L’Angelo di Mariannina Coffa

Chi decide la Giustizia? L’Angelo? O la Spada? Dubbio di dubbia risonanza. Se per valore non hai neanche un sasso. Se per amico non ti é rimasta che una scarpa. Di cosa allora si parla? Di punire i giusti per sembrare onesti gli altri? É così che ci hanno insegnato migliaia di vite ed esempi? Di soccombere per mano dei perdenti. Di temere gli arroganti. E di arrogarsi l’amore degli altri? 

Vivo nella Città della poetessa a cui imposero una vita ed un amore differenti da quelli che lei desiderava. La scultura che ricorda il valore di questa donna è abitata dal piccolo Angelo che potete osservare nell’immagine.

Tempo fa un amico pittore mi disse: “Hai mai notato lo sguardo dell’Angelo di Mariannina Coffa? Guardalo bene. A me ricorda una cosa. Un antico scritto cinese dove il Giudice, dopo aver sancito la gravità del reato, guarda l’imputato e lo perdona. Lo perdona pesando perfettamente con la mano il peso della sua colpa. Mostrandogliela lì, a due passi dalla possibilità di addossargliela per sempre. Per poi ritirarla.”

Sono trascorsi mesi da questa osservazione. Ed ora mi riservo di sollevare il velo sullo sguardo presente, fermo e non compassionevole dell’Angelo di Mariannina Coffa. Perché ciò che si legge è appunto questo tipo di ammonimento. Ovvero che, va bene essere stati esemplari o d’esempio subendo, ma ciò non vuol dire che i reati e le prepotenze vadano perpetrati. Anzi, come il Giudice, che stabilendo colpa e perdono, disinnesca la regula per restare nella vera Legge degli uomini che non hanno nulla da temere, così anche io. Così.

Sebastiano Adernò

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