Ugo Piscopo

a cura di Stelvio Di Spigno e Mario Fresa

Ugo Piscopo, nato a Pratola Serra (AV) nel 1934, vive e lavora a Napoli. Benemerito della scuola, della cultura e dell’arte, è stato tradotto in francese, inglese, russo, arabo, tedesco e polacco. È lui stesso traduttore per riviste e per case editrici (SEI, Longanesi, Curcio, Palumbo, Guida). Per quest’ultima Casa dirige «Ritratti di città». Come poeta, ha pubblicato le raccolte: Catalepta (1963), e (1968), Jetteratura (1984, Primo Premio Gallicanum 1984), Quaderno a Ulpia la ragazza in mantello di cane (2002, Primo Premio Minturnae 2004), Haiku del loglio e d’altra selvatica verzura (2003, Menzione speciale al Premio Sandro Penna 2004), Il ricordo del tempo di un bimbo che misura (con Gianni Rossi, 2006), Presenze preesistenti. Pietre di Serra di Pratola Serra (2007, secondo Premio Penisola Sorrentina 2007), Lingua di sole. 12 haiku + 1 e una breve epistola (2008), Andate e ritorni. Wyazdy i Powroty, (a cura di Pawel Krupka, Varsavia, 2008).

Sul «Corriere del Mezzogiorno» ha una rubrica quindicinale di poesia. Suoi haiku sono stati presentati dalla rivista «Poeti e Poesia» (maggio 2010). Sulla medesima rivista erano già stati presentati altri suoi testi nel 2009. La «Rivista Meridiana» nel 2009 gli ha dedicato un omaggio monografico.

Testi

Perversa primavera

Or che Orion declinando disimperversa   da piogge e   nevi
qui numquam amavit cras amet   quique amavit cras amet
in seduzioni di rose e di viole   sparse di tua man sui sentieri
di Mame che sale alle valli   ondanti orzo odore di miele
d’Armida tu postergata panoplia   che ripara in bosco di magie
o di Salomé in spirali   avvolta di sapienti danze
ma sul frontespizio plissée   di cerusica mano
a griglie di tane e cascami   tirate e stirate
o tu cubo di freddi caldi   in ghingheri e spifferi
che appendi a festoni del Sud   attorno al grasso collo
di un mondo che va in sollucchero   di gelatina
fatua brilli nell’aria   aulente perversa primavera*   

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Giapponeserie e dintorni

I

con un rametto di luna
e un sorriso giocava

una tuberosa di dolore
la bocca di perla le ombrava

(7 giugno 1990)

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II

a un giovinetto morto a dieci anni

è passata la cosa senza misura
il fresco rosaio è appassito

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III

in fondo al tuo sguardo di viola
l’ombra della morte si è assopita

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IV

a una pescatrice

parole disegni sull’acqua
e a fior di specchio spii la pescaia
se tragga a schiera

chiodo di ghiaccio affonda alla peschiera

(9 giugno 1990)

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V

La sera in difficoltà
col pensiero dell’identico

slava è la sera e molle di veleni
tra i capelli porta fiori di spina,
sottovoce pensa la stessa cosa,
l’ostessa casa, no, la stesa cossa


VI

Bye bye, baby

oh bambi baby be’
oh baby bambi bu’

oh bimbo bumbù, bimbomare
basta di dire bumbù
mare mammone mommò

mammima ti dà solo tottò
cuccuni e tottò
uh uh   oh oh

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VII

Marina di Camerota

hélas ha fatto una bella pensota
a provota
ciò che in Kameròta
si puotòta

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VIII

una Signora Luna

una Signora Luna
stasera
nella valle antica
tiene in ginocchio
la belva della malinconia

(6 febbraio 1997)

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IX

Pungitopo

Maggio tempo d’affaccio
il pungitopo la bacca verde
titilla l’aria
tessuto di Soria
la cassatina
che stuzzica il suo pulcino

(13 maggio 1998)

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X

Com poco verde in su la cima dura

fasto di festa che sfiorisce
di crimini sontuosi
festa di fasto che fiorisce
di crimini untuosi
ed è la gloria
le friabili varianti della gloria

(Natale 1998)

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