Mimmo Grasso

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Mimmo Grasso (n. CZ 1949) ha svolto studi filologici e filosofici; si è occupato di management. Poeta, saggista, critico d’arte, è segretario dell’ Istituto Patafisico Partenopeo. Opere di poesia: Per cerchi mobili (Forlì, 1973), L’Amorosa Visione (Altri Termini, NA, 1980), Mercurio (applicazione dei processi matematici al linguaggio, Altri Termini, NA, 1981), Preliminari (Altri Termini, NA, 1995), ad uso interno (Manni, LE, 1998), Quarta Corda (Manni, LE, 2000 – collana La Scrittura e la Storia), Volturnio (edizione arabo-italiana, La Città del Sole, NA, 2006), Camera ardente (I quaderni di Orfeo, MI, 2005), Come la pioggia dopo la pioggia (edizione portoghese-italiana, Il Laboratorio/le edizioni, NA, 2007), Sebeto (di impianto poematico, in lingua napoletana, Il Laboratorio/le edizioni, NA, 2008), Taranterra (sulla possessione e il dionisismo, Ilfilodipartenope, NA, 2009). Dirige la collana “I poeti di Vico Freddo” ed ha pubblicato cartelle a tiratura limitata in tandem con artisti visivi. Come saggista e critico d’arte predilige un metodo funzionalista-cognitivista. Suoi lavori sono stati messi in scena dal collettivo Asylum Anteatro ai Vergini.

Testi

al mio cane

signore, stille è morto. la mia casa
ha guaiti negli angoli. buon cane pastore
radunava le ombre nell’ovile,
riportava ai miei piedi ciò che lasciavo indietro,
e dolore e sorriso.
dormiva quieto e assorto nella cuccia
della sua contentezza.

l’ho trovato stamane tra i limoni, vegliato
dal suo lupo custode. è morto solo,
come si addice a un cane,
con la luna negli occhi. questo è stato
il suo estremo riporto.

accoglilo tra i santi, padrone del silenzio.
è un cane che fa sempre il suo dovere:
riporterà ai tuoi piedi ciò che ti lasci indietro,
e l’amore e il perdono.

mille fenici bruciano nel suo spirito ardente
e nessuno ora abbaia
al ladro che non vedo.

dopo aver meditato a lungo sopra il trespolo
un dì il gallo si disse: «posso volare. ho le ali».

fece migliaia di calcoli e disegni,
elaborò la formula perfetta

e progettò la rotta del suo volo

poi disse le orazioni e, ad occhi chiusi,
si buttò da un muretto. cadde a terra
di culo, starnazzando (sghignazzo
del pollaio, applausi e richieste di bis).

tra gli uomini il poeta
a volte è come l’albatro,
le prince des nuées qui se rit de l’archer,
a volte come il gallo col culo indolenzito
che fa ridere i polli,
bipede cionco coi piedi per terra,
uccello senza volo

i sonetti di foscolo li ho scritti io.
virgilio mi ha copiato le georgiche.
octavio paz ha dato al suo tipografo
la copia delle bozze del mio libro.
sto rimettendo a posto poesie in portoghese
lasciate in un baule. ne suggerisco una
col titolo lunghissimo alla bella quingzao
ambientata in un canto (raccomando
di tradurre “gerani” con “gerani”,
non come l’altra volta che ha piantato “ciliegi”
mettendo il verso un po’ fuori stagione).
ho un volo prenotato per duino.
mi devo ricordare di spedire
al dr. eucalyptos, new haven,
le incisioni che avella e sgambati
fanno al fischio del merlo che apre aurore boreali.
non ho fissa dimora ma ho molti indirizzi.
sosto assai spesso a napoli,
in via santa teresa c/o ranieri
e ho un codice fiscale: LPRGCM98H29H211C.
puzzo, ho la scabbia, divoro sorbetti
e di notte pretendo i maccheroni.
non sono folle. folle è chi si crede
napoleone. io sono tutti gli uomini.

*

«venera innanzitutto gli dei immortali,
secondo la legge, e serba il giuramento.
abbi cura di mettere il piede sulle impronte degli altri.
elogia il muschio, il passero, la biscia.
tieniti sempre stretto all’essenziale,
non spostare mai un limite.
quel riccio sullo scoglio sia per te un asterisco,
rimando al giù, fondale dove il granchio
fa sogni col carapace e la conchiglia
socchiude misteriosa le sue valve
quando passano in fila le lische di silenzio.
giura che non dirai d’avermi visto
nella scia, tra i mortali, perché è questa la legge
della mia legge. loda ciò che scompare
prima di scomparire», per te è poco
ma sicuro


ai miei amici patafisici

una volta aspettavo il postino col cuore in gola.
era tutto assai urgente. da un pezzo il postino
spero non venga mai: tutto è importante
ma in qualche modo molto meno importante:
multe impagate, avvisi, accertamenti,
convocazioni come parte lesa o informata dei fatti.
ho terrore se vedo i telegrammi:
non ti annunciano più cose future,
inviti a nozze, il posto prenotato
dal tuo amico a un concerto.
dicono il già accaduto, ti riempiono di stop
perché un altro che ami s’è avviato in anticipo.

per non fare la fila, vero? cari,
sto in ritardo, lo so, ma, se mi amate,
conservatemi un posto in mezzo a voi,
non fatemi restare davanti al botteghino
col cuore trafelato e quel “tutto esaurito”

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