La scuola dell’aria di Francesco Balsamo – di Daniela Pericone

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La scuola dell’aria di Francesco Balsamo

di Daniela Pericone

Ci sono libri il cui incontro è così prezioso che solo con la pazienza del giorno dopo giorno ti accorgi di quanto agiscano dentro a modificare la mappa dei sentimenti conosciuti, dei valori concepiti e vissuti, movendo a nuovi confini quelli che finora erano sembrati punti fermi della conoscenza del mondo e di sé. Quando accadono incontri di tal segno è una festa del pensiero e di tutte le emozioni che lo abitano, è accaduto alla lettura dei versi di Francesco Balsamo racchiusi nella sua ultima raccolta poetica, Tre bei modi di sfruttare l’aria (Edizioni Forme Libere, 2013).
Più che una nota critica da qui nasce una riflessione che porta il crisma di una agnizione, un riconoscimento di rango di una poesia (e una poetica) che muove dalle profondità dell’essere e si porge con il garbo e la misura di ciò che è lontano da ogni posa o artificio intellettualistico, giacché quello che ha da dire è pura illuminazione (più che mai in questo caso, la forma è sostanza), parola incline a creare mondi di rigoglio inatteso, svelare intuizioni e aperture di senso sorprendenti. L’arte è nell’esprimere cose profondissime con levità e naturalezza, con un linguaggio piano, del tutto immune dai toni enfatici, senza apparenti scosse o sprezzature se non nei contenuti, nutriti di metafore inedite, di immagini extra-ordinarie.

devo starmene tondo
il tondo d’infanzia di una mela
devo starmene tondo
e regolarmi l’ora
in piccoli mai

L’atmosfera del libro è rarefatta e ariosa, lo annuncia il titolo stesso preso in prestito da un verso di Guido Ceronetti, la sua leggerezza racconta di un’attitudine ad attraversare la vita e le sue alterne vicende con tocco discreto, a una distanza tale da consentire una visione che vada oltre le apparenze, senza mai precludersi il calore della comprensione di uomini e cose, in una sorta di pietas nei confronti di tutti gli esseri viventi per il comune destino di perenne trasformazione e finitudine:

la casa ben piegata,
le cose ancor prima delle cose,
la vita fino alle ossa

tra la misericordia ghiacciata dei muri
e la comprensione del pavimento,
che regge tutto senza che nulla lo sfiori –

solo chi morde le pietre
sente il batticuore dell’aria

Ancora ricorrendo alla parola–simbolo del libro arrivano versi come una dichiarazione di poetica, che è anche direttrice esistenziale: “scuola dell’aria / farla stormire in gola / finché nasce una frase”. Si può pescare a piene mani in questa raccolta e scovare lampi di illimitata bellezza, concentrati di lirismo, immagini distillate da parole minime, essenziali, così comuni da essere a portata di pensiero di ognuno, che tuttavia solo l’intuito colto e visionario del poeta riesce a combinare producendo deviazioni dal linguaggio ordinario e oltranza di significati.

sediamo a moscacieca
nei quaderni

nostre gambe a matita

ma chiudiamo a penna
la vita

 

°

detto fra noi io
ho troppi
grilli
in una penna
[…]

Balsamo usa le parole come le sue matite (è raffinato artista del disegno e della pittura), gioca con i colori e le lettere, predilige i toni tenui, le sfumature, e, su tutto, il bianco della neve, ovvero del foglio su cui andranno a imprimersi le tracce della sua arte creativa, che sia disegno o poesia non importa, è in ogni caso trasposizione del suo modo di essere al mondo.
E allora immaginiamo il poeta alle prese con i suoi oggetti-parole (aria, neve, inverno, mela, orologio, muro, chiave, pane, nuvola, candela, testa, dita, penna, foglio), con sintagmi e modi di dire derivati dall’uso quotidiano e lo vediamo dar loro nuovi contorni e ricombinarli in un gioco paziente di suoni e silenzio, mettendo insieme cose che vicine non erano mai state, a dare corpo e respiro alle sue fantasie, e alle nostre.

devo starmene come una piega del foglio
così è la testa al mattino

ancora rivolta
al muro di ieri

aiutare il cielo a sillabare l’azzurro
e il bianco

con una parola che sta
tra il berretto e la testa

con un fazzoletto
dobbiamo fare una risposta

devo starmene come un nodo a una parola

 

°

è accaduto,
non respiri,

sembra lo stesso
di prima,

è possibile,

ma è accaduto,
non respiri,

sembra lo stesso
giorno,

sembra solo

di togliersi il freddo
con le dita,

o di cedergli solo un braccio
o una gamba,

di svenire un poco
con il piombo
di lunedì,

sì,

e anche di martedì,
di mercoledì
giovedì o venerdì,

è accaduto,

t’inclini
come una nave

e trascini tutto con te

 

°

una poesia,

l’amo di una direzione –

il piombo dell’inaspettato,
il polo di un nodo.

una poesia,
compasso del no
per il cerchio del sì

 

°

volo basso

sono lo sparviero della sedia

faccio paura in versi non riconoscibili

davanti alla finestra
o dietro lo steccato della luce

lascio segni di schiamazzo
in aria

segni di un viaggio di ritorno

nel dormire lascio invece
come un’impronta di carbone

volo in circolo
e guardo giù dal tavolo

in ogni momento mi cade una penna

 

°

noi prendiamo
il piombo
all’anima
lo facciamo
scendere
in una
poesia
ecco
questa ha un naso di pesce

4 pensieri su “La scuola dell’aria di Francesco Balsamo – di Daniela Pericone