“L’attesa”

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Un film sull’incombere della morte, sul lutto e sulla difficile elaborazione di un dolore improvviso e inesorabile. Un film sulla Sicilia, sulla forza di thanatos che la pervade, in ogni suo ambiente ed elemento, ma anche sul rebus doloroso dell’amore. Un film sulle madri e i figli, sui sentimenti e le inquietudini esistenziali che non smettono di lacerare gli esseri umani. Un film sulla memoria e sull’inevitabile dimenticare, ma anche sull’eredità letteraria e culturale, dal Pirandello di “La vita che ti diedi” agli echi di un mondo di scrittura e di visioni che si interroga sul senso della fine e sull’ambiguità della natura umana.

È questo e molto di più “L’attesa”, opera prima del regista siciliano Piero Messina, in concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia. Una produzione importante (Indigo Film, in collaborazione con Medusa Film), con il supporto della Sicilia Filmcommission, e un cast di rilievo (la mater sofferente Juliette Binoche, la giovane Lou de Laâge, il maturo Giorgio Colangeli) caratterizzano un’avventura cinematografica girata tra Ragusa e Caltagirone.

Al centro della storia due donne e il fantasma di un giovane, con la sua presenza/assenza, in un’antica villa immersa in una campagna siciliana. Classe 1981 e autore di numerosi cortometraggi e documentari, presentati in molti festival e spesso premiati (compreso il Taormina Film Festival nel 2004 e la partecipazione con “Terra” al Festival di Cannes nel 2011), Messina è stato assistente alla regia di Paolo Sorrentino in “This Must Be the Place” e “La grande bellezza”. Il suo tocco rivela un senso della visione destinato ad affinarsi e che punta sul valore altamente simbolico della storia, scritta con Giacomo Bendotti, Ilaria Macchia e Andrea Paolo Massara.

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Il regista evita di cadere nel già visto, anche quando si confronta con situazioni rischiose sul piano filmico, come le processioni e le raffigurazioni religiose. La macchina da presa, in armonia con la fotografia di Francesco Di Giacomo, si inoltra tra i carruggi e inconsueti angoli siciliani, con uno sguardo pure sui mosaici di Piazza Armerina, grazie a un’ispirazione personale che affiora in ogni immagine. La recitazione di Juliette Binoche, con il suo respiro interiore, si fonde con le atmosfere delicate del racconto, sostenuto da una valida sceneggiatura. Non mancano gli elementi narrativi che avrebbero potuto essere sviluppati meglio, né si può negare qualche compiacimento visivo, tuttavia nel complesso prevale la qualità.

Spiccano, nella dialettica tra linguaggio filmico e suoni, alcune sequenze suggestive: dall’uso della canzone “Waiting for the Miracle”, con la voce di Leonard Cohen, ad altre sonorità e musiche intense, senza dimenticare l’altrettanta suggestiva dialettica tra senso della visione, utilizzo sapiente degli spazi (con la scenografia di Marco Dentici) e momenti nel quale prevale il silenzio. Un silenzio che rimane dentro anche dopo il film.

Al Cineauditorium Fasola e alla Multisala Iris di Messina.

Sempre su Carteggi Letterari: (http://www.carteggiletterari.it/2015/09/20/lattesa-un-film-da-oscar/).

 

Una parte della recensione è stata pubblicata sul settimanale Centonove Press del 24 settembre 2015.

 

 

 

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