“L’uomo delle carte in regola”: David Coco è Piersanti Mattarella – dal 2 luglio al cinema

di Marta Cutugno

È il 6 gennaio del 1980. L’allora Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella viene assassinato a sangue freddo sotto casa, da un giovane che si avvicina al finestrino della sua auto mentre sta per recarsi alla Messa dell’Epifania insieme alla sua famiglia. Un delitto che disorienta per le anomale modalità e che vedrà impegnati nelle indagini dapprima il giovane Sostituto Procuratore di turno in quel giorno di festa, Pietro Grasso, futuro Procuratore Antimafia e Presidente del Senato e successivamente anche il Giudice Istruttore Giovanni Falcone, che porterà alla luce alcuni pericolosi legami tra Mafia, Politica, Nar e neofascisti, banda della Magliana, Gladio e Servizi Segreti.

A quarant’anni dalla morte di Mattarella, e con alcuni mesi di attesa a causa della sospensione di manifestazioni, eventi e spettacoli per la pandemia da Coronavirus, il 2 luglio giunge finalmente nelle sale italiane IL DELITTO MATTARELLA, la pellicola cinematografica diretta da Aurelio Grimaldi che racconta del clima politico che ha preceduto quell’omicidio. Un progetto nato dalla ricostruzione minuziosa e sensibile dei fatti per omaggiare il coraggio di un uomo per bene e di tutta la sua famiglia e contrastarne finanche il male della dimenticanza. “Piersanti Mattarella – ha affermato Grimaldi – è una figura ingiustamente dimenticata. A Roma e Milano non esiste nemmeno una via a lui dedicata. La discrezione della impeccabile famiglia e del fratello Presidente della Repubblica sono senza pari”.

Prima del lockdown abbiamo incontrato David Coco che nel film interpreta Piersanti Mattarella, “l’uomo delle carte in regola”.  Coco, attore noto e molto apprezzato a teatro e sul piccolo e grande schermo, racconta dei suoi esordi nel mondo dello spettacolo, una passione nata per caso:  In realtà, da piccolo dicevo sempre che avrei voluto fare il medico. Poi, per una serie di casualità, si sceglie sempre di fare una cosa piuttosto che un’altra”. Sull’ uscita del film diretto da Grimaldi e sul personaggio da lui interpretato, Coco afferma: “Piersanti Mattarella mi ha sempre dato idea di una persona profondamente onesta e pulita ed ho lavorato proprio sulla sua franchezza. Stiamo parlando di colui che scardinò una certa burocrazia legata agli appalti, agli assessorati regionali e portò avanti l’idea che era di Moro. Di certo, non sarà stato facile per lui se consideriamo che tra l’omicidio Moro e l’omicidio Mattarella trascorsero soltanto due anni. Ed in questo Aurelio ha fatto un lavoro molto lucido ed immediato. Indubbiamente, è difficile anche solo pensare di raggiungere quella caratura. Per una persona normale come me, come si fa a pensare, per esempio, di interpretare Paolo Borsellino in quei trenta giorni dopo la morte di Giovanni Falcone? Si può rappresentare, ma senza mai perdere di vista l’uomo, chi ha veramente vissuto quei momenti e mantenendo costante una spinta, una volontà, un peso specifico”. 

Nella sua carriera di attore, David Coco ha egregiamente interpretato ruoli molto diversi tra loro, complessi ed alle volte anche diametralmente opposti come nel caso del superlatitante Bagarella nella serie tv  Il Cacciatore fino al prossimo “uomo delle carte in regola”: Il punto di partenza – continua Coco – è chiaramente personale perché credo che noi tutti abbiamo e siamo potenzialmente tutto. E credo che il lavoro che debba fare l’attore non sia altro che andare a trovare quei colori, quella parte di sé che probabilmente, per tanti motivi, non frequenta. Bagarella e Mattarella sono diametralmente opposti, assonanti nel nome e dissonanti per tutto il resto. E, per ovvie ragioni, non frequento né l’uno né l’altro. Per interpretare Bagarella ho cercato di individuare, innanzitutto, quali fossero le peculiarità del personaggio e leggendo la sceneggiatura mi sono trovato non davanti ad un semplice criminale ma ad un leader che non ammette il contraddittorio. Dovevo interpretare “Lui”, come spesso viene citato nella sceneggiatura, qualcuno che sta al di sopra di un criminale. In generale, per avvicinarmi a qualsiasi carattere vado alla ricerca del suo fuoco perché credo che non si debba mai prescindere dall’essere umano. Il personaggio che racconto è sempre un essere umano, sia esso un poliziotto o un mafioso. E non c’è nulla di imitativo perché non è una dote che mi appartenga particolarmente”.

