Il live dei Generimisti a Milano

IMG_5056“La canzone e il jazz” basterebbe a definire la poliedrica personalità di una band che fa della musica un gioco incrociato di generi diversi chiamandosi, per giunta, “Generimisti”? La risposta sembra ovvia; tuttavia, di certo, si parte dal jazz per costruire un live avvincente in cui gli anni ’70 sono un’istituzione che spazia dal fusion al blues, dal rock al progressive, all’interno di un piccolo club di Milano dove tutti si sentono amici. Specie se fuori piove e se la calda voce della cantante, Ornella Vinci, convive armoniosamente con chitarre elettriche (Gheri Scarpellini, Massimiliano Ferrari), basso (Maurizio Sabbatino) e batteria (Renato Zanardo). IMG_5057
La musica è potere immaginifico, contagiosa e irrefrenabile energia. Quando le prime note iniziano a vibrare, il suono avanza in colate colorate regalando dal palco momenti di compiaciuta versatilità. Lo show avanza a strappi, tra influenze jazz, bordate rock, divertimento e incursioni melodiche fino a riempire il locale di buona musica per due ore ininterrotte. E i riferimenti si sentono: gli Area, i Jethro Tull, il Banco strizzano l’occhiolino da lontano. Le suite, sviluppate con cura, mostrano un ottimo senso della struttura formale mantenuta per la durata dell’intera performance, amplificando il tiro quando la voce della cantante entra in scena. Dladek a’ nell (Al di là del canale) – in dialetto romagnolo una parte dei titoli ad omaggiare le origini di Gheri Scarpellini – introduce il concerto che prosegue con tre pezzi da collocarsi in quel luogo geometrico del cuore e della musica dove il ritmo comanda incontrastato insieme ad espressività e impatto sonoro. Tra essi Wind’s bride è una dolce sposa che avanza col vento divenendo un leggero fruscio tra i capelli, mentre Bucyrus è una barca che dolcemente si lascia cullare dal mare in una splendida giornata di sole. Interessantissima Zap & Zurka dove il rimando a Frank Zappa è già contenuto nel titolo stesso e che il pubblico mostra di gradire particolarmente (non a caso sarà la richiesta del bis a fine serata!). Jazz e rock si mescolano anche al funk in questa composizione easy listening che cattura e coinvolge. Segue Ollantytambo che si apre con l’attacco di una banda peruviana dalle cui armonie è costruito per intero il brano in questione. Ancora I can see di intonazione pop ad esprimere la meraviglia che ci coglie davanti ad un’opera d’arte, Gold of the comets fino a Singing dunes che dà il titolo all’album della band e che, peraltro, raccoglie parte delle canzoni dello show.

Una serata come questa al Mi-rò di Milano fa bene alle orecchie e ritempra lo spirito; poco importa se si è trattato di jazz, funky, rock, pop o di tutto insieme nello stesso momento. Quando la musica esprime autenticità, ci si augura la buona notte convinti di aver condiviso qualcosa di bello.

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