Battisti: Sono colpevole. Ma gli scrittori di sinistra non ammettono il loro sbaglio

Anni fa, quando Carmilla pubblicava l’Appello per Battisti, io ero appena entrato in contatto con i blog letterari, in particolare Nazione Indiana. Vidi questo appello, e con gli anni “conobbi” online molti dei suoi firmatari. Non lo firmai allora, perché non lo capivo. Pur essendo di sinistra sono sempre stato estraneo a questa passione per gli eversori, i terroristi, gli assassini rifugiati in Francia che venivano difesi dagli intellettuali/scrittori di sinistra. Come se essere scrittori, o artisti, possa essere motivo valido per non scontare la pena. Francamente, mi irrita questa idea, e penso che l’appello concentrasse in poche righe tutte le perversioni intellettuali di cui è capace la sinistra. Battisti si è rifatto una vita, non è più quello di prima? Certo, vale per qualsiasi assassino, se resta in libertà per molti anni. Ammazza chi ha deciso di ammazzare, poi si fa la sua vita. Solo gli stragisti continuano ad ammazzare. Quindi, Battisti doveva stare fuori dalla prigione perché in questo modo poteva scrivere libri sulla storia d’Italia? Mentre un assassino che non vanta questa qualità può andare in prigione? Cosa facciamo, lasciamo in libertà quelli che dopo aver ucciso fanno una qualche attività culturale di pubblica fruizione mentre arrestiamo quelli che fanno una vita normale? Francamente, questi ragionamenti mi fanno prudere le mani. E’ notevole che la stessa sinistra, o buona parte di essa, dopo il caso di Asia Argento, ora si batta per togliere la prescrizione al reato di violenza sessuale… mentre per gli assassini, se si son rifatti una vita e sono artisti, allora lasciamoli liberi, è passato molto tempo, e i loro processi erano contraddittori. Altro caso, Roman Polanski, fuggito da un processo di stupro: pure lì, è un artista, allora continuiamo a lodarlo come grande regista… Già molti anni fa mi sembrava un delitto che quest’uomo potesse girare per il mondo a girare film presentati poi a Hollywood… Non parlo di Sofri, che è un caso particolare, primo perché si è costituito, secondo perché si proclama ancora innocente. Ma anche in quel caso, era giusto fosse processato in Italia. Quindi, nessuna empatia per Pietrostefani che ha scelto anni fa di restare latitante, così poteva restare vicino a sua figlia, ancora bambina, come scrisse Sofri in un articolo, e aggiunse “gli costò”. Certo, sta a vedere che gli è costato di più stare a Parigi con la figlia che andare in prigione in Italia. No, non si possono più leggere queste cose. Nessuna simpatia nemmeno per la Francia. Che la smetta di proteggere i terroristi italiani.

Ma agli scrittori di sinistra che hanno firmato l’appello che diceva che sarebbe stato un delitto se la Francia avesse estradato Battisti in Italia, dico: è stato un delitto questo vostro appello. Ditelo, di aver sbagliato. Si sbaglia nella vita. E questo appello era sbagliato da capo a piedi, proprio in tutta la sua argomentazione. Che Battisti si sia oggi dichiarato colpevole rende l’appello ancora più sgradevole, ma anche fosse stato innocente, sarebbe stato lo stesso un appello sbagliato. E finiamola una volta per tutte di giustificare gli artisti, e chiedere per loro una giustizia diversa da quella riservata alla gente comune: non è di sinistra. Se proprio ci tenete, chiedete la prescrizione per gli omicidi, tutti gli omicidi, di natura politica o meno (ma poi sarebbe davvero facile distinguere la motivazione politica da quella personale? Un suprematista bianco che ammazza arabi lo lasciamo libero se dopo 20 anni ha abbandonato la sua ideologia? E allora Priebke e Eichmann? E l’autista del bus di Crema, se fosse scappato, forse tra 20 anni meritava la libertà, no?). Sarebbe un obbrobrio ma almeno un obbrobrio egualitario. LG 

 

Appello per Cesare Battisti (2004)

