Giuseppe Tornatore: “Il mio Cinema Paradiso scoperto a Messina”

Ad agosto Carteggi Letterari si prende una pausa e sospende la programmazione ordinaria. Riproporremo post apparsi nel primo anno di attività. Giuseppe Tornatore racconta il “suo” Cinema Paradiso a Marco Olivieri (pubblicato il 19 novembre 2014).


 

Giuseppe_TornatoreQuando ritorno a Messina, per me, è come trovarsi a casa. Mi sento in famiglia, forse fin troppo coccolato. Ricordo con emozione le sensazioni di venticinque anni fa, quando io e il produttore di “Nuovo Cinema Paradiso”, Franco Cristaldi, ci sentivamo smarriti perché, malgrado il film ci sembrasse valido, non interessava a nessuno. All’epoca, venticinque anni fa, l’uscita di Cinema Paradiso mi provocò molta sofferenza dato che l’incasso complessivo, in tutta Italia, fu di circa cento milioni. Come dire, allo stato attuale, che un film esce nelle sale e incassa quarantamila euro. Una cifra irrisoria, insomma. In genere, con un risultato così, un regista ha chiuso con il suo mestiere. Non a caso, in quel periodo, io stesso dicevo: “Ho fatto il mio secondo e ultimo film, il primo, “Il camorrista”, e adesso l’ultimo”. Leggendo i dati economici, io, Cristaldi e il suo braccio destro Fabio Rinaldo, vedevamo che solo a Messina il film stava incassando e ci domandavamo: “Ma che cosa sta succedendo lì?”. Leggemmo anche la bellissima recensione del critico cinematografico Franco Cicero sulla Gazzetta del Sud e rimanemmo sbalorditi. Solo Caprara e Morandini, oltre a Cicero, avevano apprezzato il film, per il resto stroncato dai critici. Non sapevamo dunque come spiegarci una simile reazione. Mi ricordo che, dato che “Nuovo Cinema Paradiso” era uscito in Sicilia solo a Messina, fu interpellata anche l’agenzia del distributore di Catania perché si pensò, per un attimo, che gli incassi fossero falsi, per aiutare il film. Ma non era così.

Il dato di Messina, dunque, era unico in tutta Italia. Cristaldi aveva calcolato che, se nelle altre città italiane, il film avesse incassato come a Messina, la cifra sarebbe stata davvero notevole. Lo stesso produttore mi consigliò di andare in questa città e verificare questa anomalia. Scoprii quindi che il gestore del cinema “Aurora”, Gianni Parlagreco, al quale Cinema Paradiso era piaciuto moltissimo, era l’artefice di questo successo. Nei primi giorni, infatti, gli incassi all’”Aurora” erano paragonabili a quelli deludenti delle altre città. Solo che Parlagreco, dispiaciuto per l’insuccesso, ebbe un’idea: invitò il pubblico di Messina a entrare nel suo cinema, per vedere “Nuovo Cinema Paradiso”, senza biglietto, proponendo di pagarlo solo se il film fosse piaciuto. Ora, sarà stata la simpatia suscitata da questa iniziativa, o sarà stato il passaparola messinese, il film, in pochi giorni, incassò una cifra considerevole. Tra l’altro, nella scena dell’arena, con i ragazzi in barca, in “Nuovo Cinema Paradiso”, si fa riferimento a mo’ di battuta proprio al pagare il biglietto solo dopo la visione del film. Può darsi che Parlagreco si sia ispirato a quella situazione scherzosa, chissà.

Allora, mi recai a Messina, nel gennaio 1989, e partecipai a un incontro promosso dall’associazione culturale “Milani” di Ninni Panzera. Per me, fu come una carezza in tempo di schiaffi grazie all’accoglienza calorosa dei messinesi. In quell’occasione, io dichiarai, oggi potremmo dire profeticamente, di sognare, la sera prima di addormentarmi, che Messina fosse tutto il mondo e che il successo di “Nuovo Cinema Paradiso” in questa città si estendesse ovunque. Il pubblico messinese era sconcertato dal constatare che altrove non risultava alcun interesse per questa storia, che invece qui li aveva colpiti e commossi. Mancavano molti mesi, ancora, prima che tutto cambiasse con il Festival di Cannes.

In quel periodo, a film già smontato, e con alte probabilità ormai di risultare un fallimento, perché di certo non potevamo immaginare quello che poi sarebbe successo, io e Cristaldi stavamo facendo una pragmatica autoanalisi per capire le ragioni dell’insuccesso. “Se lei è convinto di avere fatto un bellissimo film, e io pure, altrimenti non lo avrei finanziato, dobbiamo capire perché non ha funzionato”, mi diceva Cristaldi. All’epoca, dalla terza rete Rai di Angelo Guglielmi (che aveva coprodotto il film) ai distributori, tutti attribuivano alla durata di due ore e mezza la causa del fallimento. Ovviamente io contestavo questo, giudicando inverosimile che il pubblico italiano non vedesse il film perché troppo lungo. Spulciando i tamburini dei titoli in programmazione, inoltre, notai che proprio in quel momento c’erano 7-8 film non italiani di successo che duravano più di due ore e mezza. Era una tesi che non stava in piedi e che io, ovviamente, contrastavo a mio vantaggio, perché a un regista pesa tagliare il proprio lavoro. Tra l’altro, quando avevo incontrato i messinesi, nessuno si era lamentato per la durata.

