Bloom’s day di Claudio Collovà per Atto Unico – prossimo appuntamento il 17 aprile con “Nudità. Chiaroscuro Permanente” di Auretta Sterrantino

COMUNICATO STAMPA: Bloom’s day cattura il pubblico di Atto Unico

Il regista Claudio Collovà torna a Messina con Sergio Basile per un Joyce d’eccezione.

Buio in sala la scorsa domenica per il sesto appuntamento della rassegna teatrale “Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena”, curata da QA-QuasiAnonimaProduzioni. “Bloom’s day”, diretto dal regista palermitano Claudio Collovà e interpretato da Sergio Basile, ha lasciato senza fiato il pubblico del Teatro Savio, catturato da uno spettacolo in grado di assorbire completamente per la sua intera durata. La pièce, prodotta dal Teatro Argot di Roma, prosegue la ricerca del regista sull’Ulysses di James Joyce, intrapresa dal regista già da diversi anni.

«L’Ulisse è stato un libro fondamentale per il mio percorso di artista – dichiara Claudio Collovà – e gli sono debitore in moltissimi spettacoli. Bloom’s Day è una della tappe di una mia ricerca di cui fanno parte anche Telemachia, Uomini al buio, Hamnet, io sono lo spirito di tuo padre, ognuno dei quali ha focalizzato la drammaturgia in uno specifico episodio dell’Ulisse. L’idea nasce non improvvisa dunque, ma come un lento e costante processo d’indagine su uno dei romanzi più importanti e belli del ‘900 europeo».

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La regia di Collovà cerca un dialogo tra ciò che c’è e ciò che non c’è, quello che è sepolto dentro di noi e ciò da cui vogliamo e dobbiamo liberarci con urgenza. Il Leopold Bloom di “Bloom’s day” è un omuncolo vestito di nero, ossessionato da mille dettagli, perso tra l’agire e l’osservare, fra il dire e riferire. Un voyeur, che spia, scruta, disseziona la gente come ogni pensiero, ogni immagine. Un omuncolo di chiara eco beckettiana, come nelle intenzioni di Collovà e Basile, un omuncolo che parla di cose piccole, di cose grevi, passando la sua giornata perso nel girovagare con la mente lontana da casa, tra i suoi mille pensieri. Ma la casa è la moglie e la moglie è il centro gravitazionale intorno a cui si agita il suo vagare. Una moglie feticcio presente in scena nel corpo senza vita dalla folta chioma rossa che lo ha fatto innamorare, immobile nel suo abito bianco di sposa illibata e coperta di rose, perché Molly ama le rose. La giornata di Bloom è una cavalcata ininterrotta di pensieri, pensieri sempre più forti che prendono il sopravvento l’uno sull’altro, a volte inghiottendo lo stesso Bloom. Un’immagine resa chiaramente dalla scelta di innestare lo spettacolo con inserti video (di Francesco Murana) in cui il personaggio dentro la vasca lascia libero il suo dire, continuando le sue divagazioni, in cerca di un confronto con il Bloom divenuto piccolissimo in scena.
La recitazione di Sergio Basile è asciutta e raffinata e riesce a passare con maestria da un pensiero all’altro da un sentimento all’altro, mostrandosi ora rozzo e greve, ora altamente poetico e di acuto sentire. «Affrontando l’ Ulisse di Joyce – spiega Basile – la mia più grande difficoltà è stata quella di confrontarmi con un linguaggio dove si manifestano appieno il disordine e la mancanza di senso. Il linguaggio del romanzo joyciano è frantumato, esploso, deflagrato, e per me attore, l’impegno maggiore nell’affrontare la prova tanto ardua della sua trasposizione teatrale è stato quello di organizzare il suono e il senso di quelle parole (significar per verba): rappresentare quella frantumazione dell’ordine del linguaggio, facendo esplodere il mio (collaudato) sistema di comunicazione teatrale. Riportando seri e irreversibili danni…credo».
Le musiche di Giuseppe Rizzo creano un’atmosfera sospesa che dialoga con il personaggio contribuendo al suo mutare rapido da un pensiero all’altro, sottolineando ogni passaggio o presagendolo. Scena e costumi e luci contribuiscono a sottolineare il contrasto tra l’immobilismo dell’azione di Bloom e il suo irrefrenabile pensare.

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Prossimo e ultimo appuntamento della rassegna Atto Unico domenica 17 aprile con “Nudità. Chiaroscuro Permanente”, di QA-QuasiAnonimaProduzioni, spettacolo scritto e diretto da Auretta Sterrantino con Marialaura Ardizzone, Livio Bisignano e Oreste De Pasquale, musiche originali di Vincenzo Quadarella e scenografia di Giulia Drogo.

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