I servizi speciali francesi hanno arrestato lo scrittore Cesare Battisti, rifugiato in Francia ormai da quattordici anni. Su di lui pende una domanda di estradizione presentata dal governo italiano, sulla base di una condanna pronunciata in contumacia oltre un ventennio fa.
E’ bene ricordare che a Cesare Battisti fu concesso asilo politico solo dopo che un magistrato francese ebbe vagliato le prove a suo carico, e le ebbe giudicate contraddittorie e degne di una giustizia militare. A Battisti erano stati addossati tutti gli omicidi commessi da un’organizzazione clandestina a cui era appartenuto negli anni ’70, anche quando circostanze di fatto e temporali escludevano una sua partecipazione.
Dal momento della sua fuga dall’Italia, prima in Messico e poi in Francia, Cesare Battisti si è dedicato a un’intensa attività letteraria, centrata sul ripensamento dell’esperienza di antagonismo radicale che vide coinvolti centinaia di migliaia di giovani italiani e che spesso sfociò nella lotta armata. La sua opera è nel suo assieme una straordinaria e ineguagliata riflessione sugli anni ’70, quale nessuna forza politica che ha governato l’Italia da quel tempo a oggi ha osato tentare.
La vita di Cesare Battisti in Francia è stata modesta, piena di difficoltà e di sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale. E’ riuscito ad attirarsi la stima del mondo della cultura e l’amore di una schiera enorme di lettori. Ha vissuto povero ed è povero tuttora. Nulla lo lega al terrorismo di sorta, se non la capacità di meditare su un passato che per lui si è chiuso tanti anni fa. Trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto.
Certo, c’è chi ha interesse a che una voce come quella di Cesare Battisti venga tacitata per sempre. Chi, per esempio, contribuì alle tragedie degli anni ’70 militando nelle file neofasciste o in quelle di organizzazioni clandestine quanto i Proletari armati per il comunismo – chiamate Gladio o Loggia P2, e sospettate di un numero impressionante di crimini. Chi fa oggi della xenofobia la propria bandiera. In una parola, una gran parte del governo italiano attuale.
Noi invece vorremmo che di scrittori capaci di affrontare di petto il passato come Cesare Battisti ce ne fossero tanti, e che i cittadini francesi capissero chi rischiano di perdere, per la vigliaccheria dei loro governanti: un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero. Non era tradizione della Francia privarsi di uomini così, per farli inghiottire da una prigione. Ci auguriamo che la Francia non sia cambiata tanto da tacere di fronte a un simile delitto.
Sì, delitto. Avete letto bene.Per aderire con firma a questo appello, cliccate qui e compilate il form.
Per visualizzare tutti i firmatari, cliccate qui.
Diffondete ovunque.

Da qui: http://web.archive.org/web/20040402012509/http://www.carmillaonline.com/archives/2004/02/000611.html#000611

 

La deposizione spontanea di Cesare Battisti

Torregiani e Sabbadin dovevano solo essere feriti”. “Latitanza sostenuta da editoria e politica”. “Mai avuto a che fare con malavita italiana o straniera”. Sono solo alcune delle dichiarazioni dell’ex terrorista Cesare Battisti durante l’interrogatorio nel carcere di Oristano. Oltre ad ammettere le sue responsabilità in quattro omicidi, l’ex componente dei Proletari Armati per il Comunismo ha ricostruito altri particolari sia della sua latitanza che del periodo del suo attivismo terrorista. Il tutto messo in un verbale di cui sono stati resi pubblici ampi stralci.

GLI OMICIDI TORREGGIANI E SABBADIN
“Sicuramente non cambia nulla per quanto riguarda la mia posizione, ma tengo per la verità storica che mi riguarda a dire che nei confronti di Torregiani e di Sabbadin la maggior parte del gruppo dei Pac, me compreso, aveva deciso di procedere, per ragioni politiche, al solo ferimento“. È la ricostruzione fornita da Battisti in merito agli attentati ai danni dei due commercianti, che andavano ‘puniti’ perché si erano mostrati amici dello Stato uccidendo dei rapinatori. “Tuttavia accadde che il Torregiani reagì sparando – ha aggiunto l’ex terrorista – e pertanto il volume di fuoco nei suoi confronti fu tale da determinarne la morte”. Il racconto dell’ex terrorista al pm del pool antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, si concentra anche sul delitto avvenuto a Mestre, dove Battisti ha ammesso di aver avuto un ruolo “di copertura”, e che la persona incaricata dell’azione “lo uccise”. Le precisazioni di Battisti sono arrivare perché in questi anni “sono stato ‘massacrato’ dalla stampa e dall’opinione pubblica quale principale responsabile della morte” dei due commercianti. A verbale l’ex terrorista ha confessato che “il mio primo omicidio è stato quello del maresciallo Santoro“, capo delle guardie carcerarie di Udine; “la prima azione contro persone fisiche cui ho partecipato fu commessa a Milano nei confronti di Fava”,  il medico ‘colpevole’ di non concedere troppo certificati medici agli operai dell’Alfa Romeo.

