Intervista a Franco Arminio

Franco Arminio
Franco Arminio

“La lista Tsipras […] è una lista meridionalista.
Non vogliamo uscire dall’Europa,
vogliamo portare l’Europa nel Sud.
È un’operazione culturale prima ancora che politica.
Il Nord del mondo ha fallito.
[…]”

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Arminio la campagna elettorale è cominciata da appena un mese, come ti senti?

È un’altalena di entusiasmo e scoraggiamento. Ogni giorno, ogni ora contiene le sue oscillazioni. È un andamento tipico della mia vita. La campagna elettorale ha accentuato questo schema bipolare. Uno schema che ha prodotto buona scrittura, credo. Spero possa produrre anche buona politica.

Mi pare che l’esordio sia stato infelice. Mi riferisco all’intervista che hai rilasciato a un giornale lucano. Vuoi chiarire qualcosa in merito al vespaio di polemiche che ne è seguito?

Quando ho letto quell’intervista mi sono dispiaciuto per la lingua. Ho pensato che non ero io a parlare. Per me la lingua è tutto e il giornalista aveva riassunto una lunga chiacchierata telefonica con la lingua che si usa nei giornali (dove tra l’altro si lavora nella fretta). 
Mi sono stupito quando ho visto che l’intervista veniva fatta girare in rete, come se fosse il corpo di un reato. A me il petrolio fa schifo proprio come sostanza e mi fanno schifo anche le automobili e mi fa schifo la deriva ipertecnologica che ha preso il mondo. Stiamo cercando di sostituire Dio con le merci, ma il tentativo sembra fallimentare. Per ora stiamo solo distruggendo il pianeta e stiamo anche accrescendo la miseria spirituale senza ridurre le differenze nella distribuzione del benessere materiale.

Restiamo all’intervista. Ti sei spiegato il perché di tante polemiche?

Molto semplice: qualcuno ha pensato che fosse una mia caduta e hanno pensato di farla circolare. Se avessi vinto un premio importante non credo che la notizia avrebbe avuto la stessa circolazione. Lo verifico ogni giorno in rete. Ieri un amico ha scritto che sono il più importante scrittore italiano. Un altro ha aggiunto che sono il più importante scrittore e il più importante intellettuale italiano. Difficile in questo caso aggiungere un mi piace o mettere un commento di adesione.
L’ammirazione non ha ruote, è statica. L’odio è un sentimento potente, ha un dinamismo contagioso. Chi ha fatto girare quell’intervista mi odiava già da prima. In alcuni casi si tratta di persone che ritengono indegna la mia candidatura.

E del petrolio cosa mi dici?

Le trivellazioni si possono fare solo se c’è il consenso delle popolazioni interessate. Personalmente sono contro qualsiasi ulteriore apertura di pozzi in Lucania e negli altri luoghi d’Italia oggetto di interesse da parte delle compagnie petrolifere.
Quanto ai pozzi in funzione, sono per una rinegoziazione dei contratti: i petrolieri se vogliono continuare a estrarre il petrolio dovrebbero dare molto di più e dovrebbero garantire una tutela dell’ambiente maggiore.
Detto questo, considero assurdo dire che la Lucania è tutta distrutta dal petrolio. Sono le tipiche esagerazioni di ambientalisti fumosi e alla fine anche accidiosi. Non basta fare un comitato con un paio di persone e scrivere qualche scemenza in rete per portare avanti una lotta. Penso in particolar modo a certi militanti grillini. Io ho speso dieci anni della mia vita sul Formicoso per evitare la discarica e l’impresa è riuscita perché non abbiamo avuto un giorno di tregua. Abbiamo fatto di tutto, abbiamo coinvolto tanta gente. Sul petrolio non mi risulta sia mai stata organizzata una vera protesta di massa.

Cambiamo argomento. Perché hai scelto di candidarti nella lista Tsipras?

Sono stato chiamato da Marco Revelli e dagli altri garanti. Mi hanno detto che la mia candidatura corrispondeva pienamente alla loro idea della lista. Non ho accettato subito. Ho chiesto in Rete e ho avuto molti incoraggiamenti ad accettare. Più di trecento persone hanno firmato un documento in cui parlavo della mia candidatura.

E ora?

Adesso mi trovo in una lista che costituisce un’offerta politica bellissima. Mai l’Italia aveva avuto una lista di tale qualità. Il problema è capire se l’Italia sa ancora riconoscere la qualità. E questo problema è particolarmente grave al Sud.

In che senso?

Io credo che il Sud italiano sia un caso unico al mondo. Qui è facile amare chi ci disprezza, mentre diffidiamo di chi ci ama.
La lista Tsipras, come la intendo io, è una lista meridionalista. Non vogliamo uscire dall’Europa, vogliamo portare l’Europa nel Sud.
È un’operazione culturale prima ancora che politica. Il Nord del mondo ha fallito. Il capitalismo potrà durare ancora molti decenni ma è sostanzialmente morto. Si tratta solo di capire come inumarlo. In effetti gli anni in corso sono una veglia funebre. Quando la veglia sarà finita alla fine avremo un nuovo mondo.

I tuoi detrattori potrebbero ribatterti che si tratta di un bel discorso astratto, cosa risponderesti?

