Walt Whitman: un poeta contro i ghetti, le prigioni mentali e il pregiudizio

 

di Giovanni Graziano Manca

foglie-derba-1_1508_Foglie d’erba (titolo originale Leaves of grass)* è uno dei capolavori assoluti della letteratura americana di ogni tempo, molto probabilmente l’opera poetica di più vasta rilevanza mai pubblicata negli Stati Uniti. Il libro di tutta una vita, è stato definito, quella del suo autore Walt Whitman, che a più riprese vi si dedicò dal 1855, anno della prima edizione stampata a spese dello stesso poeta americano, fino al 1892, anno in cui Whitman, che era nato nel 1819, morì. Edizioni intermedie di Leaves of grass furono approntate dal letterato nel 1856, 1860, 1867, 1872, 1881 e 1892. Un lavoro accresciuto e instancabilmente ‘coltivato’ nel corso degli anni, Foglie d’erba, un libro che innanzitutto, anche a partire dal titolo, dà l’idea di una entità biologica a se, di qualcosa di vivo che cresce senza sosta e che cambia e si arricchisce continuamente acquisendo anche un certo ordine ‘formale’ interno tanto da aderire come un guanto, di volta in volta, ai mutamenti indotti dagli eventi della vita e dalla evoluzione della sensibilità poetica dell’autore durante il proprio percorso esistenziale. Il filosofo caposcuola del trascendentalismo americano, Ralph Waldo Emerson, ricevette una copia della prima edizione di Foglie d’erba dallo stesso Whitman e del libro rimase entusiasta. Emerson scrive a Whitman il 21 Luglio 1855, dopo aver letto l’opera:

Sono stato veramente felice di averlo letto, perché la vera energia così ci fa sentire; risponde alla domanda che mi sono sempre fatto riguardo a una natura che appare sterile e avara, come se il troppo lavoro o la troppa linfa nel carattere rendano le nostre menti occidentali pigre e meschine. Mi rallegro con te per il pensiero libero e coraggioso, che mi procura grande gioia. Vi ho trovato concetti impareggiabili impareggiabilmente espressi, proprio come dovrebbe essere, e il coraggio di curare, che tanto ci piace e che solo una immensa intuizione può ispirare.

Il trascendentalismo emersoniano è profondamente radicato nel pensiero filosofico di Shelling e di Hegel e si discosta dall’ideale illuministico per via delle sue connotazioni venate di romanticismo. Esso ha influenza notevole sulla società e sulle istituzioni politiche americane la cui azione all’epoca in cui gli esponenti di tale corrente filosofica vissero e scrissero risulta invece essere permeata dai principi del pensiero utilitaristico. Il pensiero trascendentalista annovera tra i propri principi quello secondo cui l’essere si pone in rapporto diretto con Dio tramite la natura e inoltre pone l’uomo al centro di tutto incoraggiandone un certo individualismo anticonformista che si schiera assai criticamente nei confronti delle istituzioni politiche esistenti negli Stati Uniti d’America nella prima metà del Sec. XIX.

Le affinità della poesia di Whitman con il pensiero trascendentalista possono essere colte facilmente. I componimenti di Foglie d’erba costituiscono veri e propri inni dedicati alla libertà individuale, alla natura, all’amore, allo spirito di iniziativa dell’individuo e a quello di solidarietà umana, alla giustizia e alla democrazia che aveva appena intrapreso anche negli Stati Uniti il suo faticoso cammino. Un libro e un autore che si posizionano contro i ghetti e gli steccati, soprattutto quelli creati dai pregiudizi prodotti dalla temperie culturale di quegli anni. Altro tema presente nelle poesie di Foglie d’erba, l’attrazione di Whitman per gli individui del suo stesso sesso: Whitman era omosessuale e le frequenti e coraggiose allusioni a questa sua predilezione, in un’America puritana ancora chiusa verso tematiche di questo genere, fece molto discutere. Lewis Fried, professore di letteratura americana alla Kent State University, sostiene che il

concentrasi di Foglie d’erba sulla pienezza del creato riflette quanto nella poesia di Whitman rinvia allo splendore dell’individuo nel cosmo. […] Per Whitman la libertà si costruisce a partire dalla radicale unità dell’umano e non da quelle convenzioni sociali e politiche che lo frazionano: nel poema, come per i romantici, l’accento si sposta dall’autorità istituzionale alla personalità che si impone, all’interno di una natura maestra e soffusa di divino. La sua concezione politica, terreno di coltura dove l’avvertimento americano del sé trova la sua giustificazione, è basata su quella dignità individuale capace di trascendere il qui e ora della storia; […].