Tuttavia, dato che tutti mi ripetevano che se fosse durato due ore avrebbe fatto i miliardi, decisi di fare questo tentativo. Tra l’altro, anche alcuni critici avevano scritto che la seconda parte funzionava di meno. Ricordo inoltre che, proprio durante l’incontro messinese nella saletta “Milani” di Messina, un signore, di professione salumiere, aveva dichiarato di essere entrato in sala nel corso della seconda parte e di avere visto l’inizio successivamente. Il salumiere mi propose, in quella occasione, di montare addirittura il film così, capovolgendolo, perché secondo lui funzionava ancora di più! Era un periodo in cui tutti mi davano consigli…

Mi si proponeva anche di modificare il titolo, perché confondente, e qualcuno disse anche che la promozione era stata scarsa. E questo era il mio cavallo di battaglia, perché di promozione, in effetti, c’è n’era stata veramente poca. Comunque, stanco di sentirmelo dire, decisi di tagliare il film. All’epoca, dato che non c’era il digitale, sarebbe stato troppo costoso rieditare “Nuovo Cinema Paradiso”. Ho proceduto invece con il taglio “chirurgico” di 25 minuti, togliendo la parte del protagonista da grande, e in più ho eliminato due piccole scene. Dapprima Cristaldi si preoccupò, “che hai fatto?, hai rovinato il film!”, ma, dopo la visione, capì la logica del taglio, facendomi solo inserire di nuovo due piccole scene da me rimosse e dando il suo assenso per l’eliminazione dei venticinque minuti relativi alla seconda parte. Dopo aver mostrato il film al distributore e alla Rai, si decise di far uscire questa versione di due ore. In quel contesto, il dato di Messina aiutò a far capire che si poteva far appassionare il pubblico e che non tutto era perduto. Il taglio dei 25 minuti avvenne sulle stesse copie, per evitare spese aggiuntive, e si cambiò il manifesto, passando da un’immagine per me bellissima a un altro manifesto, secondo me orribile. Mi proposero di cambiare il titolo: avrebbe dovuto intitolarsi “Baci tagliati”. Trattandosi della parafrasi di un celebre film di Truffaut, mi opposi a questa scelta. Mi ricordo anche la bozza di un manifesto con un pezzo di una pellicola e un gigantesco paio di forbici. Un effetto tremendo. Per fortuna, si decise di insistere con questo titolo.

La nuova versione uscì nel marzo 1989 in sette o otto città italiane. Si decise di fare un’anteprima al Tiffany di Palermo, dove il film veniva proposto per la prima volta. Il gestore, Di Fresco, mi disse senza giri di parole: “Tornatore, io ho già pronto il film da montare lunedì perché più di tre giorni non faremo. Non verrà nessuno”. In effetti, “Nuovo Cinema Paradiso”, anche tagliato, non fece una lira e i critici confermarono il loro giudizio negativo. Però a Palermo ci fu un buon riscontro, e non fu tolto in realtà dopo tre giorni, ma lo si attribuì all’ambientazione siciliana. Dopo una settimana il film fu smontato nel resto d’Italia. Avevo dimostrato che la causa dell’insuccesso non era dovuta alla durata ma, di certo, non potevo essere contento di questo.

Solo la possibilità, nella primavera ’89, di essere in concorso al Festival di Cannes ha disinnescato questo meccanismo, impedendo la morte del film e decretandone, dopo il Gran Prix Speciale della Giuria, il suo successo internazionale. Ecco perché Messina può essere orgogliosa di aver capito, per prima, il valore di “Nuovo Cinema Paradiso”. Ed ecco perché io torno ciclicamente volentieri in questa città, ricordando sempre questo piccolo miracolo messinese.

A Oscar acquisito, nel 1990, il critico cinematografico Lino Micicché risolse il problema delle precedenti stroncature, dicendo che erano stati proprio i critici italiani a suggerire di ridurre la durata del film. In realtà, ancora oggi, non sappiamo che cosa sarebbe avvenuto a Cannes se io avessi inviato la versione originale. Io ho sempre sostenuto che non era quello il problema. Eravamo però talmente impauriti dai due insuccessi nelle sale che ai selezionatori di Cannes, con rassegnazione, diedi la versione ridotta. Tuttavia, quando io e il produttore Cristaldi, anni dopo, rievocavamo le disavventure di “Nuovo Cinema Paradiso”, consideravamo sempre Messina il simbolo della rinascita di un film sul quale nessuno, prima di Cannes, avrebbe scommesso”.

Giuseppe Tornatore

Testo raccolto da Marco Olivieri in occasione dell’incontro su “L’architettura dello sguardo” con Giuseppe Tornatore presso l’auditorium della Gazzetta del Sud di Messina, su iniziativa della Fondazione “Bonino – Pulejo” e dell’associazione culturale “La zattera dell’arte” di Ninni Panzera. Articolo pubblicato su “la Repubblica edizione di Palermo” il 28 gennaio 2014.

 

 

 

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