Meglio un discorso astratto che questi penosi richiami alla crescita che fanno tutti. Purtroppo anche nella lista Tsipras. E questo mi fa dire che non sono completamente allineato. Trovo il programma di Tsipras declinato in un linguaggio eccessivamente economico. Cambiare le politiche economiche è urgente, ma è ancora più urgente smontare l’idea che in campo ci sia solo l’economia. Questo è un vero e proprio delirio. Le persone anche oggi vivono di tante cose: la luce del sole non è quotata in borsa e un bacio non fa parte del pil.

A rispondermi è il poeta Arminio che conosco da tempo, non temi però che in politica le cose e il linguaggio funzionino diversamente?

Certo. Nell’incriminata intervista lucana, infatti, ho anche detto che può esistere un clientelismo buono. L’affermazione, come puoi immaginare, è suonata scandalosa e questo, stando alle dinamiche del gergo politichese, lo comprendo bene. Io non mai usufruito delle clientele, né ho mai esercitato clientelismo. In letteratura posso dire una cosa e un minuto dopo posso dirne un’altra. La lingua della poesia è una lingua del corpo, viene dai tuoi umori e risponde solo della sua bellezza. È una lingua fatta per essere eccezione. Tutto il contrario della lingua della politica che ha una natura normativa, protocollare.

E allora come la mettiamo? Cosa ci fa Arminio poeta in una lista politica?

Tento di conciliare politica e po-etica. Il mondo è fuori dall’asse in cui ha girato per millenni. Può essere governato solo da una visione che unisca sogno e ragione, ciò può essere governato solo incrociando lo sguardo delle regole, tipico della politica, con le regole dello sguardo, tipico della poesia.

Non ti sembra un delirio?

È un delirio pacatissimo, certamente meno pericoloso dei deliri di chi sta assaltando il pianeta per mantenere in vita un modello di sviluppo insensato.

Ok, Franco, ma torniamo con i piedi per terra: che cosa pensi dell’attuale situazione politica italiana?

Mi annoia profondamente. Ho seguito per qualche giorno il lavoro di Renzi e già non mi dice più niente. Lo stesso è avvenuto con Grillo. Non potevo votarlo, ma ho tifato perché prendesse molti voti. Con l’avvento di Renzi la sua funzione è sostanzialmente finita. Adesso il voto per Grillo è un voto alla memoria, come quello per il partito di Berlusconi. Sulla scena politica italiana al momento c’è solo l’antipolitica renziana.
Ovviamente parlo della scena istituzionale. Fuori ci sono tante persone che fanno un lavoro politico importante. E qui torna la speranza della lista Tsipras. Non capisco chi ragiona di un nostro risultato intorno al quattro per cento. Se ce ne convinciamo ci sono tutte le condizioni per andare oltre il dieci per cento. Devo dire che il pessimismo viene in primo luogo dai dirigenti di Sel e Rifondazione.

Ti sei dato una spiegazione in merito?

Sì, credo dipenda dal fatto che sono indecisi tra la carica utopica e l’idea di assicurarsi la sopravvivenza come partito. Per fortuna i loro militanti propendono per la carica utopica. Tsipras non è una lista che deve parlare alle rovine della vecchia sinistra. Non è la manutenzione angosciata delle nostre perplessità. È un’altra idea di mondo e non è possibile che l’Europa rinunci a questo compito di prua dell’umanità che adesso è del tutto smarrito.

Cosa farai nelle prossime settimane e che risultato ti aspetti?

Andrò in giro per il Sud, andrò a parlare della bellezza unica dei nostri luoghi. Il Sud italiano esalta e avvilisce. Forse dovremmo connettere le sue luci per impedire che siano inghiottite dal buio.
Ci vuole una rivoluzione per rovesciare il Sud che non sa ammirare, il Sud che si affida agli imbroglioni.
Il mio risultato dipende da questa rivoluzione. Non ci sono scuse, da qui al venticinque maggio, tutti sapranno che nelle liste ci sono anche io. Chi mi vota sa benissimo cosa ho fatto e cosa posso fare in Europa. E quando usciranno i candidati delle altre liste sarà assai facile cogliere le differenze.
L’ottimismo non fa parte della mia natura. Tendo a vedere il guasto. Mi eccita più l’incomprensione che il riconoscimento. Ma questa volta forse devo farla anch’io una rivoluzione: potrei essere investito da un’onda altissima di stima e affetto.

Mi puoi riassumere in due righe di cosa ti occuperai in caso di elezione?

Dei giovani del Sud, del loro lavoro nella nostra terra. Agricoltura e beni culturali, il computer e il pero selvatico, l’arcaico è il futuro del mondo e il Sud è il giacimento dell’arcaico.

Grazie, Franco. Al di là di ogni personale convincimento politico, ti ringrazio per questa piacevolissima chiacchierata, che spero chiarisca i malintesi più o meno strumentali nati dalla precedente intervista sul quotidiano lucano. Da poeta e da donna di questo “giacimento dell’arcaico” che resta il nostro Sud, ti faccio i miei più utopici e sinceri auguri.

Grazie a te.

0 pensieri su “Intervista a Franco Arminio

  1. Grazie, Natàlia, per aver dato spazio alla voce di Franco Arminio: la figura artistica, intellettuale e politica di Arminio sono di un tale livello che finalmente il Sud ritrova qualcuno capace di rappresentarlo a livello europeo. Risiedo in Lombardia, ma seguo e partecipo dell’entusiasmo che circonda Franco Arminio e, da Salentino, spero nel suo successo.

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