemplazione ultima, il silenzio del mistico – ma non sa a fare a meno di ridurre il divino a oggettivanti, determinate figure e parole d’uomo: dalla parola evadere, per non riuscire, che a produrre parole.

don Chisciotte: essere Sancho, un essere di passaggio, di lato, uomo di esperienza, di vita, mentre non sa altro che chiudersi nella sua fantasticazione cavalleresca: da cui non viene mai a liberarsi, se non per ricaderci ancor più patentemente. e ossessivo Sancho: che vuol conoscere, essere uomo di scienza, perdendosi nelle tristi figure, ma non sa che stare alla porta, essere in pericolo.

ossessiva è la Bovary: solo alienarsi, e nell’altro rintraccia un abito da cui non può non distrarsi: così annichilandosi non altrimenti, che dando spessore, se non vita, al nulla.

ossessiva la Laura di Petrarca, che è come un meta-personaggio, quanto lo è Dante nella sua Commedia: Laura è sempre collocata nell’ambito della più verace naturalità, e tuttavia il suo nome è solo un flatus vocis: la pietrificazione dell’amore, di cui è simbolo puntualmente evanescente.

ossessivo il protagonista Zeno Cosini dell’ossessiva scrittura romanzesca di Italo Svevo: la sua ossessione è l’auto-analisi: la scrittura come occasione, fallimento di cura: quanto più si avvede che la scrittura è vita morta, tanto più ha da proporre una integrale letteraturizzazione della vita tutta.

ossessivo, catturato nella cattiva infinità per cui quanto più cerca di salvarsi dalla Vita tanto più ne è schiavo, sebbene la domini come un signore solo, è lo Sperelli del Piacere dannunziano.

ossessivo è anche Cristo, personaggio almeno dei Vangeli sinottici: Cristo vorrebbe trascendere la sua natura umana, la sua finitezza: eppure non fa altro che ricadere s-finito nella gettatezza della sua mortalità, quanto più è destinato a sedere presso l’in-finita divinità del Padre.

ossessivo è l’uno-e-bino personaggio del meta-romanzo pasoliniano Petrolio: tanto ossessionato dal sé, da se stesso, da raddoppiare la sua cappella nel glande e nella glande: solo facendosi fottere e fottendo insieme, riesce a trascendersi e purgarsi come in un tragitto misterico-eleusino.

tra i personaggi shakespeariani, preda di ossessione non è tanto Otello, ma Riccardo, protagonista del Riccardo III: la sua ossessione è la più devastante, e insieme devastata, nella sua univocità; l’ossessione per il potere lo fagocita al punto che nel mondo che egli odia, resta solo: solo egli ne resta signore assoluto.

tra i personaggi ossessivi e ossessionati, almeno tra quelli drammatici, il principe è Edipo, e proprio nell’originaria versione sofoclea: quanto più desidera di avere la verità, tanto più è la verità: non può non ricercare il vero assassino, non può che riconoscersi come il vero parricida e il vero, e il primo, incestuoso dei Labdacidi.

ogni personaggio epico, ab origine, dell’epica antica, è ossessivo: Achille, nell’Iliade, soffre di una ossessione fatale: sempre frontale, sempre eterodiretto, sempre con leonine fauci a sconfiggere ogni limite, resta preda appunto di questa sua ossessiva esistenza di figura!

ossessiva anche, nella letteratura antica, in quella latina, la Medea di Seneca: in scena è una donna tanto desiderosa di vendetta, che non sa che volere e disvolere insieme: la volontà è una nolontà, che la condanna a volere ciò che non può desiderare, eppure lo vuole – non volendolo.

ossessionata dall’amore è anche la pucciniana Turandot: tanto innamorata di Amore, tanto presa dalla passione, da doversene liberare a ogni istante: congelandosi nel più eloquente silenzio: nella più stitica generosità.

ossessivi gli oggetti ai piedi del melancolico: presenti, ma inani – vacanze di compimento: perfette allegorie di una presenza infondabile, inesaurita: una presenza che non sa finire, pur destinata al tramonto, all’occiduo: occidentale.

l’occidente muore e agisce: l’ossessione della morte, dell’azione – dell’azione che muore e che morta recita la parte senza specchio: senza la faccia della morte. l’occidente è la ferita ricucita con ossessiva mascheratura di strappo: maschera strappata accanto alla morte: senza ferita – morta. s’illude e illude, l’occidente, di potersi beare allo specchio in uno specchio: dallo specchio: (senza) lo specchio è un’alterità senz’occhio: solo occhio: una ossessione dell’occidente per le figure come proiezioni speculari: come blocchi dello spelucativo: contraccolpo senza il respiro; e ossessivo è il mettersi nel posto del sole che muore e che resta sole, recuperando le ciclicità e le ingenuità – originali – di ogni mito: della cellula germinativa dello specchio: della narrazione: l’occidente ossessivamente narra e proietta: si specchia e dissemina specchi: ossessivamente per giocare e acquistarsi un alibi. solo ossessivamente scorto. allo specchio.

a oriente, l’occidente, sa che si fece il vetro, si fece il dio, si fece il primo eroe, si fece l’ossessione come ribattersi del sole sonante e sospiroso e sleep: un altro gioco: gli occhi che ossessivamente si serravano.

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