FLASHES E DEDICHE (a cura di Giulio Maffii) – 6. ANTIGONE KEFALA

FLASHES E DEDICHE

POESIA MIGRANTE: ANTIGONE KEFALA

Siamo tutti migranti anche nel mondo della poesia. Ogni terra è una nuova casa, una nuova residenza, una nuova speranza per ricominciare. La storia, l’ipotetica storia, della letteratura poetica ci mostra come dai primordi aedici la migrazione (e non soltanto mentale) sia uno status presente nella tassonomia biografica dei poeti. Fosse per diletto, fosse per necessità, fosse per moda. Antigone Kefala entra di buon grado in questa sottospecie poetica. Sconosciuta o quasi in Italia , utilizza una scrittura densa e intrisa di esperienze migratorie, incontri tra culture, con l’uso di un registro che sfiora talvolta il fiabesco. Nata in Romania da famiglia greca nel 1935, dopo la seconda guerra mondiale si trasferisce prima in Nuova Zelanda e poi in Australia. Le sue tematiche riguardano ovviamente anche la difficoltà linguistica, in senso stretto, di ogni viaggiatore e forse dell’impossibilità per ognuno di noi, di approdare definitivamente in un luogo non straniero, con l’accumulo di tante radici.

Viaggiammo su vecchie navi
con piccoli cuori che marcivano
cavalcammo su bestie enormi
insicuri
Ricordando altri viaggi
e neri abissi
rallegrandoci ogni giorno del passato
di amici che vigilavano
di mobili vecchi di generazioni
non più accompagnati dai delfini
giungemmo in terra straniera

*

L’ACROBATA

Io sono colui che celebra giorno dopo giorno
il rituale della ricerca davanti al tuo occhio nudo.
Non arrivo a te, benchè
riesca ad urlare il tuo nome,
nello sconfinato desolato cielo,
giorno dopo giorno, anno dopo anno,
eternità. Lo sai bene.
Urlo solo per quietare la paura.
Riscaldo il corpo gelato con la mia eco.
Fingo che tu non sia là.
Dimentico me stesso
ammirando i miei giochi di prestigio.
Resisti. Lo sforzo di tenerti
a questa fune tesa che non dà
sostegno contro l’oscurità.
Chi mi insegnerà a non aver paura
della caduta?

Giulio Maffii


In copertina: Antigone Kefala.

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