Molto personale ed interiorizzato anche quello che fu l’approccio alla splendida pellicola del 2007, “L’Uomo di Vetro” di Stefano Incerti ed al personaggio di Leonardo Vitale, un’identità fragile dai comportamenti schizoidi: “prima di girare – racconta Coco – ho voluto leggere le sue perizie psichiatriche. Per interpretare bisogna andare a cercare ed alle volte si hanno più mezzi per farlo. Mi sembrava l’unico modo per capire e mi trovai di fronte ad una persona che sembrava tutt’altro che matta. Fu proprio la lucidità di alcuni passaggi – che mi rimasero impressi e che non sono rappresentati nel film – ad essere essenziale, funzionale al mio personaggio. Vitale era solo un uomo che si trovò incastrato in un paradosso, tra la follia e la paura che se avesse parlato avrebbero ucciso i suoi cari e resta uno dei pochi che, nella storia del balletto Stato-Mafia, mise davanti ad uno specchio tutte le persone che avrebbero dovuto fare qualcosa e che, invece, per collusione, per convenienza o anche solo per pavidità, per noia non fecero nulla. La cosa più bella di quel film è che ad essere rappresentate non sono, come al solito, le conseguenze esterne della lotta alla mafia, del conflitto Mafia-Stato, ma si racconta delle conseguenze interne. C’è un’analisi del terrorismo psicologico che fa la regola mafiosa all’interno di una mente fragile che è molto significativo. Nelle perizie psichiatriche, Vitale afferma “Per me che ero di famiglia mafiosa, essere uomo significava essere mafioso”. E mise in discussione tutta la sua vita e la sua identità di uomo”.

Sorprendente anche in ruoli di natura più leggera, nel 2018 David Coco ha preso parte a “La fuitina sbagliata”, film del simpaticissimo duo palermitano “I Soldi Spicci” diretto da Mimmo Esposito e di recente andato in onda, in prima visione ed in prima serata, anche su Rai Due. Solo una parentesi? o possiamo mantenere speranza di rivederlo ancora in veste più comica? Abbiamo chiesto a lui che così risponde:  “Ma che parentesi? Non vedo l’ora che mi richiamino! Mi è piaciuto e mi sono divertito moltissimo. E, perdoni la parentesi narcisistica, ma una delle cose più belle a me rivolte la disse Dario Fo quando interpretai “Il diavolo con le zinne” da lui scritto e diretto. Ero giovane, avevo ventisei anni, e Fo mi scelse al provino per il ruolo del diavolo, un diavolo pasticcione che crea l’equivoco del testo. Al momento della prima prova in piedi, Dario si accorse che quella verve che avevo mantenuto in fase di lettura l’avevo, in parte, perduta perché indossavo una maschera e non sapevo come muovermi. Alla fine della prova mi disse: “Non esiste un canone per questo personaggio, questo personaggio nasce con te, ed io ti ho scelto perché tu sei un clown”. Ed aveva ragione. Tornando ai Soldi Spicci, girare quel film per me è stato divertentissimo, i due ragazzi sono bravissimi, hanno una bella comicità e sono genuini”.

Noto ed apprezzato attore di teatro, Coco si è diplomato alla Scuola D’Arte Drammatica del Teatro Stabile di Catania per poi perfezionarsi in diversi corsi di recitazione a Londra, San Miniato e Pisa. Ha preso parte a numerose produzioni teatrali ed è stato diretto da importanti registi tra cui Dario Fo, Giancarlo Cobelli, Walter Pagliaro, Romano Bernardi, Ninni Bruschetta, Armando Pugliese. Nella stagione appena trascorsa ed interrotta ha calcato le scene in  La creatura del desiderio” di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, in “Chi Vive Giace” per la regia di Armando Pugliese ed in “Vetri rotti” di Arthur Miller e la regia di Pugliese. Nessuna necessità di dedicarsi alla regia teatrale in un prossimo futuro da parte dell’attore: “Mi è capitato di pensarci dopo aver assistito ad alcuni spettacoli – ha affermato – ma questo non è significativo perché siamo tutti bravi a criticare qualcosa che fino a quel punto è comunque arrivata. È ovviamente più semplice partire da ciò che vedi e farsi venire altre idee che partire da un testo scritto e doverlo mettere in scena. Si, ci ho pensato ma non è una necessità. A volte mi capita di vedere delle cose in più, soprattutto quando si parla di classici che, già se messi in scena belli per come sono, sarebbero un regalo e significherebbe fare più del proprio dovere”.

Il Delitto Mattarella,  finanziato dalla Sicilia Film Commission e distribuito da Cine1 Italia, sarà in programmazione al cinema dal 2 luglio e vanta la presenza di un ricchissimo cast tutto siciliano. Insieme a David Coco nel ruolo di Piersanti Mattarella vedremo Donatella Finocchiaro (la moglie Irma) e Antonio Alveario, Claudio Castrogiovanni, Nicasio Catanese, Vincenzo Crivello, Francesco Di Leva (Massimo M), Lollo Franco, Sergio Friscia (Rosario Spatola), Ivan Giambirtone, Leo Gullotta (Rosario Nicoletti), Guia Jelo, Francesco La Mantia, Vittorio Magazzù (Aurelio), Tuccio Musumeci (Salvo Lima), Tony Sperandeo (Vito Ciancimino), Andrea Tidona. Interamente siciliana è anche la troupe impiegata nelle riprese. Dopo l’interpretazione di Piersanti Mattarella, presto ritroveremo David Coco al cinema anche ne “Il talento del calabrone” un thriller di Giacomo Cimini. Con Sergio Castellitto, Lorenzo Richelmy, Anna Foglietta, David Coco, Gianluca Gobbi.

In copertina: David Coco fotografato da Antonio Parrinello.

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