Gli elementi della poesia di Whitman individuati da Fried possono essere rinvenuti anche nei versi whitmaniani che si riportano di seguito:

Io non sono né servo né padrone,/accetto senza distinzioni un prezzo alto come uno basso – pretendo quanto mi spetta da chiunque si serve di me,/E sarò in pari con te come tu lo sarai con me./Se sei un operaio o un’operaia, ti sono vicino come uno che lavora nella tua stessa officina,/Se fai dei doni a tuo fratello o al tuo più caro amico, pretendo di esser trattato come un fratello o il tuo più caro amico,/Se il tuo amante, tuo marito o tua moglie sono ben accolti giorno e notte, anch’io pretendo la stessa accoglienza,/Se tu cadi in basso, se diventi un criminale, se ti ammali, anch’io farò lo stesso per amor tuo,/

E ancora:

Ma tu cosa credi che duri?/credi che duri la città più grande?/O un ricco stato manifatturiero? O un’elaborata costituzione? O i migliori vascelli a vapore?/ O gli alberghi di ferro e granito? O un capolavoro di ingegneria, o fortezze e armamenti?/Basta, queste cose non devono essere amate per se stesse,/Fanno solo il loro dovere, i danzatori ballano, i musicisti suonano per loro,/Lo spettacolo finisce e tutto, naturalmente, va bene,/Va bene fino a un lampo di ribellione./Una città è grande se ha l’uomo o la donna più grande,/E anche se ha poche capanne cadenti, è comunque la più grande città della terra.

Non è certo la materia a perpetuarsi nel tempo, sono piuttosto la forza, il coraggio e le altre qualità individuali considerate di per sé che contraddistinguono l’uomo ‘più grande’, che durano nel tempo. Whitman ci appare impegnato in un’opera di decostruzione di gabbie mentali che sono ancora ben presenti nelle società del nostro tempo. Ci sembrano decisamente controcorrente, considerata l’epoca in cui scrisse, i versi del letterato americano. Essi ci fanno affermare senza tentennamenti che egli fu un poeta veramente d’avanguardia. Non è casuale il fatto che Whitman fu da più parti aspramente criticato proprio per il suo messaggio poco incline ad adagiarsi alle ‘vie di mezzo’ ma anzi tanto schietto quanto semplice e chiaro, soprattutto quando in contrasto con la mentalità corrente e il senso comune degli americani. Leggiamo ancora:

Ora conosco il segreto di come si fanno le persone migliori; che è di crescere all’aria aperta e mangiare e dormire in armonia con la terra.

E ancora:

Coraggio, fratello o sorella mia! Va avanti! La libertà deve essere servita, qualunque cosa accada;/Non vale nulla chi si lascia abbattere da uno, due o da molti fallimenti,/O dall’indifferenza o dall’ingratitudine del popolo,/O dallo spettacolo degli orrori del potere – soldati, cannoni e codici penali.

In questi versi altri temi toccati spesso da Whitman: la natura, la libertà, l’inarrestabile, immediata e energica azione dell’uomo che tale deve essere per potersi contrapporre con efficacia e vincere contro l’indifferenza e gli orrori del potere. Contengono spunti, parole e ammonimenti di stupefacente attualità, i versi scritti da Whitman. Il prezioso messaggio contenuto in tutta l’opera, scaturito dall’intuizione del poeta e dal poeta stesso sostenuto con coraggio, è giunto fino a noi veicolato dalla straordinaria forza della sua poesia.

I celebrate myself


 

Nota: * Per la redazione di questo articolo mi sono servito della edizione integrale di Foglie d’erba del 1856, pubblicata in seconda edizione da Newton Compton – Roma, nel 2008. Cura e traduzione dei testi contenuti in detta edizione sono di Igina Tattoni.

 

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