Daniela Pericone: Testi da “Il caso e la ragione”, Book Editore, 2010

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Daniela Pericone

il caso e la ragioneProponiamo alcuni testi tratti dall’ultima raccolta di Daniela Pericone (1961), poetessa calabrese che vive e lavora Reggio Calabria. Laureata in Scienze Politiche, svolge un’intensa opera di promozione artistica e letteraria. Con liriche e recensioni è presente in varie riviste culturali e antologie poetiche. Ha pubblicato i volumi di poesia Passo di giaguaro (2000, Premio “Domenico Napoleone Vitale), Aria di ventura (2005) e Il caso e la ragione (2010).

Buona lettura.

A MORSI

Mentre mordevo la vita
un dente si spezzava,
mi chinavo a raccogliere
il pezzo mancante
e con dita maldestre
rinsaldavo quello
che era stato un incisivo,
ma che ora somiglia
a un insulso canino
la cui natura animale
mostra solo il ringhio

e la vita se la ride
del mio morso a mezz’aria.


GRAFFI

Siamo graffi di ossidiana
meteoriti che collidono
solo attimi si sfiorano
scagliati contro cosa chissà dove.


STRATEGIA

Strategia della coscienza
camuffare il già vissuto
nel presente, confondere
tra insegne luminose
fogli d’ombra, ma l’inezia
che vanisce ogni controllo
si tradisce in quella traccia
– scavo di roccia lento,
sabbia rasa dal ghibli –
che è ricordo di una esatta
mutazione, un dolore ossidato
in assenza, bocca di fuoco
che imprime il verdetto
di condanna dell’ora nascente.


SENZA SUTURA

Si dovrebbe ogni piaga
di vecchio dolore
cucire a mano
con filo di ferro,
ma se si potesse la ferita
con una cerniera
richiudere a piacere
si saprebbe ogni volta
riprovare un tremore
a dare un’occhiata
alla guerriglia mai interrotta,
a quella scalfittura
senza sutura
che resta viva odorosa aperta
sempre succosa
di sangue appena spillato.


PUNTO DI ROTTURA

Lo senti avvicinarsi
– non ha passi felpati –
ne avverti la potenza
ma tenti di schivarlo
quel punto di rottura
oltre il quale
nulla più è neutrale
contiguo abituale.

Se appena già l’annusi,
come per distrazione
lasci che una parola
un soffio un’occasione
lo disperda ancora.

Ma è sempre lì appostato
è chiodo pertinace,
brusco appuntamento
che varia per ognuno
solo tempo e misura
del limite di frattura.

Resistere ti è parso
rimedio naturale,
invece hai sullo sguardo
una linea intramezzata
da tagli e trafitture,
una strada sconnessa
da cento interruzioni
– cartelli di pericolo
non hanno preservato
dal cambio di andatura.

Ma ogni nuovo inizio
ha ragioni di ventura,
non chiederti perplesso
come tutto è successo,
ogni piccolo evento
solerte hai predisposto
con falsa noncuranza
– ignara preveggenza –
per giungere presto o tardi
al punto di non ritorno

conclusa la vecchia vita
averne ancora una
fingendo siano tante
– caparbia rifioritura.


SOLUZIONE CHIMICA

Quanto più si scuote
e agitando e filtrando
si mescola e scombussola
una formula si ottiene
di segno sempre opposto
d’elemento che forgia
la mia natura rupestre,
barbaglio rosso di rame
ferrigne le ossa, cristalli
di silicio i caduchi pensieri,
metallo non metallo.


PONTE SOSPESO

Da cielo a cielo
da nulla a nulla
quello che innalzi
che schiudi tra le palme
– cerino acceso,
eternità breve –
è il folle incanto
della parola
incline a un vento
di neve in fiamme,
vascello in cerca
del suo fantasma,
ponte sospeso
da cielo a cielo.


NON SO DOVE

Ho versato una manciata di piccole
parole complicate in acqua
di cascata, perché lungo la corsa
nel salto da ogni roccia
si spargano suoni d’ombra cristallina
e ai mille rigagnoli furtive
intingano radici i fili d’erba.
Non so dove avverrà né se mai vedrò
che più alto sui prati, nutrito
a quel ruscello, s’allunghi uno stelo
o un ramo di melograno
ma mi consolerei d’un timido bonsai.


SUL CIGLIO DELL’ORA

Costruire ampliare ristrutturarsi.
Affastellare versi, appendere
alle pareti percorsi, deviazioni,
varianti di visioni di uno stesso cielo,
spremuti da penne insonni
confezionati in pacchi, stipati
sugli scaffali, in transito perenne
da cervello a cervello.
Traffico universale, pur riservato
a pochi, di merce stupefacente,
mistura necessaria per ingoiare
l’attesa sul ciglio dell’ora incerta
lungo la notte d’assedio.


UN SOLO GRIGIO

Se un occhio corre al precipite mondo
già l’altro vaga dentro un sogno opaco
se stride un orecchio a quel farfuglio
l’altro s’acquieta a un’ombra senza suono
laddove due labbra d’un solo grigio
ripetono eguali un tacito assolo.

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