“Quando c’era Marnie”

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Un film d’animazione firmato Studio Ghibli. Una realtà fondata dai maestri cinematografici Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Il film è “Quando c’era Marnie”, proposto dalle multisale Iris e Uci Cinemas di Messina. La regia è di Hiromasa Yonebayashi ed è tratto da un romanzo della scrittrice Joan G. Robinson.

Dall’Inghilterra al Giappone, nello stile di un maestro come Miyazaki, l’opera racconta temi difficili sul piano esistenziale, coniugando riflessione sul vivere e valore artistico del disegno. Nell’incontro fantastico e onirico, nel segno dei fantasmi del passato e dello scavo nelle proprie radici, tra la dodicenne Anna e una creatura misteriosa di nome Marnie si sviluppa una storia che affronta questioni centrali: il disagio dell’adolescenza, il trauma delle origini, l’identità sessuale, il senso di isolamento rispetto agli altri, la sofferenza individuale e il necessario confronto e scontro con il mondo degli adulti.

Il tutto, in “Quando c’era Marnie”, viene dispiegato con attenzione introspettiva, sensibilità e sguardo profondo, gusto artistico e delicata attenzione ai moti interiori e alle potenzialità del mezzo cinematografico (a partire dai riferimenti visivi a Hitchcock e al suo “Vertigo”, oltre al nome hitchcockiano di Marnie) e dell’animazione.

Pur sfiorando qualche eccesso melodrammatico, il film di Yonebayashi convince per l’efficace equilibrio creativo e la sapienza con i quali descrive la solitudine e la varietà di sfumature della piccola Anna. I suoi turbamenti sono quelli dei nostri figli e conoscersi, come la psicoanalisi suggerisce, significa acquisire un nuovo senso. Ovvero, individuare la propria traccia, la propria originalità, senza necessariamente seguire le orme degli altri.

Alla fine della storia, Anna, seppure con fatica, avrà trovato la propria voce, riconciliandosi con il proprio passato.

Marco Olivieri

Dal settimanale Centonove Press del 3 settembre 2015.

 

 

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