MELOS Kouros di Sicilia: Gaspare Balsamo alla Sala Futura dello Stabile di Catania

di Marta Cutugno

U Re sta mmazzannu a tutti pari picchì dici chi di nuddu si pó fidari”. Prendere per mano l’amata Sicilia, amara e duci come un’arancia, e perdersi nelle carezze delle sue storie, nell’eterna lotta tra bene e male si può, insieme a Gaspare Balsamo che con “MELOS” della compagnia Luogocomune porta in scena una antica leggenda trinacriota con riferimenti ad un racconto contemporaneo giapponese e ad alcune opere di Platone. Dopo l’anteprima del 9 ottobre scorso alla Cava Gonfalone di Ragusa per la rassegna “Echi di grotta”, lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale il 21 dicembre nella Sala Futura dello Stabile di Catania. Con MELOS Kouros di Sicilia, infatti, Balsamo ha vinto il bando “Catania premia Catania” dello Stabile etneo insieme a “In balia di un attimo” della compagnia Banned Theatre e a “Decadenze” di Mezzaria Teatro. Nelle motivazioni al premio si legge: “Gaspare Balsamo è tra i più importanti e rappresentativi autori della nuova generazione che dedicano la loro ricerca al cunto della tradizione siciliana, e che da anni traghetta nella contemporaneità un patrimonio di memorie, fatto di riti, storie, fabule, parole e suoni”.

 

Ed è nel suono, nella parola e nel movimento che si scioglie la storia di Melos, ambientata nel III sec. a.C. a Siracusa. Nella rappresentazione scritta diretta e interpretata da Balsamo, Melos è un giovane pastore siciliano, orfano di padre e madre che, giunge alla città per preparare il matrimonio della sorella e resta sorpreso da quel silenzio, una condizione di “scantu e desolamentu”  in cui “nuddu sunava, nuddu cantava, nuddu abballava”. Quel re tutto sangue, non folle ma “malupinsanti”, aveva seminato il terrore tra la sua gente. Entrato a palazzo e dopo aver fallito il tentativo di uccidere il Re Nisus, Melos viene catturato e condannato a morte. Chiede, dunque, che la sua esecuzione venga rimandata di alcuni giorni per poter presenziare alle nozze della sorella, lasciando come ostaggio il migliore amico Nunzius. “Minchia, gran signali di onestà, valuri, lealtà, amicizia e curaggiu” dirà il sadico Re e poi la corsa al finale tutto da scoprire. Nei sessanta minuti pieni della rappresentazione, Gaspare Balsamo viaggia con tutta la sua essenza attraverso le montagne e le valli di una Sicilia lontana per quei quarantadue chilometri che separano la campagna dalla cittá, e ci porta con lui. La scena è scarna. Sul palcoscenico basta una sola sedia per il trono del Re, perché tutta la costruzione scenografica si monta e smonta nella mente dello spettatore ed è l’interprete a suggerirla, a costruirla e spostarla ogni volta su un nuovo orizzonte. Le situ-azioni del racconto sono soggette ad un variare continuo di accadimenti e di personaggi, Melos, Nisus, Nunzius, gli abitanti della città e persino il filosofo Platone. Da questi, Balsamo si lascia attraversare e trasfigurare, evocandone stati d’animo, desideri e tormenti. Lo fa chiamando all’appello la rosa delle sue sensibilità e la grande padronanza nella narrazione epica del cunto e nelle tecniche recitative e declamatorie del teatro di figura siciliano.

Al suo fianco c’è il compositore e polistrumentista catanese Puccio Castrogiovanni. Il progetto sonoro che accompagna il testo teatrale è estremamente suggestivo. Castrogiovanni occupa la sua postazione a sinistra del palcoscenico ed è quello il luogo in cui prende forma la partitura strumentale dello spettacolo dinanzi agli occhi dello spettatore, a memoria di quel bisogno primordiale dell’uomo che conobbe il suono prima della parola. Nel tappeto ricamato da strumenti come il marranzano, il tamburo, l’harmomium, il friscaletto, i campanacci, non mancano piccoli strumenti che realizzano altri effetti sonori a richiamare  la tempesta e le voci complici di una polifonia intensa, potente nei suoi significati, garbata nei suoi mezzi. Un passo a due tra Castrogiovanni e Balsamo che si abbandona anche ai movimenti delle discipline antiche della tradizione marziale e di autodifesa siciliane come la scherma corta (‘u curtu) e il bastone (‘u longu). A realizzare l’invisibile e le sue magie con tutta la sua carica di lirismo e poesia, concorre anche il disegno luci strutturato e coerente di Stefano Barbagallo che accompagna l’interprete nelle metamorfosi della sua avventura vissuta tra il bagliore perduto e tetro della città sottomessa e i lampi accesi dei temporali di montagna.

MELOS, uno spettacolo che conferma Gaspare Balsamo un’eccellenza nella sua arte, una garanzia.

Foto di Rino Labate 

 

MELOS Kouros di Sicilia di e con Gaspare Balsamo

Musiche eseguite dal vivo da Puccio Castrogiovanni

Disegno luci e tecnica di Stefano Barbagallo

Collaborazione e assistenza Paolo Consoli

Creative Producer Corrado Russo

Direzione organizzativa Andrea A. Maccarrone

 

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