"Il ragazzo invisibile"

locandina_ragazzo_invisibileGabriele Salvatores continua a interrogarsi sul rapporto fra il mondo dell’adolescenza e quello degli adulti. Il suo cinema, spesso attento al confronto/scontro fra questi due universi, e che ha trovato il suo momento migliore in “Io non ho paura”, non teme la sperimentazione e l’attenzione verso nuovi generi. Film come “Amnèsia” ed “Educazione siberiana” lo dimostrano. Così, un’operazione come “Il ragazzo invisibile” – frutto di una coproduzione con Francia e Irlanda – nel segno del fantasy, conferma la voglia di inoltrarsi in nuovi terreni narrativi, tra romanzo di formazione e viaggio visivo che trae ispirazione dall’arte del fumetto e del cinema americano d’azione al confine fra Spiderman e Superman.
Su un impianto realistico iniziale, si sviluppa una storia che devia verso il fantastico. “Il ragazzo invisibile” ha come punto di forza la regia dinamica e la gradevolezza dell’insieme, con la valida fotografia di Italo Petriccione e la musica accattivante, ma la sceneggiatura – firmata da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo – risente della mancanza di un’armonia complessiva nella combinazione degli elementi. Come conseguenza, il film rischia di scontentare sia i giovanissimi, abituati alla spettacolarità dei blockbuster, sia gli adulti, che avrebbero privilegiato un’evoluzione più complessa. Nel cast, con l’esordiente Ludovico Girardello, spicca la presenza di Valeria Golino e Fabrizio Bentivoglio (sei film con Salvatores), a conferma del tentativo di coinvolgere il pubblico maturo senza perdere i ragazzi. Tuttavia, dato che il risultato non è elevatissimo, sul piano della scrittura, fra colpi di scena e soluzioni ad effetto, rimane la sensazione di qualcosa di incompiuto.

Marco Olivieri

 

Dal settimanale “Centonove” del 18 dicembre 2014

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