LA RETE DI AIUTI
“Io ho sempre professato la mia innocenza, ciascuno è stato libero di interpretare questa mia proclamazione come meglio ha creduto, ma posso dire che per molti di questi il problema non si poneva, andava semplicemente sostenuta la mia ideologia all’epoca dei fatti”: è quanto ha detto Battisti al pm Nobili in merito alla sua rete di aiuti. “Io – ha aggiunto – sono stato appoggiato per una pluralità di ragioni che vanno sia dal fatto che mi proclamavo innocente, sia dal fatto che in molti paesi non è concepibile una condanna in contumacia e sia – ha concluso – perché io cercavo di dare di me l’idea di un combattente della libertà, come io mi sentivo per i fatti degli anni ’70”.

POLITICA ED EDITORIA COME SOSTEGNI
Nobili, però, non si è limitato a prendere atto delle risposte fornite e ha chiesto ulteriori chiarimenti sulla rete di aiuti. Ricevendo risposte. “Sono stato sostenuto nella mia latitanza da partiti, gruppi di intellettuali, soprattutto nel mondo editoriale, come sostegno ideologico e logistico – ha detto l’ex Pac – Tra gli italiani nessuno mi ha mai aiutato o ha favorito la mia latitanza; io sono stato sostenuto per ragioni ideologiche di solidarietà – ha aggiunto Battisti – e posso anche dire che non so se queste persone si siano mai chieste se io fossi effettivamente responsabile dei reati per cui sono stato condannato”. Non solo. Battisti ha detto anche altro: “Posso dire che gli appoggi di cui ho goduto sono stati il più delle volte di carattere politico, rafforzati dal fatto che io ero ritenuto un intellettuale – ha sottolineato – scrivevo libri, ero insomma una persona ideologicamente motivata, per cui nessuno sentiva il bisogno di agire contro di me. Questo mio ruolo da intellettuale – ha continuato – era anche una precisa garanzia che, a prescindere dal mio passato ero ormai una persona non più da ritenersi pericolosa e quindi, anche per questo motivo, nessuno mi ha dato la caccia”.

LE SCUSE AI FAMILIARI DELLE VITTIME
“Io non posso che chiedere scusa ai famigliari delle persone che ho ucciso alle quali ho fatto del male – ha detto ancora Battisti – perché penso che la lotta armata è stata un movimento disastroso che ha stroncato una rivoluzione culturale e sociale che aveva preso avvio nel 1968 con prospettive sicuramente positive per il Paese ma che proprio la lotta armata contribuì a stroncare”. Con queste parole Cesare Battisti ha chiesto scusa, per la prima volta, ai familiari delle vittime e ha ammesso tutti i reati per i quali è stato condannato all’ergastolo. “Chiedo scusa – ha detto l’ex terrorista a verbale – pur non potendo rinnegare che in quell’epoca per me e per tutti gli altri che aderirono alla lotta armata si trattava ‘di una guerra giusta‘. Oggi – ha detto ancora – non posso che confermare quel disagio di cui ho parlato nel ricostruire il mio passato o rivivere momenti che non possono che suscitare una mia revisione del passato che all’epoca ritenni giusto”. Per l’ex terrorista “parlare oggi di lotta armata per me è qualcosa privo di senso“.

NESSUN RAPPORTO CON MALAVITA

Battisti poi ha smentito le voci che lo volevano in rapporti con organizzazioni criminali durante la sua latitanza: “Non ho mai avuto a che fare in alcun modo con esponenti della malavita organizzata sia italiana che straniera – ha detto – avrei in modo irreparabile compromesso la mia immagine di rifugiato politico ed era contrario a qualsiasi mia concezione; non posso certamente escludere – ha aggiunto – che fra tant’è frequentazioni che ho avuto occasione di intrattenere nei 37 anni di latitanza possa essermi imbattuto in persone appartenenti al mondo del crimine comune, ma se questo fosse accaduto sicuramente lo è stato a mia insaputa“.

NON SONO UN KILLER
In uno dei passaggi dell’interrogatorio, poi, Battisti ha spiegato il motivo per cui non si definisce un killer: “Sono stato una persona che ha creduto in quell’epoca nelle cose che abbiamo fatto e quindi la mia determinazione era data da un movente ideologico e non da un temperamento feroce, quando in una cosa sei deciso e determinato. A ripensarci oggi – ha detto ancora – provo una sensazione di disagio ma all’epoca era così”.

Da qui https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/26/cesare-battisti-i-verbali-dellinterrogatorio-mia-latitanza-sostenuta-da-editoria-e-politica-no-rapporti-con-criminalita/5064834/

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