Pillole di poesia – Luigi Di Ruscio

di Ilaria Grasso

Da molti chiamato il “poeta operaio”, Luigi Di Ruscio è stato sicuramente un fuoriclasse nel panorama poetico italiano anche solo per il fatto che le sue produzioni sono scritte a Oslo, a più di duemilacinquecento chilometri di distanza dall’Italia. LA tematica che il poeta di origini fermane non ha mai abbandonato è quella del lavoro e di come la condizione lavorativa influenzi e non poco l’esistenza di un individuo. Alcuni lavoratori scelgono che vita e lavoro aderiscano fino a diventare un tutt’uno con forti motivazioni etiche ma per altri questa adesione avviene per una ben più cruda necessità. Oggi si fa un gran parlare di sicurezza sul luogo di lavoro e Di Ruscio ne denuncia i tristi epiloghi. In questi versi duri ma di un’infinita autenticità e giustezza troviamo rappresentati gli ultimi istanti di vita di un muratore. Sono versi che ci fanno immaginare e indossare i vestiti lisi di quel lavoratore che con sforzo porta a casa lo stipendio assumendosi ogni responsabilità e rischio compreso quella di morire che di certo non era previsto da contratto, ammesso lo avesse ovviamente, perchétroppo spesso chi fa questi lavori lo fa in nero e senza alcuna tutela o possibilità di risarcimento.

il colpo di martello che spezza il mattone

o il verso allucinato che smaglia

guardare la cosa mentre ci acceca

l’improvviso bagliore della fiamma ossidrica

o quello che cadde nella vasca a calce viva

scavata la fossa scaricate le pietre cotte

poi con l’acqua tutto ribolliva e fumava

il ribollire delle pietre cotte fu l’ultima cosa che vide

Da POESIE OPERAIE – Ediesse

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