Raymond André

a cura di Nino Iacovella

Raymond André (25 marzo 1956 – 23 febbraio 2010) e nato a Bernissart, villaggio di minatori ai confini tra Belgio e Francia dove ha compiuto i primi studi. Laureato in filosofia, ha vissuto e insegnato letteratura a Bergamo, Castelli e Teramo. Ha pubblicato Segnali d’ombra (Andromeda Editrice 1999) e Le vetrate di Saint Denis (Manni 2004), silloge con cui ha vinto la X edizione del Premio Renato Giorgi. Suoi testi sono giunti finalisti ai premi nazionali S.Egidio 2001 e 2004, e Poseidonia Paestum 2003. Nel 2009, il Circolo Mario Luzi di Boccheggiano (Gr) – organizzatore del Premio Città di Montieri – gli ha conferito il 1° premio nella sezione “Miniera” e il 2° premio nella sezione “Inediti”. E presente in Ondate di rabbia e di paura, la voce dei poeti dopo l’11 settembre (Rai-Eri 2002), 4 poeti abruzzesi (Edizioni Orizzonti Meridionali 2004), La parola che ricostruisce, poeti italiani per l’Aquila (Tracce 2010), Amici e poeti (Duende 2011) e in L’orma lieve (Le Voci della Luna 2011). Nel 2014, postumo, viene pubblicato Rue des etrangers (Il Ponte del Sale).

Testi

RUE DES ETRANGERS

L’uscio si schiude
per quella linea di frontiera che potrebbe bastare
per l’incontro con qualche verità umana

un modo per essere salvi ognuno dalla propria contrada
se la lingua riesce a liberarsi dal palato.

Il n’y a rien au dehors du texte ___________ credimi Maurice.
Ecco per te quindici passeri infreddoliti prima di sloggiare
per la migrazione dal nostro pentagramma preferito

i fili dell’alta tensione

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Vespro

Il cielo è alto è da armonica a bocca e campi di cotone
io me ne sto con la mollica di pane rimasta
sul tavolo dell’ospite inatteso

a te mondieu che dicono Sei il signore del granaio
l’imperatore del fiume e del mulino l’attento custode del lievito
del forno della semina

della mietitura

ho poco da chiedere
un sans papiers non ha mai le carte in regola per farlo
dimmi però

di quel gomitolo di piume laggiù nel campo
del generoso ladruncolo che sfrulla tra le stoppie per un chicco
fammi sentire come lo suoni Tu ____________ l’altro nome della terra


Pesce nel retino

Chiedetemi cosa puo un pesce catturato nel retino
portato nell’aria all’altezza dell’occhio umano
che bello farà mezzo chilo
si dibatte tra le maglie credo __________ l’habitat è improponibile

il __________ cielo è una tortura _____________ le branchie non si adattano
a quel modo di respirare

gli umani hanno il terrore della fine per annegamento
perche una leggenda dice che cosi puoi riprenderti la vita solo a
[fotogrammi
si perché lì sotto manca il filo di nylon per infilare i grani di corallo

ma lui dibatte la coda tenta il guizzo fino all’esaurimento
muore con gli occhi aperti senza che una mano faccia velo
già i neandertaliani coprivano le orbite vuote vuote
con gusci di conchiglie


Divieto di sosta

cosa puo un fiammifero (l’accendino di chi beve Pernod) acceso
[nella notte
rischiara ____ sarebbe una buona risposta _______ ma con una parola
[più umana
direi semplicemente: arretra il buio ___ recupera la vista

il galleggiante pesca a sorsi ________ adagiato sul fondo del serbatoio

bisogna accettare il viaggio in riserva     con la spia lampeggiante
sperare che basti __________ per parcheggiare non troppo lontano da
[una casa.


DEDICA

quando rientro e chiudo la porta di solito è notte
mi accompagna quel gesto
accompagna

prepara la strada si tratta Maurice
la notte è una trattativa quaggiù

devi trattarlo Maurice il prezzo di chiudere gli occhi
devi trattarlo con te se lo spietato ordine delle cose
non ti permette ancora di perdere il segno del tempo

trovare una dedica alla vita. Almeno questo va trattato.


NON DIRMI

se hai qualcuno vicino che regge il silenzio per ore
immagina la vastità del suo segreto

non stupirti
del mistero fatto di sabbia

dalla sabbia nasce il vetro
la trasparente finestra sul fenomeno luminoso

il pettirosso non vuole volare dice sottovoce
che la neve
  __________ __________ __________  è prossima

tu intanto preparami briciole di pane

o come dici tu    __________ __________    molliche


MURO SENZA INTONACO

che resti come esercizio del disanimato sull’anima
senza nomi e date cassette postali e numeri civici

abbi cura di restituirci i corpi Mondieu. Come erano in principio.

Come quando il bastone tocca la roccia e sgorga l’acqua.


UNA PAGINA RIPIEGATA

i giorni inevitabili li ho vissuti tutti
immaginando il senso della risalita dei salmoni
un modo per inventarsi strisce di garza

mi inoltrai nelle teorie dei trattati di etologia
sul controcorrente

alla fine mi affidai all’idea del morire come risalire
per deporre la vita

(io sono nel mondo ma non posso essere del mondo)

e che in ogni caso il grizzli piantato
sulle rocce del torrente avrebbe riscosso la sua parte.

Tutto qui.

Mi bastava quell’andare oltre ogni spiegazione.

Sfiorare il corpo dell’Idea.


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